I rapporti tra Londra e Mosca sembrano riprecipitati ormai a livello da guerra fredda. "Sarebbe difficile procedere normalmente" con la partecipazione dell’Inghilterra ai mondiali di calcio di Russia 2018, ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, se emergessero nuovi comportamenti ritenuti ostili da parte di Mosca. Poi la marcia indietro
L’ombra di un nuovo caso Litvinenko si allunga sulla Gran Bretagna e sui rapporti – riprecipitati ormai a livello da guerra fredda – fra il Regno e la Russia di Vladimir Putin. “Sarebbe difficile procedere normalmente” con la partecipazione dell’Inghilterra ai mondiali di calcio di Russia 2018, ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, se emergessero nuovi comportamenti ritenuti ostili da parte di Mosca e in particolare prove di un coinvolgimento dello Stato russo nel presunto avvelenamento in Inghilterra dell’ex spia Serghei Skripal. Johnson ha poi fatto marcia indietro facendo riferimento al possibile forfait “di funzionari e dignitari” di governo britannico, ha precisato una fonte del Foreign Office, dopo le voci di perplessità sollevatesi nel mondo del calcio d’oltremanica di fronte all’ipotesi di accettare un diktat politico al riguardo. Intanto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito “una follia” le parole del capo della diplomazia britannica.
L’ex ufficiale dei servizi segreti militari di Mosca (Gru), smascherato anni fa come doppio agente al soldo dell’MI6 britannico, è ricoverato in ospedale in condizioni definite “critiche”, assieme alla figlia, dopo essere stato ‘avvelenato’ secondo la Bbc da “una sostanza ignota” nell’area di un centro commerciale a Salisbury, nel Wiltshire. Il Regno Unito risponderà “in modo fermo” “se dovessero emergere prove che questo coinvolge la responsabilità di uno Stato, il governo di Sua maestà risponderà in modo appropriato e fermo”,
I fatti sono avvenuti due giorni fa, ma solo ieri è stata svelata l’identità dell’ex spia russa. In questo caso non vi sono indicazioni che si sia trattato di materiale radioattivo, come avvenne nel 2006 per Aleksandr Litvinenko, contaminato nel cuore di Londra da un tè al polonio 210 e morto dopo un’agonia atroce; tanto più che l’allarme dato domenica sera dalla polizia di Salisbury – quando si era parlato genericamente d’un “incidente” – risulta già rientrato dopo una rapida “decontaminazione” del sito e che sono “esclusi più ampi rischi” per la gente locale. La Russia però ha fatto sapere di essere “pronta a cooperare” con Londra sul caso. “Nessuno ha avanzato tale richiesta, aspettiamo e vediamo. Mosca è sempre pronta a cooperare”, ha detto il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov, rispondendo a un giornalista. Ma sia alcuni deputati britannici sia la vedova di Litvinenko, sospettano che ci possa essere proprio la mano del Cremlino dietro il caso. “È come un deja vu, la Russia resta uno Stato da Kgb, è sempre la stessa”, ha commentato Marina Litvinenko alla Bbc, sollecitando le autorità del Regno Unito a garantire meglio “la sicurezza” dei transfughi russi a cui dà asilo. Concetti simili sono stati espressi da altri oppositori di Vladimir Putin riparati in occidente, come Garri Kasparov, che ricordano oltre al caso Litvinenko quello di Alexander Perepilichnyy, businessman entrato in conflitto col Cremlino morto a sua volta in Inghilterra in circostanze che alcuni considerano dubbie. La polizia britannica non si è sbilanciata in attesa di identificare la sostanza. Mentre anche Igor Sutyagin, analista condannato per alto tradimento in Russia e poi coinvolto con Skripal in uno scambio di spie Mosca-Washington nel 2010 invita alla “prudenza” e non fare di tutt’erba un fascio fra questo caso e altri prima di avere informazioni più approfondite.
Skripal, colonnello a riposo del Gru oggi 66enne, era stato arrestato in patria e condannato nel 2006 a 13 anni di prigione con l’accusa d’aver passato all’MI6 negli anni ’90, in cambio di 100.000 sterline, informazioni classificate sulla rete d’agenti prima sovietici e poi russi presenti sull’isola. Finché nel 2010 non aveva ottenuto la grazia dall’allora presidente e attuale premier, Dmitri Medvedev, ma solo per essere inserito in uno scambio di spie con gli Usa destinato a riportare a casa 10 agenti russi arrestati poco tempo prima dall’Fbi: fra cui la patinata e ormai notissima Anna Chapman, detta ‘Anna la rossa’. Da allora Seghei Skripal s’era rifugiato nel Regno Unito, ottenendo immediatamente asilo politico, ed era svanito nel nulla: eclissandosi in provincia e guardandosi bene da qualunque attività, intervento o rivelazione pubblica. Un “basso profilo”, come sottolinea ancora la Bbc, che non sembra essere bastato a farlo dimenticare, se si confermerà lo scenario di un avvelenamento deliberato.
I precedenti sul suolo britannico non mancano. Il caso dell’ombrello con la punta intinta in una micidiale dose di ricina che nel 1978 uccise il dissidente bulgaro Georgi Markov, sorpreso a una fermata dell’autobus all’imbocco del Ponte di Waterloo fece ad esempio scuola in anni in cui ancora incombeva la cortina di ferro. Mentre più recente, e lungi dall’essere archiviato, é quello di Aleksandr Litvinenko, l’ex ufficiale dell’Fsb (i servizi di sicurezza interni russi eredi del Kgb) divenuto braccio destro dell’oligarca Boris Berezovski nonché nemico giurato del Cremlino putiniano, ucciso 11 anni fa sempre a Londra (dove era riparato dal 2000) dopo aver incontrato due vecchi compagni d’arme, Aleksandr Lugovoi e Dmitri Kovtun, e aver bevuto un tè (verosimilmente fatale) nel bar d’un lussuoso hotel di Mayfair. Episodio per il quale nel gennaio del 2016 una ‘commissione d’inchiesta indipendente’, voluta dal governo britannico e guidata dall’alto magistrato in pensione sir Robert Owen, ha indicato come mandante lo stesso Fsb, nell’ambito di un presunto piano “probabilmente approvato” dall’allora numero uno della Lubianka, Nikolai Patrushev, e “dal presidente Putin”. Per la faccenda di Skripal, è vero, al momento non ci sono accuse dirette. C’è però chi ricorda come il Gru sia una realtà ancor più chiusa dell’ex Kgb. Una struttura d’intelligence militare dal cui impenetrabile quartier generale, ribattezzato a Mosca ‘l’acquario’, si vocifera che le reclute siano avvertite fin dal primo giorno di servizio di non farsi illusioni: non è previsto uscirne da traditori o transfughi ‘impunemente’.