Se poi proprio non vi piace la Hawkins, allora prendete Margot Robbie. Si proprio lei. Sorpresi vero? Non è la grande attrice da Actor’s Studio di serie A che va su tutti i giornali a insegnare come si sta al mondo a colleghe e colleghi. Ebbene in I, Tonya (solo Tonya quando uscirà in Italia a fine marzo) è una straordinaria, violenta e rozza redneck (lo dice lei) che vuole innalzarsi a campionessa di pattinaggio artistico statunitense, poi olimpico con l’inganno, bestemmiando come una provinciale in crisi d’astinenza di alcol e botte (subite).
Ossigenata corta, poi con frangetta anni novanta, la Robbie si imbruttisce (un po’ come Charlize Theron in Monster) per trasmettere non solo la violenta volgarità antropologica e innata di una certa area geografica statunitense (in alcuni momenti sembra di vedere il documentario Louisiana di Minervini), ma anche per sottolineare come una volta entrati nel tunnel dell’orrore di una quotidianità sfatta non se ne esce di certo fingendo di essere più furbi e violenti degli altri (vedi appunto mamma McDormand). La 27enne australiana si ricorda sempre con immenso piacere anche nel più piccolo cameo visto fin d’ora. Un minuto di silenzio solo per la Naomi di The Wolf of Wall Street e andiamo avanti.