Il capo politico dei Cinquestelle ribadisce la linea: "Parlo a tutti, nessuno escluso. Ma non di poltrone". E fissa già per il 10 aprile la prima data di possibile svolta sul Documento di economia e finanza (ma le consultazioni iniziano solo una settimana prima". Varoufakis: "I grillini? Si stanno posizionando come un partito centrista. Pronti ad abbracciare il sistema"
Niente poltrone, ma punti di programma. Anzi, i Cinquestelle avanzeranno la prima proposta già nei prossimi giorni e se ci sono altre forze politiche che vogliono proporre altre misure “siamo pronti a discuterne”. Il capo politico del M5s Luigi Di Maio ribadisce la linea in un’intervista al Corriere della Sera. Il Pd prima scelta del Movimento? “Lo scrivono i giornali, ma io ho sempre detto che parlo a tutte le forze politiche, nessuna esclusa”. Intanto, però, i contatti – a prescindere dalle dichiarazioni ufficiali – sottotraccia proseguono. Di Maio, nell’intervista, è prudente al limite dell’abbottonato, ma da una parte assicura “disponibilità al confronto” anche sulle presidenze delle Camere (dove pure il Pd è attirato da varie sirene, qui compreso Renato Brunetta) e dall’altra giura che “vogliamo agire da subito”. “Entro il 10 aprile – spiega di Maio – deve essere presentato il Def, il Documento di economia e finanza che definisce le scelte di politica economica dei prossimi anni, e che dovrà essere approvato a maggioranza assoluta del Parlamento, quindi il Movimento sarà determinante. Sarà l’occasione per trovare le convergenze sui temi con le altre forze politiche”. Una proposta per accelerare i tempi, forse, ma difficilmente praticabile visto che è quasi certo che le consultazioni al Quirinale inizieranno il 3 aprile e quindi è complicato che in quella settimana sia stata già formata una maggioranza con un Parlamento così messo.
Certo, il richiamo alla responsabilità del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è “sacrosanto”, dice Di Maio. “In ballo c’è l’interesse del Paese che per noi viene prima di ogni cosa. Noi, dal canto nostro, faremo tutti i passaggi istituzionali per garantire un governo al Paese”. Sulla possibilità di inserire, nella squadra di governo, ‘tecnici’ concordati con altre forze politiche (i giornali, con la credibilità del calcio mercato, parlano di Settis, Bray, Cottarelli, Cantone), Di Maio replica che “non vogliamo parlare di poltrone, parliamo di temi, di punti di programma per cambiare in meglio la vita della gente. Ci dicano le altre forze politiche quali sono i loro punti e discutiamo per il bene dei cittadini e non per spartirci incarichi”.
Anche dei Cinquestelle parla oggi, tra gli altri, l’ex ministro dell’Economia greco Yanis Varoufakis secondo il quale il Movimento “sta chiaramente cercando di riposizinarsi come un partito centrista di cui le istituzioni possano fidarsi: cerca di mantenere quello che molti percepiscono come radicalismo prendendo di mira la vecchia e corrotta classe politica, evitando però di sfidare il ‘sistema’ stesso”. Secondo Varoufakis “quando un sistema fallisce, come sta accadendo in Italia e in Europa, il tentativo di abbracciarlo criticandone i funzionari mi sembra destinato alla rovina”. Quanto ai rapporti con l’Europa e alla volontà di M5s e Lega di “forzare le regole” l’ex ministro greco risponde che grillini e leghisti “sono destinati a ripetere lo stesso errore” di Renzi. La fine possibile, insomma, è che una volta al governo i partiti “anti-sistema” si ripieghino nel sistema, come accadde a Tsipras. “Proprio come Tsipras e Renzi – conclude Varoufakis – è il destino di qualsiasi politico a cui mancano una proposta completa su come ridisegnare la Zona Euro e il coraggio di dire no a Berlino e Francoforte quando la proposta viene respinta”.