Stephen Bannon arriva in Italia intrigato dalle elezioni italiane. Tutta la stampa ne parla, non è un segreto che Bannon è stato il regista (quanto meno in termini di contenuti) della campagna di Donald Trump. Una campagna che, lo si voglia o meno, è stata un successo.
Ha trasformato un ricco biondo imprenditore che ama circondarsi di belle donne in un presidente.
Che Trump non sia amato dalle sinistre globaliste non è un segreto, e trovo plausibile che nella sua visita a Roma l’ex stratega di Trump avrà più interesse a fare due chiacchiere con il centro destra. Da quello che ho letto in queste ore, Bannon non ha avuto modo di incontrare Matteo Salvini.
Come riporta La Stampa, Bannon è in ottimi rapporti con la politica Vaticana, essendo in contatto con il cardinale Raymond Burke, un integralista, come viene spesso descritto, su questioni come morale e bioetica. E’ interessante, tuttavia, riflettere su un tema che pare che i media abbiano dimenticato.
Frugando un po’ nella rete ho scoperto chi sia stato “l’attore” di questa visita di Bannon a Roma. Per essere precisi, la persona che ha strutturato l’intero evento e, seppur Bannon non abbia ancora avuto modo di incontrare il leader Salvini, ha già avuto modo di dialogare con il candidato della lega organizzatore dell’evento.
Si chiama Guglielmo Picchi, consigliere strategico di Salvini in ambito di politica estera e candidato alla Camera nel collegio Toscana 1.
Membro dell’OSCEpa (l’organo parlamentare dell’Osce). Tanto è la sua influenza in ambito della lega che anche il Guardian (la testata inglese di riferimento, un po’ come dire da noi il Corriere della Sera) lo ha definito come il prossimo ministro degli Esteri (nel caso di una vittoria del centrodestra).
Ora il tema della politica estera, salvo la voce migranti e Europa, sembra quasi passato in sordina. L’unico partito che ho notato discutere di temi forti (la presenza di Bagnai come candidato lo ammetto mi ha molto colpito) sembra essere la Lega.
Non entro nel merito del dibattito dei rapporti Russia-Lega, per quanto trovi divertenti i complotti ci posso scherzare su, ma sotto elezioni preferisco parlare più seriamente.
Trovo invece interessante questa presenza di Bannon a Roma.
Stando alle testate italiane e straniere, passata la buriana con Trump, pare che il signor Bannon (che non dimentichiamo era in scontro aperto con il genero di Trump) sia, lentamente, tornato nelle grazie del biondo presidente. Ovviamente è tutto da vedere come si evolverà questo rapporto, soprattutto, cosa succederà alle indagini in Usa dove il genero di Trump pare, di fatto, isolato.
Forse, “isolato” è perfino un termine fin troppo gentile, pare che lo abbiano reso impotente. Non sarebbe una sorpresa se nei prossimi mesi il genero di Trump verrà, lentamente, ad uscire dalla scena politica, riservandosi (per scelta di terzi) un ruolo più di rappresentanza senza veri poteri decisionali.
In quest’ottica, il ritorno di Bannon alla Casa bianca sarebbe sicuramente realistico.
Ipotizzando questo scenario, che bene inteso è tutto in divenire, la visita di un Bannon a Roma, organizzata da un membro della Lega molto in vista all’interno del partito, potrebbe essere (se il centrodestra vincesse) di estrema importanza.
Una strategia di avvicinamento del centrodestra al governo Usa grazie, anche, al lavoro svolto di relazioni tra Bannon e Picchi, per mettere in contatto il presidente Americano con il futuro premier italiano.
Considerando anche un posizione favorevole del governo russo nei confronti del centro destra, in un ipotetica situazione di vittoria di Lega e alleati, si potrebbe avere un allineamento delle due maggiori potenze mondiali (la Cina è piuttosto indifferente alla politica italiana interna) con, nel mezzo una serie di nazioni europee (dall’Italia all’Austria passando per Ungeria, Polonia, e perché no Francia e Germania). In pratica un blocco più stabile con interessi focalizzati sulle tematiche di nazioni e popolazioni.
@enricoverga