A Macerata, città marchigiana che prima dei “drammatici fatti” non era poi così nota, gli orientamenti politici oscillano, paurosamente. Il sindaco è Romano Carancini, espressione del centrosinistra, che è stato confermato al ballottaggio del giugno 2015 con il 59,11% dei voti, dopo aver raggiunto il 39,92% al primo turno. Al primo mandato era arrivato dopo aver raggiunto nel ballottaggio del marzo 2010 il 50,3%, mentre al primo turno aveva registrato il 45,97% delle preferenze. Sia nel 2010 che nel 2015 la Lega, fuori dalla coalizione di centrodestra, con consensi abbastanza esigui, che non avevano superato il 7,2%. Carancini è un paladino dell’inclusione. “Non possiamo permettere che le persone dormano all’aperto e restino senza cibo e rifiutiamo politiche di respingimento”, dice alla fine di agosto 2015, in occasione dell’arrivo di nuovi migranti. Concetti ribaditi in altre occasioni. Come nel marzo del 2016, quando intervenendo ad una trasmissione radiofonica su RTL, aveva detto che “Non sta accadendo nulla di particolarmente grave… C’è sempre stata un’attenzione e una capacità di accoglienza particolare nei confronti degli stranieri”.
Ma a parte le rassicurazioni del sindaco la situazione è complicata. In alcune aree della città la sicurezza non è del tutto garantita. Diversi gli episodi di microcriminalità. Lo scontento di molti. La conflittualità tra locali e nuovi arrivati cresce. Poi l’uccisione cruenta di Pamela Mastropietro e quindi la mattanza di Luca Traini. Poi le manifestazioni antifasciste e antirazziste del 10 e del 18 febbraio. A Macerata la pioggia non stempera la voglia di opporsi a reazioni sconsiderate e a slogan qualunquisti. Poco importa che Luca Traini abbia in passato rappresentato la Lega alle elezioni comunali del 2017 di un comune del maceratese. Contano molto di più le parole di Matteo Salvini, leader di una Lega che ha dismesso la dicitura “Nord” per proporsi come partito nazionale.
“Non vedo l’ora di andare al governo per riportare sicurezza in tutta Italia, giustizia sociale, serenità. Chiunque spari è un delinquente, a prescindere dal colore della pelle“, dice Salvini, prima di aggiungere che “è chiaro ed evidente che un’immigrazione fuori controllo, un’invasione come quella organizzata, voluta e finanziata in questi anni, porta allo scontro sociale”. E’ così che Salvini rovescia la politica a Macerata. In questo modo fa scacco matto e si prende la città. Promettendo e sparlando. Promettendo una sicurezza che allude, senza neppure tanti sofismi, al “fuori gli immigrati”. Sparlando a proposito di immigrazione.
Così la Lega arriva in queste elezioni al 21%, superando il Pd e attestandosi solo dopo il M5s. Lo fa riscuotendo successo non solo nelle aree più periferiche, ma anche nel centro storico. Insomma si vota Lega anche tra i professionisti che prendono il caffè nei bar sotto i portici tra la piazza della Libertà, vicino alla Prefettura, e via Gramsci. La promessa di una specie di pulizia etnica fa breccia. L’idea che il problema siano i migranti, tutti “brutti, sporchi e cattivi”, vince. La provincia patinata, lustrini e champagne, della quale Macerata rappresenta un bell’esempio, crede agli slogan di Salvini. Gli dà credito. Dimenticando che nella vicenda che ha portato alla morte terribile di Pamela Mastropietro i crudeli protagonisti non sono solo i due nigeriani, Desmond Lucky e Lucky Awelima, ma che ha giocato un suo ruolo anche il 45enne di Mogliano, che il giorno prima della morte della ragazza sarebbe stato con lei. Il che non significa, ovviamente, che si debbano minimizzare le colpe dei nigeriani, ma piuttosto che sia necessario dare il giusto risalto all’azione di un uno, italiano, bianco e potenzialmente “buono”, che avrebbe approfittato di una ragazza, evidentemente in difficoltà. Già perché altrimenti è il rischio che da questra drammatica vicenda esca che i nigeriani siano due “mostri”, mentre Traini sia solo “una scheggia impazzita” e l’uomo di Mogliano solo un sporco approfittatore, peraltro ancora anonimo.
Il risultato finale, peraltro preventivabile, è che Salvini è il nuovo ras di Macerata. Un ras che assicurerà che la provincia continui a vivere come ha fatto fin’ora. Un po’ ipocritamente.