Al salone di Ginevra il numero uno del sodalizio italo-americano si dice ottimista sul futuro del Paese ("ce la faremo"), pur ammettendo di non conoscere (e non temere) i leader dei partiti usciti meglio dalle elezioni. E, di contro, confermando di non riconoscere più Renzi. Sul versante auto, poche anticipazioni sul piano industriale che verrà presentato il 1 giugno e la conferma del progressivo disimpegno dai motori a gasolio
“Paura del Movimento 5 Stelle? Ne abbiamo passate di peggiori… Quanto a Di Maio e Salvini non li conosco, ma non mi spaventano”. E’ un Marchionne poco propenso a parlare di politica, quello sentito a margine del salone dell’auto di Ginevra, ma che tirato per la giacca non si sottrae.”Confermo il giudizio che ho dato su Renzi a Detroit”: in quell’occasione, ricordiamolo, il numero uno di FCA aveva dichiarato di non riconoscere più il leader del PD.
Alla fine però, pur essendo consapevole che il presidente Mattarella avrà “un gran lavoro da fare” e che “sarebbe una grande cavolata sostituire il mio giudizio al suo”, il manager dal maglione blu si è detto ottimista: “Ho grande fiducia nel futuro del Paese, credo che ce la farà. Troveremo la strada per andare avanti”. Un qualcosa che suonava più come augurio che come convinzione vera e propria.
Il discorso poi si è spostato naturalmente sull’auto, e in particolare sulle alleanze “potenziali” e future. Nei giorni scorsi erano circolate voci (riportate dal sito specializzato Automotivenews) di colloqui con i cinesi di Geely, gli stessi che dopo aver comprato Volvo e Lotus stanno scalando anche Mercedes, dopo un raid con cui hanno rastrellato quasi il 10% delle azioni di Daimler. “Certo che ci sono degli incontri, ma sono piacevoli scambi di vedute dove non concludiamo nulla. Ora siamo concentrati sul raggiungere gli obiettivi per il 2020, in modo che il mercato ne riconosca il valore. Non ne abbiamo bisogno, ma se investitori cinesi comprassero azioni di FCA non mi darebbe fastidio. A patto che non vogliano farci del male, nel qual caso mi incazzerei molto”.
Chi invece si aspettava anticipazioni sul nuovo piano industriale che verrà presentato il prossimo 1 giugno, è rimasto parzialmente deluso. Questioni fondamentali come elettrico (e propulsioni alternative in generale), guida autonoma e quant’altro verranno trattate solo in quella sede. Sulla questione diesel invece qualche indicazione c’è: “le vendite diminuiscono in Europa, a causa del dieselgate. I costi saranno troppo alti dunque diminuiremo la dipendenza da questa alimentazione nel futuro, non abbiamo scelta” .
Quanto al futuro di alcuni marchi, qualcosa è comunque trapelato. Fiat, ad esempio, sostanzialmente “rimarrà con la gamma 500 e la Panda“, dunque chi si aspettava una nuova Punto rimarrà deluso. “In Europa in quei segmenti c’è molta competizione e noi abbiamo bisogno di concentrare le risorse economiche sui marchi più forti”. Leggi Jeep, di cui Marchionne ha detto che diventerà “il brand più forte del gruppo”, con prospettive di espansione in Europa, Usa e Cina, anche se ha ammesso che la strategia (soprattutto quella sulle motorizzazioni) nel paese del Dragone finore non è stata all’altezza delle aspettative. E non è escluso, poi, che “un modello Jeep venga in futuro prodotto a Pomigliano“, mentre Alfa Romeo e Maserati, la cui integrazione su piattaforme tecnologiche comuni prosegue, “non verranno mai prodotte fuori dall’Italia fin quando ci sarò io”.
“Io”, cioè lui, resterà tuttavia fino al 2019. E, a tale proposito, nulla continua a trapelare circa il possibile successore: “non è ancora stato nominato, lo saprete poco prima che accada. E comunque sarà accanto a me il primo giugno, quando presenteremo il piano industriale”.