Altro che Cinquestelle: sette stelle
Alberto e Simone si ritrovano a replicare uno dopo l’altro i piatti di tre chef mondiali: l’uovo di seppia di Pino Cuttaia, chef della Madia, due stelle, Licata; un piatto che si ispira al thailandese Mango sticky rice di Anthony Genovese, del Pagliaccio, due stelle, Roma; l’anatra muta di Norbert Niederkofler, del Sant’Hubertus, tre stelle, San Cassiano.
L’insostenibile leggerezza dello strisciare il dito nell’uovo… @PinoCuttaia #MasterChefIt ? pic.twitter.com/KoqXOSbOQc
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Il miracolo della vita si rinnova anche a #MasterChefIt ???#Simone @PinoCuttaia pic.twitter.com/A2aAr86PUo
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Il più difficile per tecnica è senza dubbio l’uovo di seppia che è proprio nel senso che va fatto un uovo con una seppia. Il più difficile per organizzazione è il piatto di Genovese che elenca i tre milioni di ingredienti (cocco, mango, lime, tabasco, verdure, mikado di cioccolato, scampi, panna montata, La Sila poi si è stancata di appuntarseli) nel suo accento strano da franco-calabrese, un po’ topino di Ratatouille un po’ Abatantuono, viuleeeenz. “Vediam ‘sto conigl come esc”.
RT se anche tu stai apprezzando l’elegante dialettica di @ChefGenovese! #MasterChefIt ??? pic.twitter.com/IjT0uPXjEd
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Il premio acquolina va invece all’anatra di Niederkofler, cognome che solo l’asburgica Klugy riesce a pronunciare senza ricoprirsi di ridicolo. Vale la pena di raccontare – soffrendo – che l’anatra del Sant’Hubertus si cuoce direttamente sulla brace e si serve – dopo averla fatta riposare sul fieno, amici, sul fieno! – con una salsa kogi di orzo fermentato e una salsa di anatra con bacche di sambuco. Da qualche parte c’è anche la “portulaca” che Simone chiede cos’è e Klugy la “regina delle erbe” (detta così…) gli fa presente che esiste in tutta Italia con l’espressione di chi parla di carote grattugiate in busta del Penny.