Assieme a Christian Corda sono coinvolti altri 2 militanti del movimento di estrema destra, ritenuti responsabili dell'accoltellamento. Perquisizioni in mattinata nelle case di 13 persone: sequestrati cellulari, adesivi, vestiti e un coltellino. Per gli inquirenti è chiara la dinamica dell'aggressione del 12 gennaio: fu un 'assalto' organizzato, gli antifascisti non fecero altro che fuggire
Tre militanti di CasaPound sono indagati per tentato omicidio in concorso per per l’accoltellamento ai danni di un antifascista di 36 anni avvenuto la sera del 12 gennaio nel quartiere della Foce di Genova. Tra loro c’è anche il responsabile provinciale del movimento di estrema destra, Christian Corda. La sua abitazione è stata perquisita dalla Digos alla ricerca di materiale utile a chiudere le indagini della procura sull’episodio.
Gli investigatori coordinati dal sostituto procuratore Marco Zocco, hanno sequestrato 13 cellulari a altrettanti militanti di Casapound che quella sera erano presenti nella sede di via Montevideo. Tra loro ci sono due ragazze di cui una minorenne. I telefoni sequestrati saranno analizzati da un perito nominato dalla procura allo scopo di recuperare eventuali sms e messaggi Whatsapp cancellati. Oltre ai cellulari sono stati sequestri adesivi, capi di abbigliamento e un coltellino.
Le indagini della Digos hanno finora consentito di ricostruire con precisione la dinamica dell’aggressione: sarebbe emerso chiaramente come non si sia trattato di una rissa o di uno scontro tra gruppi antagonisti bensì di un vero e proprio ‘assalto’ organizzato ai danni degli antifascisti che altro non hanno fatto che fuggire dopo aver visto i militanti di Casapound inseguirli brandendo bottiglie e cinghie.
Ci vorrà ancora tempo affinché il medico legale dell’università di Pavia, Luca Tajana, depositi la perizia sulla ferita subita dall’antifascista, perizia che dovrà dire se quel fendente avrebbe o meno potuto uccidere. In caso di risposta negativa i reati verrebbero derubricati in lesioni.