di Derek
Caro compagno, oggi sei triste. Lo posso sentire, lo posso capire. Un po’ lo sono anche io.
Io vengo dalla sinistra, quella in cui tu credi di sguazzare ancora. La sinistra non esiste più. Ma non da oggi.
Ha iniziato a perdere dieci anni fa, quando il Pd ha respinto il tesseramento di Beppe Grillo che voleva entrare nel partito per portare il suo messaggio.
La sinistra ha continuato a perdere dopo il primo Vaffa-day. Lo ha snobbato, lo ha deriso. Ma quel giorno molti italiani hanno raccolto le firme per chiedervi di togliere gli impresentabili dalle istituzioni e per ripulire un pochino la politica. Il sorriso pacioccone di Romano Prodi quando Grillo gli ha consegnato le firme raccolte, poi messe in un cassetto, ce le ricordiamo ancora.
La sinistra ha continuato a perdere quando Piero Fassino invitava Grillo a fare il “suo partito”. Grillo lo ha fatto.
La sinistra ha perso definitivamente quando ha portato Matteo Renzi al governo senza farlo passare dalle elezioni. In quel momento si è illusa di avere il cavallo vincente. Invece aveva un cartonato che piano piano si è sbiadito.
Avete goduto per il 41% alle Europee, ma quel piccolo orgasmo è stata la fine della sinistra.
Un leader incapace e rancoroso, alleati discutibili, risultati economici minimi nel migliore scenario internazionale spacciati per risultati epocali, balle qua e là.
E’ da oltre due mesi, caro compagno, che cerco di spiegarti che queste elezioni sarebbero stati una lotta a due. Da una parte il Movimento 5 stelle, dall’altra la destra. Ho provato a dirti che ogni voto non dato ai 5S avrebbe rafforzato la destra, che il Pd sarebbe una variabile solo se Berlusconi avesse superato Matteo Salvini in un possibile, ma improbabile, governo Renzusconi.
Tu ridevi. Impossibile votare gli incapaci, quelli delle scie kimike, etc.
E più ti dicevo che così facendo avresti consegnato il paese alla destra che tanto hai combattuto in questi anni più ridevi, pieno della tua colta sicumera.
Hai accettato di avere Pierferdinando Casini tra le tue fila, caro compagno. Oggi Casini è uno di quelli a sinistra che vince. Ti rendi conto, caro compagno. Oggi ti lecchi le ferite con Casini. Eppure avevi scelta. Non era forse la migliore per te, ma era comunque una forza che ti ha detto di voler investire sulla scuola pubblica, sulle infrastrutture, sulla sanità. Una forza che ti ha promesso di sistemare gli errori della legge Fornero e ripristinare un pochino di quei diritti dei lavoratori che Renzi aveva tolto. Non sono forse valori di sinistra? Come non è forse un valore di sinistra pensare ai poveri e agli ultimi con misure strutturali come il reddito di cittadinanza?
Forse, caro compagno, ti sei imborghesito davvero. Ti sei spaventato perché ti hanno fatto credere che avrebbero cacciato i migranti (quando loro stessi hanno votato per abolire il reato di clandestinità), ma non hai ascoltato bene quando hanno detto che vogliono smettere di vendere armi a chi li fa scappare, quando hanno detto di voler investire anche nei loro paesi per aiutarli, quando hanno detto che vanno accolti nel modo giusto.
Un cantautore, Guccini, con cui siamo cresciuti entrambi (ne sono sicuro) cantava “Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà”. Ma tu, caro compagno, neppure in ritardo hai voluto scegliere: pur sapendo che avresti perso (davvero pensavi non straperdere), hai sprecato una possibilità. Ora vedo la destra esultare. E devo dirtelo: è colpa tua. Noi ce l’abbiamo messa tutta. Abbiamo riempito le piazze. Abbiamo presentato una squadra neutra e competente.
Quando Renzi si insediò, votato da nessuno, disse che voleva portare il paese fuori dal pantano. Hai scelto di mettere la testa sotto la sabbia.
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