di Dario Guijo-Hernandez *

Il nostro tempo è segnato da crescenti turbolenze sociali e politiche e dal disorientamento dei cittadini. Per tanti cittadini il voto per i partiti progressisti è visto come la migliore opzione per risolvere i problemi di diseguaglianza economica, crisi ambientale e per assicurare i diritti sociali e civili di tutti. Ma dopo il voto arrivano le delusioni.

Per capire perché, il filosofo del Québec Alain Deneault ha enunciato il concetto di estremo centro. Così come lo enuncia Deneault, a partire dall’estremo centro si cerca di abolire il tradizionale asse politico sinistra-destra attraverso un discorso al tempo stesso esclusivo ed escludente: “Solo il mio discorso è corretto e o stai con me o sei contro di me”. Il centro estremo è estremo in senso morale, cioè intollerante a tutto o a chiunque non sia come se stesso o non partecipi alle sue idee. Il centro estremo non è “centro” nel classico senso politico del centro lungo l’asse sinistra-destra, ma è centro in quanto discorso centrale e primordiale, in quanto discorso che si presume meditato, pragmatico, vero, normale, giusto, equilibrato, razionale e ragionevole. È centro perché è l’”unico” dotato di tutti gli attributi positivi e perché ogni discorso politico legittimo deve pretendere di possedere quegli stessi attributi.

Sulla base di queste premesse, gli attori del centro estremo presentano sé stessi e il proprio pensiero politico come dotato di tutti i vantaggi della ragionevolezza, della ragione e della verità. Questa presentazione avviene nonostante il fatto che le loro politiche sottomettano le classi sociali più sfruttate e che distruggano l’ambiente, dando più soldi agli azionisti e gestendo sempre più denaro nei paradisi fiscali.

Si può appartenere al centro estremo anche stando all’ombra di partiti politici molto diversi: socialdemocratici, progressisti, conservatori, sinistra radicale o estrema destra razzista. In questo senso, fra i partiti ci sono delle differenze di nome, ma non di ideologia. In altre parole, tanto la socialdemocrazia come il razzismo finiscono uniformemente per difendere politiche che garantiscono più denaro ai ricchi e meno a tutti gli altri. La maggior parte dei partiti legittimati nella società difendono oggi le stesse politiche.

Per meglio capire come si declina l’estremo centro, vale la pena osservare un recente incontro svoltosi in Germania, dove è stata organizzata una delle campagne più forti contro l’approvazione del Ceta (Accordo economico e commerciale globale tra Canada e Ue) e dove si tengono regolarmente incontri fra politici e attivisti. A novembre dello scorso anno se ne è tenuto uno per dibattere sulla posizione della possibile coalizione di governo fra tre partiti (Liberale, CDU/CSU e Verdi) nei confronti del Ceta.

In questo incontro erano presenti rappresentanti di Die Linke (il partito di sinistra), Die Grünen (i Verdi) e Ver.di (il principale sindacato tedesco a tutela dei diritti dei lavoratori del terziario e dei servizi alla persona). La rappresentante di Die Grünen ha ribadito che “esistono in linea teorica accordi di libero scambio che possono essere buoni”, e che l’approvazione del Ceta fa parte delle molte cose che dovrebbero essere negoziate fra i tre partiti, cioè che loro non sono ideologicamente contro il Ceta. La vicinanza dei Verdi tedeschi a politiche di stampo liberale si era già vista quando approvarono e imposero a suo tempo l’Agenda 2010 insieme al primo ministro dell’SPD Schröder. L’Agenda 2010 ha sì migliorato l’economia delle grandi imprese e dei tedeschi più ricchi, a discapito tuttavia dei diritti dei lavoratori e della qualità dei servizi pubblici in Germania. Da Die Linke è emerso chiaramente che la Germania è in grado di arrestare la ratifica del CETA e che una complessa alleanza di governi di Länder federali nel Bundesrat (Consiglio federale) può porvi fine, ma senza spiegare come convincere SPD e Verdi a votare contro questo trattato. La rappresentante di Ver.di ha chiarito che tra i partiti tedeschi non vi è una reale opposizione al trattato e che i partiti decisivi del Parlamento federale (Bundestag) lo ratificheranno. Persino l’AfD (il partito di estrema destra tedesco) voterà a favore di questo trattato. Questa non è un’eccezione, l’eurodeputata AfD Beatrix von Storch sta già lavorando perchè la Germania sottoscriva prima della Brexit un accordo di libero scambio e di investimento con il Regno Unito.

La definizione del centro estremo di Deneault può esser utile per aiutare gli italiani e le italiane a decidere che cosa vorranno votare il 4 marzo. Anche in Italia le differenze fra i grandi partiti di governo tendono a ridursi. La distanza tra il centro-destra e il centro-sinistra non è più molto grande. L’estrema destra e il centro-destra (alleanza Berlusconi-Salvini-Meloni) sono uniti sulla politica dell’odio per gli stranieri poveri. Il Movimento Cinque Stelle di Luigi Di Maio vede bene una Grosse Koalition alla tedesca. Chissà che l’esempio tedesco non rappresenti uno specchio nel quale guardarsi e riflettere.

* Nato nel 1982 a Valencia, Spagna. Ho vissuto a Barcellona, Strasburgo, Pechino, Shanghai, Madrid e Parigi, e mi trovo ora a Berlino. Ho fatto un percorso di studi in Letteratura Francese, Sinologia e due master in storia contemporanea e globale a Madrid e a Berlino. Ho lavorato come giornalista e traduttore in Cina. Studio le dinamiche di speculazione immobiliare e il suo impatto sociale in Cina, Germania e Spagna, la creazione di elite economiche e politiche e il quadro ideologico che usano per concentrare e legittimare il proprio potere. Mi occupo anche di politica e attivismo a Berlino.

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