Il fallimento del presidente della Lazio è più rumoroso, non foss’altro che per la stazza politica del diretto interessato: per lui, che da circa un decennio ci riprova ad ogni tornata, restar fuori per 55mila preferenze ed i cavilli del Rosatellum è una vera e propria beffa
Claudio Lotito ha fatto palo: in lista con Forza Italia in Campania, non è stato eletto al Senato per una manciata di voti. Il patron della Lazio è l’escluso più illustre fra i candidati sportivi, forse insieme a Domenico Fioravanti, ministro in pectore per Luigi Di Maio ma bocciato nell’uninominale di Torino (e senza paracadute nel proporzionale). Ma il fallimento di Lotito è più rumoroso, non foss’altro che per la stazza politica del diretto interessato: per lui, che da circa un decennio ci riprova ad ogni tornata, restar fuori per 55mila preferenze ed i cavilli del Rosatellum è una vera e propria beffa. Tanto che Clemente Mastella gli consiglia di fare ricorso.
Il suggerimento del sindaco di Benevento è dettato un po’ dall’amicizia personale, un po’ forse anche dai sensi di colpa: a sbarrargli le porte di Palazzo Madama è stata infatti sua moglie Sandra Lonardo, candidata blindatissima di Forza Italia, sia nell’uninominale di Benevento (dove è stata battuta nettamente dai 5 stelle), sia nel proporzionale, dove è risultata vincitrice in entrambi i listini di Campania 1 e 3. Forza Italia è andata al di sotto delle aspettative e ha conquistato un solo seggio nella città sannita, ma Lotito, inserito in seconda posizione, fino a stamattina si sentiva comunque virtualmente eletto: era convinto di raccogliere il posto da lei lasciato libero. Qualcuno nel suo entourage aveva già cominciato a chiamarlo “senatore”. Poi, col passare delle ore, la brutta sorpresa: la legge elettorale prevede che il candidato eletto in più collegi sia proclamato nella lista dove ha preso la minor percentuale di voti. E così per una manciata di preferenze (55mila, per la precisione) la Lonardo viene eletta a Benevento e non a Salerno, lasciando fuori Lotito.
Lo squadrone sportivo preparato da Berlusconi per le elezioni perde dunque il suo centravanti di sfondamento (Lotito in Senato non sarebbe stato certo una presenza anonima), ma non la sua punta di diamante: il candidato che più stava a cuore al Cavaliere era senza dubbio Adriano Galliani, storico amministratore delegato del Milan nonché recente presidente di Mediaset Premium; eletto senza patemi come capolista del proporzionale a Lecco, sarà garante dei suoi interessi sportivi ed aziendali in parlamento. Discorso simile per Paolo Barelli, potente presidente della FederNuoto (e nemico numero uno di Giovanni Malagò), che ha stravinto il suo collegio di Terracina. Entrambi erano dati come papabili ministri dello Sport, ma il risultato modesto di Forza Italia potrebbe ridimensionare anche le loro ambizioni. Occhio, allora, agli uomini sportivi della Lega Nord. In primis Giancarlo Giorgetti, fedelissimo di Matteo Salvini, che ha coltivato tutta una serie di rapporti nel settore, ma anche Claudio Barbaro, presidente dell’Asi ed eletto il Carroccio in Campania: lui potrebbe avere una delega pesante in un eventuale governo di centrodestra a trazione leghista. Fra gli eletti della coalizione da segnalare anche Cosimo Sibilia, capo dei Dilettanti e presidente mancato della Figc (passa dal Senato alla Camera nella sua Avellino) e la paralimpica Giusy Versace.
Sul fronte opposto, il Partito Democratico non aveva grandi nomi di campioni o atleti in lista: Luca Lotti viene confermato a Montecitorio (ok nell’uninominale di Empoli col 40%), ma chissà se da semplice deputato, senza più le luci dei riflettori addosso e la possibilità di distribuire finanziamenti a destra e a manca, sarà ancora interessato ad occuparsi di sport nelle lunghe e noiose sedute in commissione; promossa al Senato (solo grazie al paracadute del proporzionale) anche Daniela Sbrollini, che si è occupata spesso di sport con emendamenti e ddl. Bilancio in chiaroscuro, invece, per il Movimento 5 stelle: fuori l’olimpionico Fioravanti che Di Maio ha già proposto come ministro, ma il trionfo alle urne ha permesso l’elezione di quasi tutti gli altri candidati sportivi, dal velista Andrea Mura a Cagliari all’ex judoka Felice Mariani, molto stimato nell’ambiente romano (ma è passato pure il discusso presidente del Potenza Felice Caiata). Senza dimenticare Simone Valente, responsabile sport dei 5 stelle e confermato in Liguria. Saranno questi i giocatori principali della partita sullo sport nella legislatura. In attesa di capire chi guiderà il prossimo governo, e se ci sarà un vero e proprio ministro a raccogliere l’eredità di Lotti (di sicuro nel caso di esecutivo 5 stelle) o solo un sottosegretario con una delega ad hoc (più probabile, in caso di centrodestra a Palazzo Chigi).