Matteo Renzi, non tiene conto di un elemento fondamentale che lui comincerà a comprendere nei prossimi giorni. Chi pensa che il disegno di Renzi sia quello di barricarsi con la pattuglia di suoi fedelissimi all’opposizione sbaglia, perché non tiene conto di una cosa fondamentale: gli eletti renziani della pattuglia sono nominati che non hanno voti, ma in virtù di questa legge elettorale sono semplicemente dei designati dal segretario e dai suoi fedelissimi, paracadutati in varie regioni dell’Italia.
Questi nuovi parlamentari sanno benissimo che l’occasione capitatagli sarà irripetibile ed unica perché il segretario Renzi ormai è fuori e se si tira troppo la corda Sergio Mattarella potrebbe anche sciogliere per tornare al voto ed a quel punto sarebbero fuori anche loro. Invece il “senso di responsabilità istituzionale” che i neo eletti cominceranno a respirare sin nei primi giorni quando parteciperanno al rito dell’investitura (foto nel palazzo, rilascio tesserini, passaporto di servizio, ed altre procedure che rendono dignitosa ed onorevole la carica che si apprestano a rivestire), gli renderà difficile aderire agli ordini dei caporali che tengono le fila del gruppo renziano.
Nessuno vorrà tornare indietro per nuove elezioni nelle quali non saranno mai ricandidati. Questi signori, non sono stati nominati per andare all’opposizione. Alla fine sarà il “buon senso” a costruire il nuovo governo, e Renzi con i suoi del giglio magico rischia di essere travolto dal buon senso. Anche in questo caso come in economia esiste quella “invisibile manina della politica” che alla fine guida le cose. La dimensione internazionale, la responsabilità costituzionale, l’identità comunitaria italiana viaggeranno con la lentezza della democrazia come una barca a vela verso l’unica soluzione possibile. E poi c’è il popolo, quello vero, pesante e sovrano che oggi ha scelto. Il sud ha parlato come mai era successo in modo uniforme e netto. Difficile che Mattarella possa investire il Nord a trazione leghista rischiando una spaccatura del Paese: da una parte il governo e dall’altra il Sud pentastellato.
I rischi sarebbero troppo alti, nel senso che il M5S è l’ultima opportunità di contenimento istituzionale della rabbia sociale e se non avessero la possibilità di provarci sud e periferie rischierebbero di esplodere. Renzi, con la sua parola chiave che è Indietro non Avanti, è ormai un capitolo chiuso. La sua conferenza stampa è stata l’elogio dell’Indietro contro il buon senso, con i se “avessimo votato prima”, se avessimo vinto il Referendum”, con il popolo che risponde “se tu avessi mantenuto la parola di lasciare la politica!”. E fino a quando il Pd chiederà ai suoi elettori con la voce di Renzi il consenso, nessuno tornerà indietro per votarlo.
Nel febbraio del 2017 parlai del Pd di Renzi prigioniero dei cancelletti (#) dell’arroganza, oggi nulla è cambiato ed è peggiorato l’atteggiamento di Renzi che non ha mai alimentato la discussione interna fino ad oggi, e vorrebbe farlo adesso per conquistare il tempo necessario che però il popolo non gli ha concesso. Renzi capirà presto che quelli da lui nominati saranno i primi ad abbandonarlo, perché in definitiva gli elettori hanno bocciato il renzismo e il berlusconismo, ma non hanno votato il PD come prospettiva d’opposizione. Comincia davvero la terza Repubblica e questa si percepisce nell’aria di soddisfazione che si sente al Sud. Il rottamatore fiorentino avrà il tempo di scrivere un altro libro… titolo consigliato “Indietro”.