I titoli di Stato sbandano anche per effetto di una fuga sul Bund tedesco, ma si riassestano rapidamente. Mediaset, Mondadori e Gedi nella tempesta insieme agli istituti di credito. Gli analisti: "Dall’altra parte dell’Atlantico il rischio politico sta continuando ad aumentare e potrebbero quindi essere gli Stati Uniti, piuttosto che l’Europa, a sorprendere negativamente i mercati nel 2018".
“L’esito delle elezioni di domenica in Italia non dovrebbe avere alcun impatto immediato sul rating sovrano”. Così l’agenzia di rating Standard & Poor’s a valle dell’apertura delle urne, pur riconoscendo che “potrebbero accumularsi pressioni se, a prescindere da altre ragioni, il consolidamento del bilancio vacillasse”. S&P ricorda quindi come ci sia “una mancanza di visibilità sulle politiche” del possibile futuro governo. “Crediamo che, sulla base dei risultati provvisori, il processo di formazione del governo possa essere complicato e protrarsi nel tempo perché nessun singolo partito o coalizione pre-elezioni ha ottenuto i voti sufficienti”, annota S&P sottolineando che “al momento c’è una mancanza di indicazioni sulla composizione del nuovo governo e di conseguenza sulla sua direzione politica, che continuerà ad essere il fattore principale del merito di credito dell’Italia”. Quindi la prospettiva “stabile” sul rating BBB dell’Italia contempera da una parte il lato positivo della crescita più forte e del credito, dall’altro le “persistenti incertezze politiche e le loro potenziali implicazioni avverse”.
La nota dell’agenzia è arrivata del resto alla fine di una giornata moderatamente serena per i titoli di Stato: una fiammata iniziale ha visto il differenziale di rendimento tra i titoli di debito tedeschi a dieci anni e quelli italiani di pari durata, lo spread, risalire per effetto combinato degli aumentati acquisti di Bund oltre che di un rincaro dei Btp. Ma la tempesta è durata poco e le acque si sono calmate fin da metà mattina con i titoli italiani che si sono riavvicinati ai valori di venerdì. E così in chiusura lo spread tra il Btp e il Bund era in lieve rialzo a 135 punti base (143 punti il massimo di giornata) rispetto ai 131 punti della chiusura di venerdì, con il decennale del Tesoro che pagava l’1,99% contro l’1,95% di venerdì.
Più contrastata, invece, Piazza Affari che ha oscillato tra -2 e -1% per tutta la seduta, per poi chiudere in moderato ribasso a -0,4 per cento, contro un andamento generalmente positivo delle altre Borse europee. A zavorrare il mercato italiano sono stati principalmente i titoli bancari, con la Popolare dell’Emilia Romagna in testa a -7,6% e quelli delle società della famiglia Berlusconi, con Mediaset che è arrivata a cedere il 7% circa e ha chiuso a -5,53%. Malissimo anche Mondadori a -4,56 per cento. Non va molto meglio, d’altro canto, a gruppi vicini al segretario uscente del Pd, come l’editore di Repubblica, Gedi, che ha lasciato sul terreno un sonoro 3,51 per cento.
“La reazione del mercato è stata composta, con una leggera debolezza e aumentata volatilità. Uno scostamento del 1-2 per cento rientra nella normalità, visto il nuovo scenario e l’incertezza relativa”, ha commentato Dennis Montagna, gestore dell’Italy Equiy Fund di Credit Suisse.
Secondo Montagna “i dati continuano ad essere altamente positivi e in accelerazione fornendo ottimi supporti ai corsi azionari: quindi si suggerisce al momento cautela, approfittando eventualmente di importanti ritracciamenti considerato lo scenario macro e micro ancora favorevole”. Il gestore suggerisce di evitare “il comparto bancario” perché “maggiormente esposto al ciclo domestico e con una sensitività al mercato superiore alla media”. “Prudenza”, invece, sugli industriali, non tanto per l’esito del voto quanto per i rischi di una guerra commerciale.
“Considerati i forti guadagni dei partiti populisti, prevediamo un po’ di debolezza degli asset italiani nel breve, principalmente Ftse Mib e Btp, ma non ci aspettiamo impatti o effetto collaterali sull’Europa o sui mercati globali. Il fatto che l’economia italiana goda di un forte rialzo ciclico e che i partiti anti-Ue abbiano abbassato significativamente i toni e non vogliano più un referendum sull’euro dovrebbe agire da cuscinetto, bilanciando in parte l’accresciuta incertezza politica”, è invece il commento di Ewout van Schaick, Head of Multi-Asset at NN Investment Partners sul voto politico italiano il cui esito però è “meno chiaro” di quello francese di un anno fa.
“I risultati preliminari suggeriscono che non c’è una maggioranza netta e che è altamente probabile che si crei un parlamento sospeso. Ora però bisogna vedere come reagiranno i mercati a questi eventi. Un parlamento sospeso potrebbe costituire una notizia negativa per l’Italia, in quanto potrebbe portare a un governo debole e non in grado di far passare riforme importanti, ma questa eventualità è già stata ampiamente attesa e non dovrebbe quindi cogliere i mercati alla sprovvista. Ad ogni modo, le negoziazioni circa una possibile grande coalizione e/o eventuali nuove elezioni richiederanno del tempo e la situazione non si sbloccherà per alcuni mesi”, prosegue l’analisi della società di gestione olandese che comunque esclude una alleanza tra Lega e M5S. “Se Lega e M5S dovessero unirsi, potrebbero raggiungere una maggioranza assoluta. Questo, tuttavia, costituisce un evidente rischio di coda, dato che è improbabile che ciò si verifichi”, si legge nella nota che sottolinea comunque come mentre molti erano concentrati sugli eventi europei di questo fine settimana “dall’altra parte dell’Atlantico il rischio politico sta continuando ad aumentare e potrebbero quindi essere gli Stati Uniti, piuttosto che l’Europa, a sorprendere negativamente i mercati nel 2018″.