Diciamolo subito, per Luca Guadagnino e il suo Chiamami col tuo nome non c’è speranza. Nemmeno la sorpresa delle buste sbagliate 2017 potrebbe far riemergere dal cilindro dell’Academy il notevole film girato in terre lombarde che tanto esalta il nazionalismo cinematografaro. L’Oscar per il miglior film 2018 è oramai solo una questione interna tra due contendenti (su nove candidati): Tre manifesti ad Ebbing, Missouri di Martin McDonagh e La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro. Per il film diretto da Guadagnino, candidato a quattro premi Oscar (non quello per la regia, purtroppo), è molto probabile il riconoscimento massimo per la miglior sceneggiatura non originale di James Ivory e stop. Per il resto bisogna attendere il responso di un sistema di voto che a confronto il Rosatellum è una passeggiata. Essendo otto i contendenti in lizza per l’Oscar come miglior film, i circa 6000 giurati dell’Academy votano con un sistema di preferenze. Insomma stilano una classifica dei loro titoli preferiti. Sistema che richiede un continuo riconteggio di seconde e terze scelte che, almeno negli ultimi due anni, ha portato ad un effetto suspense degno de Il silenzio degli innocenti con le vittorie all’ultima curva di Spotlight mentre trionfava Alejandro Gonzalez Inarritu col suo The revenant, e quella di Moonlight mentre La La Land di Damien Chazelle danzava sull’orlo del precipizio.
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