Passate le elezioni, e scritti infiniti commenti sui risultati, mi sembra che si possano considerare quattro buone ragioni per le quali al Pd conviene appoggiare una maggioranza M5S a qualunque costo.
1) Cinque anni fa M5S rifiutò di sostenere un governo Bersani. Fu un gravissimo errore, che ci ha regalato cinque anni della coalizione tra un pessimo Renzi e una destra pressoché impresentabile. Si vuole oggi, a parti invertite, ripetere quell’errore e avventurarsi in chissà quale soluzione politica? L’astio e il risentimento non sono motivazioni sensate, e la vendetta dà soddisfazioni di breve durata.
2) La competizione elettorale si è combattuta sul confronto tra ciò che Renzi aveva fatto (un sacco di porcherie, indubbiamente) e ciò che Grillo e Di Maio hanno detto. Nessuna competizione equa si può fare in base a queste premesse, perché tra il dire e il fare, come tutti sanno, c’è di mezzo il mare. L’elettorato M5S non ha neppure rimproverato ai suoi leader di aver sprecato il loro 25% dell’elezione scorsa nella comoda tana di una opposizione inutile. Si vuole ripetere questa situazione ad ogni futura elezione fino al 51% del M5S? Si vuole permettere che chi rappresenta il 32% degli elettori possa escludersi da ogni responsabilità di governo? Io ritengo che M5S sia un bluff, ma il bluff vince finché non si chiede di vedere le carte, cioè di assumere responsabilità di governo. E se per caso e contro ogni pronostico M5S non fosse un bluff e fosse capace di realizzare le sue promesse e intenzioni sarebbe certamente un bene per il paese giovarsi del suo contributo di governo.
3) Certamente la cosa più conveniente per il Pd sarebbe trovarsi all’opposizione di un governo M5S-Lega, e se si prospettasse la possibilità di un accordo tra i due vincitori, sarebbe opportuno fare un passo indietro e vedere due bluff in una sola mano di carte. Ma questa ipotesi non appare plausibile e un governo del centrodestra sarebbe a mio parere anche peggiore di uno M5S-Pd. Un partito che ha la storia del Pd (altro non gli è rimasto) non può tirarsi indietro di fronte alle sue responsabilità nei confronti del paese, e lasciare il campo al duo Salvini-Berlusconi. Non sarà piaciuta all’elettorato Pd l’alleanza con Alfano, ma lasciare il campo al duo è peggio.
4) In una alleanza parlamentare il socio di minoranza esercita un potere di controllo molto più grande di quello che avrebbe rimanendo all’opposizione. Se cinque anni fa M5S avesse appoggiato Bersani, non solo avremmo avuto un governo Bersani invece del governo Renzi, ma Di Maio avrebbe in qualunque momento potuto dire al Presidente del Consiglio: “Se fai una cosa che secondo me non va ti levo la maggioranza”. Stando all’opposizione non ha fatto nulla (ma ha chiacchierato tantissimo). Lo stesso potere lo avrebbe domani in Pd se si alleasse col M5S. La democrazia vive di controllo reciproco (e in Italia vive male). D’altra parte aspettare che M5S abbia il 51% per governare da solo significa aspettare la dittatura: il Parlamento rappresenta tutti i cittadini e le alleanze parlamentari servono a far sì che il massimo numero di cittadini, istanze, richieste, bisogni trovi espressione. Il governo di un solo partito si chiama fascismo.
Io so benissimo che queste opinioni non saranno gradite a molti; avendo votato PaP, la mia opinione non è neppure rappresentata in Parlamento e una alleanza M5S-Pd non urterebbe la mia sensibilità perché i due partiti mi sono entrambi estranei. Per contro molti elettori di M5S e Pd potrebbero sentirsi urtati. Ma prima o poi viene il momento in cui bisogna ragionare col cervello, non con la pancia e lasciare indietro le recriminazioni reciproche.