Tre Oscar vanno invece nientemeno che a Dunkirk di Christopher Nolan: miglior montaggio (Lee Smith, storico collaboratore di Nolan e di Peter Weir), miglior sonoro (Gregg Landaker, Gary A. Rizzo and Mark Weingarten) e miglior montaggio sonoro (Richard King e Alex Gibson). Anche Blade Runner 2049 segna 2 Oscar: miglior direttore della fotografia a Roger Deakins (finalmente) e per gli effetti speciali (John Nelson, Gerd Nefzer, Paul Lambert and Richard R. Hoover). Insomma l’Academy premia due sinfonie per occhi e orecchie, due film perfetti tecnicamente e artisticamente e nemmeno mette in nomination Nolan e Denis Villeneuve? Misteri del cinema hollywoodiano.
La parcellizzazione dei premi e la mancanza del titolo pigliatutto lascia briciole anche al discorso hollywoodiano su tolleranza, apertura alla diversità ed uguaglianza nel lavoro tra donne e uomini: Get Out la commedia horror antirazzista vince l’Oscar come miglior sceneggiatura di Jordan Peele, mentre Mudbound, film all black e Lady Bird, l’unico film diretto da un regista donna, salutano tutti con zero vittorie. Non erano stati facili profeti né l’intero cast di Black Panther a scorrazzare in lungo e in largo per il Dolby Theatre, né la cancellazione del dress code nero per solidarietà a #MeToo e Tim’sUp. Red carpet con Meryl Streep in rosso, Salma Hayek in viola, Jennifer Garner in blu cobalto, Viola Davis e Saoirse Ronan in rosa, Sandra Bullock in oro, Margot Robbie in bianco, Whoopi Goldberg fiorata. Poi l’arrivo sul palco di Ashley Judd, Annabella Sciorra e della Hayek. Le tre protagoniste, loro malgrado, del caso Weinstein introducono un lungo servizio su una specie di cinema che verrà. Ci sono Mira Sorvino, Ava DuVernay e Geena Davis, tra gli altri e le altre, a dire che lo “status quo non deve essere più tale”. Vedremo.