Il 16 febbraio, alle Assise di Confindustria, aveva scandito: “La vera missione è il lavoro“. No dunque alla politica che “pensa di garantire un reddito a chi sta a casa invece di creare lavoro”. Il 6 marzo, due giorni dopo il voto, l’opinione del presidente degli industriali Vincenzo Boccia è molto cambiata. In attesa del nuovo governo il leader di viale dell’Astronomia, che prima del voto non aveva fatto alcun endorsement ma aveva espresso perplessità rispetto alla vittoria degli “anti establishment”, si riposiziona. E apre a un possibile esecutivo pentastellato. Il M5S è “un partito democratico, non fa paura”, assicura ora. E rispetto al reddito di cittadinanza “bisogna vedere cosa hanno veramente in mente di fare, quanto è la quota in termini di costo per lo Stato e quindi quanto incide dal punto di vista di deficit e debito pubblico”. Una proposta da valutare nel merito, dunque. Non da bocciare a priori. “Paura del M5S? Ne abbiamo passate di peggio”, conferma dal canto suo il numero uno di Fiat Chrysler Sergio Marchionne dal Salone dell’Auto di Ginevra.Salvini e Di Maio non li conosco, non mi spaventano”.

“Un po’ era nell’aria un esito di questo tipo”, è stata la premessa di Boccia. Non a questo livello, ma bisogna prendere atto del voto degli italiani”. Poi l’auspicio che “l’antieuropeismo” dei partiti che hanno vinto le elezioni – in particolare quello della Lega – si trasformi in un riformismo europeista. “Una linea europeista a grande trazione di riforma”, l’ha definita Boccia. Secondo cui “abbiamo bisogno di una Europa forte” e “il fatto che gli Stati Uniti cominciano a parlare di dazi importanti a danno dell’industria europea è un segnale forte”, a cui “possiamo solo rispondere in chiave europea”. Questo però “non significa un’Europa che non deve riformarsi, ma una Europa che deve reagire e rispondere”. “Abbiamo appuntamenti importanti a Bruxelles, a marzo la riunione dei capi di Stato, tra marzo e luglio un dibattito importante sul bilancio europeo e in particolare sulla politica di coesione, determinante per il nostro Paese”, ha ricordato il leader di viale dell’Astronomia.

Che però invita chi farà il governo a non “smontare” alcuni provvedimenti che hanno “dato effetti sull’economia reale in questo momento storico. In particolare il Jobs Act e il piano Industria 4.0“. “Significa rallentare. Invece dobbiamo accelerare se vogliamo ridurre il divario e aumentare l’occupazione nel paese. Abbiamo bisogno di una precondizione che si chiama crescita“.

Marchionne, che già a fine gennaio aveva scaricato Matteo Renzi dicendo che “quello che appoggiavo non l’ho visto da un po’ di tempo”, durante la conferenza stampa a Ginevra ha detto dal canto suo di avere “grande fiducia nel futuro del Paese“. “Credo che ce la farà”, ha detto. “Troveremo la strada per andare avanti. Mattarella ha un grande lavoro da fare. Sostituire il mio giudizio al suo sarebbe una grande cavolata”. Poi ha confermato di “non riconoscere più il Matteo Renzi di un tempo”.

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