Dopo tre giorni di ulteriori trattative è stato firmato l’accordo preliminare per la cessione dell’Aferpi di Piombino dagli algerini di Cevital al gruppo indiano Jindal south west. Che nel 2014 aveva partecipato alla gara per l’acquisizione del siderurgico senza successo: a risultare vincitrice – con grande soddisfazione dell’allora premier Matteo Renzi – era stata la Cevital del magnate algerino Issaad Rebrab. Che tuttavia non ha mai avviato gli investimenti promessi, pari a più di 1 miliardo a regime, né ha reimpiegato i 2.200 lavoratori.
Lo scorso novembre il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha avviato la risoluzione del contratto. A quel punto sono rientrati in campo gli indiani, che mettono sul piatto circa 75 milioni di euro. più 400 milioni di investimenti per riaccendere l’altoforno e 4 laminatoi e riassumere 1.800 persone. Per propiziare la firma si sono mossi pure Marco Carrai, amico e sodale del segretario Pd, l’avvocato Alberto Bianchi, presidente della fondazione Open che finanzia la Leopolda, e il presidente della fondazione Cassa di Risparmio di Firenze Umberto Tombari. La Regione ha confermato l’impegno a contribuire con 30 milioni di euro, come previsto nell’Accordo di Programma del 2014, alla modernizzazione ambientale e energetica del ciclo produttivo. Regione e Mise mettono inoltre sul tavolo ulteriori 15 milioni di euro per “migliorare le condizioni di insediamento”, come ha scritto su Facebook l’ex sindaco di Piombino Gianni Anselmi.
“Con la firma quest’oggi si chiude una fase importante della vertenza ex-Lucchini di Piombino, ora Aferpi”, ha commentato Marco Bentivogli, segretario Fim Cisl. “Dopo la firma del memorandum of understanding, ci sarà la fase di due diligence che durerà fino al 31 marzo, giorno per cui è previsto il closing. Subito dopo bisognerà aprire il confronto con la nuova proprietà sul piano industriale e occupazionale. Con l’ingresso degli indiani di Jindal si chiude una fase molto delicata, durante la quale si è corso il rischio che Aferpi venisse inserita nella black list di Rfi per la mancata fornitura di rotaie, un’eventualità che avrebbe comportato l’esclusione da futuri bandi di gara a causa delle inadempienze per la produzione e consegna”.