Una mia amica di Genova, che stimo molto, mi scrive: «Sono davvero molto dispiaciuta. Mi auguravo che tu condividessi le posizioni di Potere al Popolo». Anche un altro amico, molto attivo per «PaP» mi ha supplicato di dare una mano a farlo votarlo. Il risultato è inesistente. Non basta avere alcuni temi «popolari e giusti» per fare una lista elettorale. «Potere al Popolo» è stata la riedizione di Rifondazione Comunista, cioè l’idea vetero-ottocentesca della società che non esiste più da almeno due decenni. Questi amici non si sono ancora resi conto che è cambiato il mondo. Continuano a ragionare e a votare con la «pancia», esattamente come la Lega e forse M5S, senza un’analisi serrata e cruda della società, delle cause e del malessere. Sono paghi di dare un voto di testimonianza: inutile e frustrante. Significa che sono diventato di «destra» o «populista», come si continua a dire senza nemmeno sapere il senso delle parole? Mi dispiace per loro, se pensano questo: hanno un problema. Loro.

Bisognava domandarsi: quale era la portata di queste elezioni e che cosa c’era in gioco «in questo preciso momento storico, guardando al futuro»? A sinistra nessuno ha fatto questa analisi, ma tutti sono andati in ordine sparso con la presunzione di essere l’unica ricetta, «migliore» su tutte le altre. Eccoli serviti. Hanno pensato esattamente come Renzi che si sentiva «unto» e proprietario non solo del suo «ridotto», siglato Pd, ma anche dell’Italia, con la solfa di «quello che abbiamo fatto, portando l’Italia fuori dalla crisi», dando così dell’imbecille al popolo che ha sconvolto ogni schema e previsione, mettendo nella fossa il pericolo più grave: Renzi e Berlusconi.

Un politico è colui che vede in anticipo cosa potrebbe succedere «fra 50-100» anni, un politicante, un arruffapopolo, è chi si serve della politica per appropriarsi della «casa pubblica» e consumarla in giornata. Non ho visto nulla di tutto ciò in queste elezioni. Ho visto al contrario la devastazione che è diventata immoralità pubblica: Renzi che spadroneggiava sulla Tv del servizio pubblico; il pregiudicato, evasore fiscale «delinquente abituale» Berlusconi che si era insediato nelle sue Tv – che è bene ricordare sono in concessione pubblica – pagate un’inezia da lui. Addirittura la tanto conclamata Europa – Junker, Merkel e Macron, compreso il commissario economico Moscovici, che si affannano a sostenere il governo fantoccio italiano, detto Gentiloni – che finisce per favorire la volata della Lega e del M5S, violando ogni regola diplomatica ed etica.

In queste elezioni la posta in gioco era mandare a casa definitivamente Renzi e Berlusconi perché se avessero vinto, per i prossimi 60 anni avremmo avuto una condanna all’ergastolo, senza possibilità di revisione. Poteva «Potere al Popolo», residuato di un residuato (pur con temi veri e cogenti), poteva il raffazzonato «Liberi e Grassi» sperare tanto? Si vede che ci hanno sperato. Questi gruppetti, portatori di giuste istanze, che si muovono dentro un recinto che non supera il mezzo metro quadro, per la loro storia ideologica, avrebbero dovuto conoscere il metodo della «autocristica» o della «critica condivisa». Nessuno l’ha fatta.

Gli unici che hanno eccelso, secondo me, anche strumentalmente, sono stati i 5Stelle che appena avuta la notizia di «indecenti» nelle loro file, li hanno espulsi pubblicamente, senza esitazione. Davanti al popolo questo gesto ha fatto salire le loro quotazioni. La goccia che li ha favoriti del tutto presso la base del popolo italiano, è stato l’attacco concentrico contro i cosiddetti «non versamenti», mettendo in evidenza, anche da parte degli avversari, che i Pentastellati erano gli unici a restituire una parte consistente dei loro emolumenti personali.

Il governo Gentiloni, che avrebbe dovuto essere «il governo dell’Italia», ha fatto propaganda con i soldi dei cittadini, anche dei suoi avversari, concedendo mance e marchette fino all’ultimo giorno a favore del suo partito Pd, moltiplicati dalla grancassa di Tv e stampa, tutti propensi da quella parte. Bravo Gentiloni! L’uomo delle belle speranze. Gli italiani non sono scemi, a cominciare dai terremotati, dai 4 milioni di poveri, dagli universitari emigranti, da chi ha ricevuto 80 euro e dopo un anno se li sono visti ritirare in un’unica botta. Il welfare al contrario.

Dal 5 dicembre del 2016 l’Italia si aspettava che Renzi facesse «autocritica» dopo la sconfitta, invece ha persistito nella perversione: «errare humanum, renziare etruriando diabolicum». Lui e la Boschi-Etruria avevano giurato ben sette volte che se avessero perduto il referendum, avrebbero abbandonato per sempre la politica. Sono rimasti con protervia e disprezzo per la parola data. Gli elettori, la loro base, alla prima occasione buona li hanno accompagnati alla porta, senza nemmeno salutarli. Non s’inganna impunemente un popolo esasperato. Renzi avrebbe dovuto leggersi l’enciclica «Populorum progressio» di Paolo VI del 1967: «ostinandosi… non potranno che suscitare il giudizio di Dio e la collera dei poveri, con conseguenze imprevedibili» (n. 49). Renzi è stato eletto in Toscana, ma la boscosa Etruria ha dovuto emigrare in Austria ed è stata causa della disfatta. Valeva la pena?

I miei amici e in genere chi si dice «di sinistra» non si è ancora accorto che la cosiddetta «sinistra» è scomparsa da tempo, dai giorni gloriosi di Bertinotti e Turigliatto. Non a caso è stato eletto segretario Renzi di Rignano. L’ex Pci-Pds-Ulivo, ecc. ha capito che il suo obiettivo era la liquidazione del Pd col disegno di fare un governo di ferraglia con Berlusconi. Peccato che il sogno si sia frantumato a metà percorso, detto anche «Nazareno». Il desiderio di essere il piccolo «Micron» dell’Arno è annegato nel Tevere. Gli italiani hanno scampato il pericolo e speriamo per sempre. Nuovi scenari si aprono all’orizzonte della III Repubblica. Sarò vigile, e combatterò i nuovi come ho combattuto i vecchi. Votando M5S non ho venduto la mia libertà di critica e di lotta. L’ho usato come piede di porco per vomitare rospi indigesti. Ora si torna a Resistere, senza velleità, senza eroismi da «flash-mobbing», partendo dalla povertà di chi è senza lavoro, senza casa, senza latte per i neonati, senza caldo, senza speranza accanto a cui vivo. Mi auguro e prego che i nuovi inquilini del palazzo siano capaci di non fare peggio di quelli espulsi. Sarebbe già tanto per cominciare. Quanto a continuare è un’altra musica e una nuova vita politica.

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