Premio acclamato all’unanimità, premio non sempre meritato. Nelle righe di accompagnamento alle nomination per l’Oscar alla Miglior Attrice Protagonista 2018 (e successivamente in quello dell’Oscar come Miglior Film) si perorerà la causa di qualunque attrice basta che non ci sia l’elogio all’interpretazione di Frances McDormand (già oscarizzata nel 1997 per Fargo) o al triste baraccone visivo di Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Premio acclamato all’unanimità, premio non sempre meritato. Nelle righe di accompagnamento alle nomination per l’Oscar alla Miglior Attrice Protagonista 2018 (e successivamente in quello dell’Oscar come Miglior Film) si perorerà la causa di qualunque attrice basta che non ci sia l’elogio all’interpretazione di Frances McDormand (già oscarizzata nel 1997 per Fargo) o al triste baraccone visivo di Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
Quindi chi adora il filmetto di Martin McDonagh, e l’ennesima performance cazzuta e spaccona della McDormand, può già voltare pagina e magari leggersi lunghe intemerate a sostegno del film (manco fosse scesa dal cielo un’altra madonna Sorrentino) o rivedersi Fargo o Blood Simple, a scelta. Visto che annusando l’aria, e scorgendo le quote dei bookmakers, si è già capito che McDormand e Tre manifesti si porteranno a casa due Oscar per nulla dovuti, meglio smontare pezzo per pezzo l’entusiasmo vagamente snob e inutilmente risentito dei sostenitori di questa produzione che, detto tra parantesi, al Festival di Venezia è stata parecchio ridimensionata col premietto alla sceneggiatura (vivaddio). Allora, dicevamo delle attrici.