Matteo Renzi e l’alleata Emma Bonino si spaccano sul fisco. La leader di +Europa, intervistata da Radio24, ha confermato quanto messo nero su bianco da settimane nel programma della sua lista: per finanziare la riduzione delle tasse sul lavoro e aumentare gli investimenti in ricerca occorre reintrodurre l’imposta sulla prima casa. E abolire l’aliquota Iva del 10% – in vigore per esempio su concerti, spettacoli teatrali, alimentari non di prima necessità e alcuni farmaci – accorpandola con quella più alta, che è del 22%. “La crociata contro le tasse sulla prima casa è demagogia pura“, il suo commento. Apriti cielo: Renzi, che da premier nel 2015 ha abolito l’Imu suscitando le critiche della Commissione Ue, si è affrettato a precisare che se il centrosinistra dovesse vincere le elezioni né l’Imu né la Tasi saranno reintrodotte sulle abitazioni principali.
“Questa cosa dell‘Imu non esiste, non sta né in cielo né in terra. Noi Imu e Tasi sulla prima casa le abbiamo tolte, e abbiamo tolto anche l’Imu per gli imbullonati”, ha detto in tv l’ex premier, a cui Bonino dichiaratamente preferirebbe Paolo Gentiloni come futuro inquilino di Palazzo Chigi. Nel frattempo si sprecano i commenti sul presunto “suicidio politico” di +Europa, con tanto di contestazione per la pretesa “abolizione dell’Iva agevolata sui libri“. Ma l’Iva sui libri è al 4%, e quell’aliquota non verrebbe toccata.
La Bonino, la cui lista è in coalizione con il Pd, a 24Mattino aveva spiegato: “Meglio pagare poco sulla casa che molto sul lavoro. Capisco che piace promettere bonus a destra e a manca ma non mi pare una mossa di serietà. Togliere le detrazioni semplifica le cose per i contribuenti ed è la premessa per abbattere l’Irpef nella seconda parte della legislatura”. Questi interventi sarebbero la premessa necessaria per trovare le coperture con cui finanziare tra il resto la semplificazione dell’Irpef, passando dalle attuali cinque aliquote (dal 23 al 43%) a tre: 20% fino a 40mila euro, 30% fino a 60mila euro e 40% oltre i 60mila euro, mentre l’Ires calerebbe al 20%. “Nella nostra proposta”, ha dettagliato Bonino, “il taglio di Irpef e Ires vale circa 50 miliardi, la reintroduzione dell’Imu prima casa 4,5 miliardi”. In aggiunta, verrebbero eliminati sussidi alle imprese per 15 miliardi.
Giovedì, su Facebook, la leader radicale ha precisato: “Noi proponiamo agli italiani una ricetta chiara e responsabile: una prima parte di legislatura in cui il livello di spesa resta quello del 2017, rimodulato al suo interno in favore degli investimenti e dei servizi alla persona, ma senza aumenti complessivi, in modo da beneficiare della crescita economica e ridurre davvero il debito (la vera priorità immediata)”. “Da metà legislatura – prosegue Bonino – una seconda fase in cui ridurre significativamente le tasse sul lavoro, con una semplificazione delle aliquote e degli adempimenti. Se per finanziare la riduzione delle tasse su lavoro e imprese dovesse essere necessario anche – non è detto, se si mantiene la spesa costante e si confermano tassi di crescita importanti – considerare un parziale ritorno alle imposte sulla prima casa per i redditi più alti, siamo pronti a farlo. Come dimostrano le analisi di Cottarelli, promettiamo cose positive e fattibili. E le tasse le ridurremo, davvero e in modo duraturo: intervenendo sulla spesa. Fine della polemica”.