Per quattro anni le comunicazioni di Equitalia non sono state considerate dall’amministrazione comunale che, così, ha ingiustamente versato sul conto corrente di Mario Occhiuto - che ha il fratello Roberto candidato alla Camera - l’indennità da primo cittadino invece di accantonarla. Ora le sentenza del tribunale: se dovesse diventare definitiva e Occhiuto non riuscisse a saldare il suo debito, il comune dovrebbe pagare 314mila euro
Saranno i cosentini a pagare i debiti personali del sindaco Mario Occhiuto, esponente di Forza Italia, lo stesso partito che ha ricandidato suo fratello, Roberto, capolista nel listino alla Camera. Debiti personali per un milione e 770 mila euro di tasse non pagate da Occhiuto e che Equitalia ha tentato invano di recuperare pignorando lo stipendio del primo cittadino di Cosenza. Per quattro anni, infatti, le comunicazioni di Equitalia non sono state considerate dall’amministrazione comunale che, così, ha ingiustamente versato sul conto corrente di Mario Occhiuto l’indennità da sindaco invece di accantonarla in modo da sanare i suoi debiti personali.
La vicenda è finita in tribunale e il giudice Assunta Gioia, nelle settimane scorse, ha condannato il comune di Cosenza stabilendo che la somma pignorabile corrisponde a tutte le indennità percepite da Occhiuto negli ultimi quattro anni, cioè 314 mila euro (78.713 all’anno). In altre parole, se la sentenza dovesse diventare definitiva e Occhiuto non riuscisse a saldare il suo debito, il pagamento di 314mila euro ad Equitalia sarà a carico del comune e, quindi, dei cosentini.
Ipotesi che, per l’avvocato Benedetto Carratelli, legale di Occhiuto, è da scartare: “Scenario impossibile, – dice – perché la sentenza sarà appellata e il mio cliente non arriverà mai a far pagare i suoi debiti al comune. Potrebbe sempre optare per la rottamazione e il problema si risolverebbe. È ingiusto il pignoramento dell’intera indennità: di cosa dovrebbe vivere il sindaco che ha solo quell’entrata?”.
A puntare il dito contro Occhiuto, ovviamente, sono gli esponenti dell’opposizione: il Movimento 5 stelle e Potere al Popolo. Per il senatore Nicola Morra, anche lui ricandidato, “la sentenza risale a due mesi fa e stranamente ancora sembra non sia stata neanche notificata al comune. La vicenda ha giustamente avuto una rilevanza nazionale e ci sembra paradossale che i cittadini cosentini debbano oggi pagare con le proprie tasse i debiti personali del primo cittadino”. “Il mio impegno sarà totale, – aggiunge Morra – anche attraverso azioni legali che la legge mi permette per interessare tutte le istituzioni competenti su questa vergognosa vicenda. Auspico che il senso di responsabilità e delle istituzioni dovuto detti, ai responsabili di questi fatti che offendono le istituzioni stesse, di dimettersi e chiarire prima i propri problemi personali e poi impegnarsi in politica”. I militati di Potere al popolo, invece, sono arrivati a sfilare davanti a Palazzo dei Bruzi. Secondo gli esponenti del movimento i cittadini di Cosenza non devono “farsi carico dei debiti contratti dal primo cittadino nell’esercizio della sua attività professionale”.