A Gstaad si respira aria di Napoli e di Madre. E con una riuscita triangolazione, New York, Biennale di Venezia e Museo d’Arte Contemporanea, per l’appunto il Madre, anche Gstaad, fatata enclave cantonale, che in alta stagione chiama a sé snobboni e collezionisti di tutto il mondo, ha reso tributo a Fabio Mauri. Gran maestro dell’Avanguardia Italiana a partire degli anni ’60, pioniere del concettuale, precursore dell’arte come performance, filosofo, drammaturgo e un mucchio di altre cose. Con Pierpaolo Pasolini e i fratelli Pontecorvo fondò la rivista Il Setaccio. A Pasolini, alleato di “sperimentazioni”, gli proiettò adosso il cult movie Il Vangelo secondo Matteo.
Utilizzati come schermo anche i seni della top model del passato Danka. E nel documentario Ritratto a Luce Solida, cinquanta anni dopo, Danka mostra con fierezza i suoi capelli bianchi e le sue rughe non riempite da un’oncia di botox. A Gstaad il fratello editore d’intelletto/chic, Achille Mauri, lo ricorda con la proiezione, privata e selezionatissima, del lungometraggio (diretto da Andrea Bettinetti e prodotto da Good Day Films di Michele Bongiorno) già presentato in anteprima nel cortile d’Onore del Madre. Achille era il fratello piccolo e si nascondevano insieme in cantina mentre le bombe della seconda guerra mondiale piovevano dal cielo. Le sue installazioni hanno sempre avuto un imprimatur ideologico. Tra le opere più significative, la serie dedicata alla Shoah, Ebrea e il Muro occidentale del pianto, come attestato di solidarietà universale. Vecchie valigie, ciascuna con la sua etichetta, accatastate una sopra l’altra. E poi la dolorosa domanda: che ne è stato di quelle persone? Aveva una sua spiritualià e cominciò a frequentare conventi, da cui veniva puntualmente cacciato per i suoi atteggiamenti trasgressivi. Piera Leonetti, mecenate e presidente dell’Associazione Filangieri, museo/gioiello napoletano, è stata la sua compagna per 22 anni. Era sposata con mio cugino e la famiglia ci rimase maluccio quando la bella Piera rinunciò a una vita borghese per diventare la musa del ribelle, artisticamente parlando, Fabio.
Hauser&Wirth, tra le più prestigiose gallerie al mondo, un’istituzione nel mondo dell’arte, ha ospitato la serie dei suoi “Schermi” monocromi che sono stati poi il filo conduttore della sua opera. E lo ha fatto nel Vieux Chalet, ex dimora di Gunther Sachs, trasformato in temporary gallery. Geniale idea del direttore, James Philip Koch, per sottrarre la residenza del leggendario playboy a qualche cafonazzo dal portafoglio gonfio. Giù le mani dal Vieux Chalet, perché adesso c’è il rischio che il più vecchio chalet di Gstaad, datato 1600 e qualcosa, con status di monumento storico, lo vogliano buttare giù. Cosa ne sarebbe (e non solo) della piscina con giochi di luce, vetrata spalancata sulle montagne e cascata d’acqua. Dietro gli zampilli è perfino nascosto un divano per distendersi dopo le fatiche di una nuotata.
“Sono stato un grande artista?”, ha chiesto Fabio ad Achille, poco prima di morire. “Sii felice, Fabio, le tue opere sopraviveranno a tutti noi”. L’ossessione di Fabio era spiegare il male del mondo. Cosa direbbe oggi davanti al dramma senza fine degli immigrati? A Milano si gela, mi telefona Stefan Ivanov, un bravo ragazzo bulgaro che dorme in mezzo alla strada: Dove vado a dormire? Lo dirotto al Centro Aiuto della Stazione Centrale. Gli offrono un giaciglio nel dormitorio. Non sarà un cinquestelle (inteso come albergo, non come movimento) ma la politica d’accoglienza qui funziona. Siamo alla vigilia del voto e darlo a chi affronta anche l’emergenza dei senzatetto sarebbe una scelta ragionata. Darlo a chi investe nella cultura: si è passati da 40 milioni a 200 milioni d’investimento, dicono. Ma ce ne vogliono di più. Di più. Il nostro patrimonio artistico è immenso. Chi punta sulla cultura parla di contenuti. Non di blablabla… Dare un voto a chi fa politica ambientale. E’ un nostro diritto respirare aria più pulita. Caro governo che stai per nascere (non dal vecchio che avanza, né dagli impresentabili e dai corrotti) tieni conto anche di questo.
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