Tra le tante storie che si sono raccontate sulla campagna elettorale italiana la Bbc ha scelto il proliferarsi di notizie false. Anche se le fake news ormai fanno parte di tutte le campagne elettorali, quelle italiane hanno colpito gli anglosassoni per la loro crudezza ed assurdità. Ed ecco un paio di esempi.
Lo scorso novembre alcune testate hanno riferito che una ragazza musulmana di nove anni era stata ricoverata in ospedale a causa delle percosse del marito trentacinquenne. La notizia è stata oggetto di tweet di propaganda da parte di più di un candidato. Naturalmente era falsa ed è stata smentita dai carabinieri.
A febbraio un gruppo di sostenitori del Movimento 5 Stelle hanno condiviso un sondaggio falso attribuendolo alla Bbc, Der Spiegel e Daily Star Libanese, dove si leggeva che il partito era prossimo ad ottenere il 48% dei voti. In Italia neppure la DC è mai arrivata ad un livello tale.
C’è da dire che dopo la Brexit e l’elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti anche i sondaggi veri vanno presi con le pinze. L’unica certezza che abbiamo è che oggi molti decideranno sul momento chi votare, altri neppure lo faranno, scoraggiati da una campagna che come quelle negli altri paesi è stata caratterizzata dalla propaganda e dal fango che i vari candidati si sono lanciati a vicenda. Se poi farà nuovamente freddo, pioverà o nevicherà, allora l’affluenza alle urne sarà ancora minore.
La campagna elettorale italiana ed i risultati che ci porterà domani non sono diversi da quelli esteri. Il villaggio globale è il villaggio globale, non esistono grandi differenze. Nel 2016, gli anglosassoni hanno votato di pancia perché anche loro ce l’hanno ed i sostenitori della Brexit lo sapevano benissimo. Gli americani hanno eletto Trump per gli stessi motivi. Eppure la stampa internazionale continua ad essere affascinata da personaggi come Berlusconi o Grillo, politici che a loro parere sono unici e fanno delle elezioni e della politica italiana un grande circo. Ma sbagliano.
Ma anche il resto dell’occidente ormai è un grande circo politico e così i risultati delle elezioni italiane non saranno diversi da quelli degli altri paesi. Il populismo trionferà per un semplice motivo, è il cavallo di battaglia di tutti i candidati politici. Senza non si può far nulla, lo sa bene Theresa May, che si è opposta alla Brexit ma che una volta eletta primo ministro l’ha difesa a spada tratta. Domanda: il leader deve guidare o farsi guidare dal popolo? Identico discorso vale per paesi come la Polonia, l’Ungheria, le repubbliche baltiche dove il populismo della destra è il prodotto di un nazionalismo sfrenato, reputato dal popolo la difesa maggiore contro i pericoli che arrivano dall’estero, ad esempio i migranti ma anche le decisioni di Bruxelles.
E dato che si tratta di populismo, fenomeno che per definizione non ha né ideologia né piano d’azione, non esiste un programma di riforme, non ci sono proposte concrete, ci troviamo di fronte all’ennesima scatola vuota che durante le elezioni è piena di odio, risentimento, rabbia ecc. ecc. Ed ecco perché la caratteristica dei leader populisti è l’imprevedibilità, decidono sul momento in base alla temperatura del popolo. Ad esempio, nessuno sa mai come reagirà Trump a certe notizie. Lo stesso si potrebbe dire di Di Maio, il Movimento 5 Stelle ha mantenuto una posizione ambigua riguardo a tutti i temi più importanti del paese, ad esempio, sappiamo se è pro o contro l’euro? Il partito ha coperto questa pericolosa incertezza presentando una squadra di ministri simile a quella di Mario Monti, quasi tutti professori universitari, come se essere un cattedratico basti a garantire una visione di lungo periodo sul da farsi. Ha anche mostrato agli italiani il primo decreto che voterà: riduzione dei salari dei parlamentari, dei privilegi, risparmi degli sprechi e ridistribuzione alle famiglie ed ai poveri. Sempre la stessa solfa! Magari bastassero queste manovre a far uscire il paese da più di un decennio di stallo economico.
Questo tipo di messaggio punitivo nei confronti dei parlamentari è proprio quello che il votante populista vuole sentire perché è stanco dei privilegi (perché non ce li ha) e non sa cosa fare per azzerarli. Il vero problema è a monte e si riferisce al perché la terza economia dell’Unione Europea è degenerata in una democrazia bloccata in quanto gestita dalla casta e perché tutti vogliono entrarci. Nelle liste di tutti i partiti, incluso il 5 Stelle ci sono i soliti noti, inclusi, ahimè, i giornalisti televisivi ai quali viene data la ricompensa per essere stati ‘gentili’ con i candidati durante la passata legislatura.
Stiamo per assistere all’ennesima Fiera delle Vanità politiche assolutamente priva di contenuti.
Nessuno dei candidati ci ha detto come farà il suo partito ad aumentare l’occupazione, a redistribuire il reddito più equamente, a far rinascere negli italiani l’etica del lavoro o l’orgoglio di essere una nazione senza attribuirne la decadenza agli emigrati e cioè all’altro.
Anche se mai lo ammetteremo, anche questa volta avremo i risultati che ci meritiamo!