A sentirlo parlare penseresti che ha almeno il doppio della sua età. Invece Antonio Calcò Labruzzo, palermitano di nascita, di anni ne ha solo 35, ma di chilometri macinati ne ha già alle spalle parecchi. “Subito dopo il liceo sono partito per Milano per studiare Economia alla Bocconi – racconta a ilfattoquotidiano.it -, e pensare che da ragazzino ero uno di quelli che pensava che non avrebbe mai lasciato la Sicilia”.

Già prima di terminare gli studi si è messo alla ricerca di un lavoro: “Mi stavo specializzando in risorse umane, che a quei tempi in Italia era un settore agli albori”, ricorda. Ma lui non ha faticato a trovare una posizione da stagista, che dopo la laurea si è trasformata in un lavoro più stabile. La giovanissima età e la voglia di fare esperienza, però, l’hanno spinto più volte a cambiare azienda: “Tutti gli spostamenti sono stati ben ponderati e fatti nel segno della mia crescita professionale, ma poi, in piccola parte, ho ascoltato sempre il mio intuito. E finora mi ha portato fortuna”.

Ho ascoltato sempre il mio intuito. E finora mi ha portato fortuna

Così, dopo essersi spostato più volte in Italia (Roma, Parma e ancora Milano), ha deciso di ampliare i suoi orizzonti: “Ero reduce da un’esperienza bellissima in Emilia Romagna, dove per la prima volta avevo toccato le basi dell’azienda, avevo avuto modo di lavorare a stretto contatto con la produzione e gli operai, ma mi era rimasto il pallino di fare un’esperienza all’estero, così ho cominciato a guardarmi intorno”. L’obiettivo era chiaro: “Volevo andare in un Paese in crescita e assistere a un boom economico in prima persona – ammette -, fino a quel momento ne avevo avuto percezione solo dai racconti dei miei genitori”.

La scelta è ricaduta su Shanghai: “È stata un’esperienza entusiasmante sotto ogni punto di vista, ho visto tanti giovani della mia età lasciare un posto di lavoro sicuro per seguire la loro vocazione – ricorda -. Le condizioni economiche permettevano a tutti di mettersi in gioco”. E anche per lui è stata una bella sfida: “Ho vissuto una crescita culturale gigantesca, che non avrei avuto rimanendo in Europa o andando negli Stati Uniti – spiega -, ogni volta che mi trovavo a parlare con un mio coetaneo mi rendevo conto che venivamo da pianeti diversi”.

Mi mancano l’ironia, il brio e l’imprevedibilità, tutte qualità che in Svizzera è difficile trovare

A un certo punto, però, è arrivato il momento di fare le valigie: “Io e la mia compagna, che è poi diventata mia moglie, volevamo mettere su famiglia e Shanghai non ci sembrava il posto giusto per farlo”, spiega. La chiamata giusta è arrivata da Ginevra: da tre anni Antonio vive lì ed è responsabile delle risorse umane per una grossa azienda cinese che opera nel settore del cibo e dell’agricoltura. “Già, sono venuto in Svizzera e ho avuto modo di toccare con mano la ‘monotona’ altissima qualità della vita, soprattutto ora che abbiamo una bambina di dieci mesi”, spiega.

L’Italia, seppur così vicina geograficamente, non è mai stata così lontana: “Io sono innamorato del nostro Paese e di Milano, città che mi ha dato tantissimo, ma vivendo all’estero ho capito che il nostro non è il posto ideale per avere una famiglia”, ammette. Anche se, per un ragazzo che viene dal Sud, è impossibile dimenticare tutta quella bellezza: “La Sicilia ha un potenziale enorme, potrebbe far invidia al mondo intero – spiega -, ma ogni volta che torno mi sembra sempre più invecchiata”. Un po’ di nostalgia, però, si fa sentire: “Mi mancano l’ironia, il brio e l’imprevedibilità, tutte qualità che in Svizzera è difficile trovare”. Non abbastanza per tornare, però: “Mai dire mai – conclude-, ma al momento la ragione mi dice che è meglio crescere dei figli in un ambiente internazionale e più ricco di opportunità”.

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