Ad Albert Lanièce, eletto per l'Unione valdostana col sostegno dal Pd, è rinviato a giudizio insieme ad altre 20 persone e la Gdf gli sequestra anche il conto corrente: firmò la delibera del 2012 che accordava un mega finanziamento regionale al Casinò di Saint-Vincent che porterà a sprechi e malversazioni
“Case, conti correnti. Tutto. Mi hanno sequestrato tutto”. C’è un senatore appena eletto nella Terza Repubblica che parte per Roma da salendo sul podio più alto dell’imbarazzo. Si chiama Albert Lanièce ed è uno dei 21 politici della Val d’Aosta cui la Guardia di Finanza mercoledì mattina, in pieno consiglio regionale, ha notificato il sequestro conservativo di beni immobili e conti correnti, terreni, quote di società di gestione del risparmio e società fiduciarie, oltre a quinto della quota relativa stipendi, pensioni e vitalizi maturati presso datori di lavoro ed enti pubblici. Il provvedimento è stato disposto dalla procura regionale della Corte dei Conti ed è legato all’inchiesta contabile per un presunto danno erariale di 140 milioni di euro relativo al finanziamento pubblico per il rilancio del Casinò di Saint-Vicent.
Il neosenatore non l’ha presa bene perché mentre le tv locali lo cercano per celebrarne l’elezione gli domandano del suo coinvolgimento in quella brutta storia che lo vede rinviato a giudizio. “Ci tengo a dire che non sono tra quelli sui quali ricade il sospetto di aver movimentato dei soldi per sottrarli al sequestro”, premette Lanièce che nella vita è un medico di famiglia e giura di aver avuto un ruolo solo nella parte iniziale della storia, quando nel 2012 la giunta regionale di cui faceva parte si è trovata a scegliere se far fallire la casa da gioco a controllo pubblico o rilanciarla iniettando denaro sonante. Insieme ad altri 10 firma la delibera che accorda 50 milioni di euro di finanziamento. Per la procura contabile è la scelta scellerata che solletica negli anni la fame dei disonesti che avrebbero utilizzato l’operazione per arricchire se stessi, più che le casse pubbliche.
“Ma io nel 2013 sono stato eletto senatore e non ho più seguito la gestione dell’operazione, le mire responsabilità si fermano alla firma di quell’atto”, dice oggi Lanièce. “Allora lavoravano al Casinò 800 persone e le perdite della struttura sarebbero diventate un buco per le finanze regionali. Se non fossimo intervenuti tempestivamente la procura avrebbe potuto chiamarci in causa per danno erariale dovuto a quell’inerzia. In ogni caso la casa da gioco sta restituendo i soldi ed è arrivata al 50% della somma erogata a suo tempo. Confido che i magistrati colgano la buona fede in cui ho operato”.
Una delle malevole voci collegano la sua ri-candidatura ed elezione proprio a questa vicenda. “E’ pura maldicenza, non solo per i motivi che ho detto ma anche perché la contestazione è contabile, non c’e reato penale e dunque non c’è immunità parlamentare da far valere. Non sono accusato di peculato ma di aver votato una delibera di finanziamento che ha finito per compromettere il buon andamento economico dell’amministrazione”. Almeno la procura ha avuto la cortesia di aspettare la sua elezione. “Non so se è stato quello il motivo, ma di sicuro è una cosa apprezzabile perché la campagna elettorale e la rete avrebbero finito per strumentalizzare questa storia dalla quale confido di uscire pienamente assolto”.