Il leader 5 stelle ha scelto di inviare al quotidiano storicamente vicino al Partito democratico una lettera rivolta agli altri partiti politici. Nel testo sono ripresi anche alcuni concetti che già aveva espresso durante la prima conferenza stampa dopo il voto: "E' iniziata la Terza Repubblica", ad esempio. Ma ha anche aggiunto: "Il voto ha ormai perso ogni connotazione ideologica"
“Tutte le forze politiche devono manifestare responsabilità”. Luigi Di Maio, quando ancora le trattative e gli incontri per la formazione di una maggioranza di governo non sono iniziati ufficialmente, ha scelto di scrivere una lettera a Repubblica. Un testo che si rivolge direttamente agli altri partiti e che, il leader del Movimento 5 stelle ha voluto inviare al quotidiano storicamente vicino al Partito democratico. “Ho detto in ogni città dove sono stata in campagna elettorale”, si legge, “che il governo per noi si sarebbe potuto fare in base a convergenze sui temi ed è la linea che intendo portare avanti in totale trasparenza di fronte ai cittadini e al Capo dello Stato. Tutte le forze politiche devono manifestare responsabilità in tal senso. Non è possibile che ora inizino teatrini, che si avviino giochi di palazzo e strategie alla House of Cards. Adesso è il momento di fare le cose che aspettiamo da 30 anni e lo si può fare solo cambiando metodo”.
Per il M5s si apre ora una fase molto delicata, in attesa che Sergio Mattarella decida a chi affidare l’incarico per il governo. I grillini non hanno voti sufficienti per avere la maggioranza in Aula e per questo si rivolgeranno, se interpellati, alle altre forze. L’appello è per tutti, ripetono da giorni. Ma con un occhio particolare al Pd, a condizione che sia senza Matteo Renzi. Di Maio nel testo ribadisce: “Con il voto del 4 marzo è iniziata la Terza Repubblica, che sarà la Repubblica dei Cittadini. La portata di questo voto è immensa e segna uno spartiacque con tutto quello che è venuto prima. Forse ancora non ne apprezziamo del tutto l’importanza, soprattutto per quanto inciderà sugli anni a venire. Ma una cosa è sicura. Da qui non si torna più indietro”, scrive Di Maio, secondo cui “il voto ha ormai perso ogni connotazione ideologica. I cittadini non hanno votato per appartenenza o per simpatia”, ma “per mettere al centro i temi che vivono nella propria quotidianità e per migliorare la propria qualità di vita”.
Povertà, sprechi, tasse, sicurezza e disoccupazione sono i temi messi al centro, spiega Di Maio, su cui “i cittadini hanno deciso di darci fiducia regalandoci un risultato storico: hanno finalmente visto un progetto, al quale chi vuole può partecipare, e i mezzi e le persone per realizzarlo”. “‘Politica vuol dire realizzare’, disse Alcide De Gasperi. Politica per noi sarà realizzare il programma che abbiamo presentato agli elettori”, prosegue Di Maio. “‘Partecipa. Scegli. Cambia’ era quello che abbiamo chiesto ai cittadini, loro hanno partecipato e hanno scelto. Ora insieme abbiamo la storica occasione di cambiare l’Italia. Io non voglio perderla e chi ha scelto di ostacolare a tutti i costi il cambiamento faccia pure, ma sappia che non si può fermare il vento con le mani e che noi nonostante tutto cambieremo l’Italia”. La metafora del vento è la stessa che il leader M5s ha usato durante il discorso di chiusura della campagna elettorale in piazza del Popolo a Roma, ma è anche, molto probabilmente inconsapevolmente, una citazione del discorso di Matteo Renzi alla Leopolda del 2011.
Di Maio nella lettera ribadisce anche uno dei primi concetti che ha espresso dopo l’elezione quando, proprio nel corso della prima conferenza stampa, aveva detto che il M5s è il partito che più rappresenta gli elettori: “Mi piace sottolineare che siamo l’unica forza politica nazionale che ha ottenuto un grandissimo risultato al sud (con punte del 50%), ma anche molto ben radicata al nord: siamo primi in Piemonte (oltre il 27%), Emilia-Romagna (27%), Liguria (30%), Valle d’Aosta dove per la prima volta con il 25% eleggiamo una parlamentare donna, e la seconda in Veneto (oltre il 24%), Friuli (oltre il 24%), Lombardia (oltre il 22%) e Trentino Alto Adige (19.5%)”.