Il segretario della Lega riconosce la vittoria M5s, ma ribadisce: "La squadra con cui ragionare e governare è quella di centrodestra". Dall'ex capogruppo al Senato Centinaio e dall'economista arrivano i primi segnali di apertura verso di Maio dopo l'exploit nelle urne. Fedriga frena: "Si parla con gli alleati". Cacciari: "Loro governo è l'ipotesi più probabile"
“La squadra con cui ragionare e governare è quella di centrodestra. Sono uno che mantiene la parola data e l’impegno preso riguarda la coalizione di centrodestra, che ha vinto e che può governare. Non ho sentito Berlusconi, lo farò dopo, ma gli accordi tra amici sono chiari”. In più, “escludo alleanze strane”. Matteo Salvini arriva al quartiere generale di via Bellerio a Milano per commentare i risultati elettorali. E, oltre a dichiararsi “orgogliosamente populista”, riconosce la vittoria del Movimento 5 Stelle e precisa che i loro numeri “non si possono ignorare”, ma esclude l’ipotesi di “governo minestrone”.
“Ho detto che avrei parlato con tutti ma non siamo usi a cambiare idea ogni quarto d’ora. La Lega ha vinto nel centrodestra e resterà alla guida del centrodestra”. Perché per il leader del Carroccio la coalizione che ha vinto è quella di centrodestra e dunque “lavoreremo per essere maggioranza di governo”. “È una vittoria straordinaria, che ci carica di orgoglio, gioia e responsabilità. Lo vedo come un voto di futuro. Gli italiani hanno premiato il futuro”. Spiega che “da solo non vado da nessuna parte”, ma che la squadra del centrodestra “è pronta”. E quella “a cui mancano meno numeri per avere la maggioranza alla Camera e al Senato è quella del centrodestra. A seggi chiusi lavoreremo perché la squadra più vicina arrivi a essere maggioranza. Ci sono collegi dove vinci o perdi per cinquanta voti e vogliamo avere il quadro chiaro”. E a chi gli domanda se si attende un incarico di governo dal presidente della Repubblica risponde: “No. Con tre trattini sotto. Sceglierà il presidente della Repubblica. Non ho mandato liste di ministri via mail e non do suggerimenti”. Spende anche qualche parola sulla sconfitta del Pd e, dopo avere premesso “non commento le debacle altrui”, dice: “L’arroganza di Renzi è stata punita” e che “di ‘radical-chic’ gli italiani non ne hanno più voglia”.
All’interno della Lega, sull’ipotesi di un avvicinamento al Movimento 5 Stelle, le prime aperture dopo il voto sono arrivate da diversi esponenti di spicco. Per Gian Marco Centinaio, “se ci fosse un’evoluzione e una crescita da parte del Movimento Cinque Stelle e se diventassero almeno di parola, ci si può sedere intorno al tavolo”. Pur rimarcando d’essere “sempre stato scettico perché li ho visti in azione in questi cinque anni in Senato”, il capogruppo a Palazzo Madama nella scorsa legislatura non chiude a un dialogo con il suo partito.
Ancora più chiaro il pensiero di Claudio Borghi: “Chi ha a cuore la democrazia non può non tener conto che c’è un terzo del paese che ha votato M5S e bisognerebbe essere dei matti per pensare che vadano ignorati o messi nel cassetto”. L’economista che ha conteso al ministro Pier Carlo Padoan il collegio di Siena, aggiunge che “bisogna guardare con molto rispetto a chi ha votato 5 stelle” evitando il ‘metodo Renzi’ che pensa di “esistere solo lui”.
“Garantisco che il centrodestra parlerà anche con altri partiti, prima fra tutti i Cinquestelle. Ci parleremo come centrodestra. Il punto di partenza per noi è per forza la coalizione”, sottolinea Borghi. “Da oggi – aggiunge – la Lega è diventata una Lega nazionale. Non so quanti avessero previsto per esempio la Lega al 17% nel collegio Lazio2, oppure io che arrivo vicino a far perdere Padoan. D’altra parte è chiaro che da oggi Salvini è il leader del centrodestra”.
Che l’ipotesi più probabile sia un’asse tra M5s-Lega è l’ipotesi più probabile anche per Massimo Cacciari. Per l’ex sindaco di Venezia “il dato più significativo è la straordinaria affermazione della Lega rispetto a Forza Italia“. I Cinque Stelle “è difficile che vogliano allearsi con forze perdenti”, sottolinea, ricordando come è chiaro che ora Mattarella “dovrà dare l’incarico a Di Maio”.
Chi frena è invece Massimiliano Fedriga, ex capogruppo alla Camera che “non vede personalmente grande alternativa a una coalizione del centrodestra, anche vedendo i numeri”. Ricordando le parole del vice segretario federale della Lega, Giancarlo Giorgetti, il deputato (e possibile candidato del centrodestra alla guida del Friuli Venezia-Giulia) specifica che “il nostro interlocutore sono gli alleati, noi andiamo in quella direzione” e si dice convinto che “che il Presidente della Repubblica terrà in considerazione il risultato elettorale essendo la Lega la prima forza politica della coalizione che esprime la maggioranza dei voti e dei parlamentari”.