L'adesivo è stato introdotto con il Rosatellum per garantire un maggiore controllo delle schede. Ma non è previsto a livello regionale. Ritardi nei seggi a causa delle verifiche
Il bollino antifrode sulle schede non è previsto per le regionali di Lazio e Lombardia. Agli elettori delle due regioni, infatti, da questa mattina i presidenti di seggio stanno consegnando tre cedole: sulle due relative a Camera e Senato è presente l’adesivo da confrontare con il codice assegnato a ciascun votante, mentre per il terzo foglio resta in vigore il sistema tradizionale. Una situazione che ha sorpreso non poco le commissioni, costrette già a fare gli straordinari per tutta la giornata di ieri, alle prese con la paziente opera di appiccicare centinaia di adesivi, oltre alle solite lungaggini relative a timbri e verifiche. Così, in queste ore l’elettore si sta trovando a dover consegnare nelle mani del presidente le due schede per le politiche, e ad inserire nell’urna quella per le regionali. Con tutta la confusione che potrebbe derivarne.
Ma come mai queste differenze all’interno della stessa tornata elettorale? La risposta sta nei regolamenti, che per le elezioni politiche vengono scritti dal ministero dell’Interno sulla base della legge elettorale (in questo caso il Rosatellum-bis), mentre per quanto riguarda le regionali vengono stilati, appunto dalle Regioni che vanno al voto. Lo stesso motivo per cui oggi laziali e lombardi si trovano ad approntare la loro scelta con sistemi elettorali completamente diversi fra loro.
Intanto, già da ieri sera i presidenti di seggio in tutta Italia si sono lamentati per il lungo sabato passato ad appiccicare bollini. “Dopo tutti i bollini antifrode che abbiamo attaccato, se non venite a votare vi vengo a prendere a casa”, ha scritto Chiara su Twitter, mentre Alba ha rincarato la dose: “Ho passato le ultime 3 ore ad applicare bollini, firma e timbro su 400 schede elettorali, sono diventata scema”. “Quando voterete pensate a noi poveri scrutatori che abbiamo messo i bollini antifrode uno ad uno”, aggiunge Fulvio.
Il disorientamento dei commissari traspare anche dalle parole di Giuseppe, presidente di un seggio romano: “Non sono soltanto i bollini – spiega a ilfattoquotidiano.it – è anche lo strappo, che deve avvenire facendo molta attenzione a non rompere la scheda. Che si fa se questo succede? Inoltre, dovendo controllare gli elettori uno per uno, si formano file che potrebbero diventare lunghissime nelle ore di maggiore afflusso. Tutto inutile, a questo punto, mantenere tre o quattro cabine in un seggio”. Per le regionali questa trafila non c’è. “Sì, ma tanto bisognerà comunque aspettare prima di lasciare il seggio. Hanno solo complicato la vita a noi e agli elettori”, conclude Giuseppe. Tutto ciò – dulcis in fundo – tenuto conto che ieri a Roma il Partito democratico ha denunciato la mancata sostituzione di decine di scrutatori impossibilitati a rispondere alla chiamata. L’auspicio, a questo punto, è che dopo 17 anni non torni a replicarsi il grande caos delle elezioni politiche 2001.