Gli elettori della comunità tedesca hanno premiato ancora una volta il loro partito di governo, quella Südtiroler Volkspartei che nei collegi uninominali di Merano e Bressanone ha superato il 60%: dei 37.793 voti presi dalla ministra paracadutata, più di 22mila arrivano dalla Svp. Il posto a Montecitorio le è stato garantito dagli elettori di lingua tedesca della Svp. A Bolzano Casapound supera il 5%
Ha preso i voti, ha ringraziato e se n’è andata. Maria Elena Boschi ha salutato Bolzano e gli altoatesini appena erano chiari i risultati delle elezioni: è salita in macchina direzione Roma, con la promessa di tornare presto. Il collegio bunker della Bassa Atesina ha fatto il suo dovere e Boschi avrà la sua poltrona alla Camera, eletta con il 41,2%. Ma anche l’Alto Adige non è stata immune al crollo dei democratici: nello stesso collegio cinque anni fa Francesco Palermo aveva ottenuto il 10% in più. E ancora: dei 37.793 voti presi dalla paracadutata Boschi, più di 22mila arrivano dalla Svp. Il posto a Montecitorio le è stato garantito dagli elettori di lingua tedesca della Südtiroler Volkspartei, mentre il Pd in Provincia autonoma è stato superato nettamente dal Movimento 5 stelle (13,94% alla Camera contro 8,47%), ma anche dalla Lega.
Nel complesso l’Alto Adige continua a rimanere autonoma anche nel voto. Gli elettori della comunità tedesca hanno premiato ancora una volta il loro partito di governo, quella Svp che nei collegi uninominali di Merano e Bressanone ha superato il 60%. Ma il voto di protesta è arrivato anche nella Provincia più ricca d’Italia, dove il M5s ha ottenuto un 5% in più rispetto al 2013 e la Lega è passata dallo 0,94% al 9,63% alla Camera. L’effetto è evidente laddove la comunità italiana è più presente, quindi nella città di Bolzano. Nel capoluogo governato da Renzo Caramaschi (centrosinistra), eletto meno di due anni fa con il 22,32% al primo turno, i 5 stelle sono diventati il primo partito e il Carroccio ha ottenuto appena 300 voti in meno del Pd.
E se il partito autonomista ha retto in Alto Adige, sono invece crollati i suoi alleati in Trentino. Nei collegi di Trento, Rovereto e Pergine Valsugana la coalizione di centrodestra ha completato ribaltato i risultati del 2013: 3-0 alla Camera, 3-0 al Senato. Come in tutto il Nord Italia, la forza trainante è stata la Lega che ha conquistato un elettore su quattro diventando il primo partito del Trentino. “Questa volta più di altre, la tenuta della ‘anomalia’ trentina ha ceduto in modo totale e inspiegabile. Il centrosinistra autonomista è stato sconfitto e una larga maggioranza degli elettori si è affidata a forze nazionali radicalmente alternative, sia per valori che per concezione dell’Autonomia”, ha ammesso l’ex deputato Lorenzo Dellai, storico presidente della provincia autonoma di Trento dal 1999 al 2012, battuto nel suo collegio dal leghista Maurizio Fugatti. Il Trentino, ha aggiunto Dellai, “è sempre più politicamente lontano da Bolzano e sempre più omologato a un’Italia in declino”.
Di fronte a questi dati, Boschi sa di essere stata letteralmente salvata dai voti dagli “amici della Svp”, come li definisce in un tweet in cui dedica a loro “un grazie speciale” e promette: “Lavoreremo insieme per rafforzare l’autonomia di questi territori”. Snobbati, anche nei ringraziamenti come in campagna elettorale, gli elettori del centrosinistra locale. Il segretario provinciale dem Alessandro Huber però difende il risultato: “In Alto Adige il Pd non ha perso, anzi”. Ma, a parte l’obiettivo di spedire a Roma Boschi e Gianclaudio Bressa (eletto al Senato con il 43%), i dem non otterranno altri seggi dal proporzionale. Lo stesso Bressa parla di “vittoria netta”, mentre la base del Pd locale non è dello stesso avviso ed evidenzia gli 8mila voti persi rispetto a cinque anni fa. Sono stati soprattutto gli elettori italiani a punire l’accordo Pd-Svp e la scelta della Boschi come candidata.
Un dato che diventa ancor più evidente nel capoluogo di Provincia. A Bolzano, dal 2005 in mano al centrosinistra, la somma dei voti di M5s e Lega è superiore a quella di Svp e Pd. In più c’è l’incredibile risultato di Casapound. Se a livello nazionale l’ultra destra ha raccolta un misero 0,9%, nella città più popolosa dell’Alto Adige ha raggiunto alla Camera il 5,4%, riuscendo persino in un quartiere a superare la Svp. “Ci confermiamo un partito forte a Bolzano e ringraziamo anche i cittadini di Laives (comune limitrofo) per il grande sostegno – ha commentato il candidato alla Camera Andrea Bonazza – abbiamo raccolto voti anche in alcune valli e persino da cittadini di madrelingua tedesca”. Casapound, che conta già tre consiglieri comunali a Bolzano, tra cui proprio Bonazza, punta ora alle Provinciali di ottobre, forte del 2,02% ottenuto nel proporzionale alla Camera.
Alle elezioni del prossimo autunno comincerà ora a guardare pure la Südtiroler Volkspartei. E i dati evidenziano anche che il terzo partito in Alto Adige, con il 10,12% alla Camera, è stato quello delle schede bianche e nulle. La maggioranza di questi voti arriva dagli elettori della destra tedesca, non presente alle elezioni nazionali, ma è probabile che una parte dell’astensionismo riguardi anche gli elettori della Svp. E all’interno del partito sudtirolese qualcuno comincia già a evidenziarlo. Se l’Obmann Philipp Achammer e il vice Karl Zeller festeggiano per i nove autonomisti doc eletti in Parlamento e guardano con scetticismi a un possibile dialogo con il M5s, c’è chi invece spinge per dire basta all’alleanza con il Pd. La voce più autorevole è quella dell’eurodeputato Herbert Dorfmann: “Non si può ignorare il partito più votato – ha dichiarato, come riporta il Corriere dell’Alto Adige – E tra loro ci sono anche persone molto preparate. A Bruxelles ne ho conosciuti diversi”.