QUELLO CHE NON SO DI LEI di Roman Polanski, con Emmanuelle Seigner, Eva Green, Vincent Perez. Francia/Belgio/Polonia 2017. Durata: 100’. Voto 3/5 (AMP)
Realtà e finzione. Ovvero l’eterna ed essenziale ambivalenza del cinema. Polanski è tornato ai suoi fantasmi, quelli più profondi, quelli che l’hanno accompagnato fin dai primi lavori. D’après una histoire vraie è il titolo originale del film e del romanzo a cui esso riferisce per mano di Delphine de Vigan, e non sarebbe stato male adottare per la versione italiana la semplice traduzione, Tratto da una storia vera. Ma troppo spavento avrebbe infuso nello spettatore distratto, timoroso di trovarsi di fronte a un documentario, per quanto firmato Polanski. Vada quindi per Quello che non so di lei, (Lei maiuscolo sarebbe stato meglio, no?) semplice e lineare presagio di un mistery passionale entre les femmes: ogni equivoco sarà così fuggito sulla natura dell’opera. Ad “aiutare” il maestro polacco nella stesura della sceneggiatura è il cinephile Olivier Assayas, già reduce di un ghost movie come Personal Shopper. Al centro del racconto è una scrittrice all’apice della popolarità che incontra una giovane donna appassionata al suo lavoro: fanno amicizia e finché la nuova arrivata – che si fa chiamare Elle ed è una ghostwriter – tenta di vampirizzarla, attivando un ambiguo scambio di ruoli da specchiare nel meta-romanzo di cui il film è il segno. Accanto alle evidenti mescolanze fra gli sguardi di Polanski ed Assayas si cela – fantasmatica – la presenza di Hitchcock, indiscusso nume tutelare di entrambi. Impossibile infatti non ritrovare echi da Notorious, un titolo su tutti, impreziosendoli dal magnifico commento musicale che Alexandre Desplat ha distillato pensando indubbiamente al maestro del brivido e ai suoi “eredi”. Ma dentro ad D’après una histoire vraie, illuminato dal fedele Pawel Edelman, c’è materia che rimanda anche altrove, da Eva contro Eva a Misery deve morire. Insomma, un incontro virtuoso che forse non brilla per originalità – né in senso assoluto né in relazione alla filmografia polanskiana – ma di certo soddisfarà nella sua resa finale, persino lo spettatore “distratto”.