L’accordo finanziario/amministrativo “al femminile” per rilevare la The Weinstein Company è saltato. Lo rivela la capocordata dell’intera operazione finanziaria, Maria Contreras-Sweet. “Dopo aver firmato e iniziato la fase di verifica della conferma, abbiamo ricevuto informazioni deludenti sulla fattibilità del completamento di questa transazione”, ha spiegato la donna, responsabile dei rapporti con le piccole imprese durante l’amministrazione Obama. In pratica, come spiega l’agenzia AFP, i nuovi investitori avrebbero scoperto un ammanco di passività di oltre 65milioni di dollari tra i conti dei fratelli Bob e Harvey Weinstein, ovviamente non previsti nei termini dell’accordo.
Operazione salvataggio che quindi si arena e si trova ad un passo dall’addio definitivo. La notizia della possibile rinascita commerciale e industriale della compagnia di produzione e distribuzione cinematografica, fondata dai Weinstein nel 2005 dopo vent’anni di Miramax, era giunta dopo mille ostacoli la scorsa settimana. La Contreras-Sweet si era impegnata, assieme al co-investitore Ronald Burkle, magnate dei supermercati e tra i sostenitori delle campagne di raccolta fondi del Partito Democratico, a salvare 150 posti di lavoro, a creare un consiglio di amministrazione a maggioranza femminile, e un fondo di risarcimento per le donne vittime di abusi da circa 90 milioni di dollari. La cordata di investitori aveva trattato l’acquisizione della TWC strappando un valore di circa 500 milioni di dollari in totale, compreso già un debito dichiarato di quasi 230 milioni di dollari.
L’attuale, e non ancora decaduto cda della Weinstein Company ha però controbattuto con un comunicato al veleno: “La scusa dei neo investitori che dicono di aver appreso nuove informazioni sulle condizioni finanziarie della società è solo questo: una scusa. La compagnia è stata trasparente riguardo alle sue disperate condizioni finanziarie tanto da aver annunciato l’imminente fallimento non più di una settimana fa”. “Continueremo comunque a lavorare instancabilmente, come abbiamo fatto per mesi, per stabilire se esistono alternative valide al di fuori della bancarotta – conclude il cda TWC – Nel frattempo, continuiamo a perseguire una procedura bancaria ordinata per massimizzare il valore dell’azienda”.