“C’erano tutti gli ingredienti del jet set: belle donne, auto di grossa cilindrata, vestiti e gioielli di lusso, e l’ingrediente fondamentale per un cantiere di maxi nautica che va per la maggiore: tanti armatori provenienti da tante parti del mondo”. Così il periodico Ship-2 shore descriveva la festa che il 18 settembre 2015 aveva celebrato, a Savona, i cento anni del cantiere Campanella-Mondomarine. A celebrare i successi della ditta, tra champagne e fuochi d’artificio, c’erano Alessandro Falciai, presidente di Mondomarine, Roberto Zambrini, socio di minoranza e una flotta di ballerine guidata da Elenoire Casalegno “straripante nella sua intatta avvenenza all’alba dei 40 anni”.

Oggi quell’evento da 600.000 euro (dicono gli operai) ricorda l’ultima festa sul ponte del Titanic. La crisi del cantiere, infatti, è emersa come un iceberg meno di 2 anni dopo, nel giugno 2017, ed è precipitata a dicembre, prima con il ricorso al concordato preventivo poi con il fallimento. “Oggi siamo in un limbo – mi racconta Silvano Pintus, uno dei 43 operai che non vedono più un euro da novembre – non abbiamo né cassa integrazione perché non c’è, al momento, nessuna certezza di ricominciare a lavorare, né la mobilità perché non siamo mai stati licenziati”.

Il ‘limbo’ è un labirinto di capannoni che fronteggia il mare grigio acciaio del porto di Savona. L’estate scorsa ronzavano tutto il giorno, mentre ora resistono in silenzio al vento gelato che flagella la costa e fa oscillare come bandiere ammainate le imbragature che calavano in acqua gli scafi degli emiri e degli oligarchi. Intorno a quattro yacht in manutenzione, lavorano solo tredici operai ingaggiati con contratti a termine dalla Palumbo Group Shipyard, che ha affittato il cantiere per 6 mesi. Se riuscirà a prenderne il controllo, assumerà 45 dipendenti su 57, ma ai cancelli prevale lo scetticismo.

“Se Palumbo non acquisisce il cantiere saltano tutti gli accordi – dice Antonino Episcopo – non c’è nessuna certezza. L’azienda non sta investendo in lavori tali da garantire un fatturato che consenta di coprire le spese del cantiere. La regione e le autorità locali si sono interessate all’inizio della nostra crisi, ma ora pensano solo alle elezioni”.

“Facciamo scafi per italiani, greci, russi, ucraini, tedeschi – spiega Luca Valente della Rsu – gli italiani hanno ancora un prestigio intatto. ‘Mondomarine’ non è andata in crisi per il mercato, ma c’è stata una sottrazione di somme. I giornali parlano di 30 milioni di euro”. L’indagine su Mondomarine, ha coinvolto i vertici della società ipotizzando, reati che vanno dal falso in bilancio alla bancarotta. “E’ stata la nostra più grande umiliazione – dice Valente – perché han lasciato terra bruciata, e chiunque verrà adesso a rilevare l’azienda prima di rifarsi una clientela e una affidabilità avrà bisogno di tempo “.

Alessandro Falciai ha spiegato che l’indagine è conseguenza dell’azione di responsabilità che lui stesso ha promosso – in qualità di azionista di maggioranza – contro i manager della società, ma a un certo punto gli operai lo hanno accusato di voler abbandonare la nave come uno Schettino qualunque e, cosa ancor più grave, di aver cercato di farlo con il proprio yacht: “I rappresentanti dei sindacati hanno avuto parole durissime per il principale azionista”, racconta il sito di informazione IVG il 29 settembre 2017 spiegando che a giugno, quando Falciai chiese ai dipendenti di mettere il suo yacht in mare, anche se non era terminato, suscitò il sospetto che volesse portarlo in un altro cantiere, sottraendolo all’eventuale blocco successivo ad un possibile fallimento per cui l’8 giugno i lavoratori bloccarono i cancelli impedendone il varo, in una scena degna del “Potemkin”.

Luca Valente ricorda l’ultimo Natale con la proprietà. “Il dottor Zambrini ci parlava di una tensione finanziaria… Ora io faccio l’elettricista, conosco la tensione a 180, 220 a 240: la ‘tensione finanziaria’ mi disorienta un po’, ma lui diceva che era temporanea”. Con 28.000 disoccupati la provincia di Savona è la più depressa del nord tanto da essere classificata come “area di crisi industriale complessa”.

Mentre l’ultimo cantiere affonda, i camion di una ditta edile vanno a fuoco e la ‘ndrangheta ‘colonizza’ altri locali nel centro, in città si discute di deiezioni canine. Un’ordinanza del sindaco puniva il padrone del cane che piscia sotto i portici con megamulta da 500 euro. Dopo due mesi di polemiche è stata ritirata. “Il pubblico che assisteva al consiglio comunale dedicato ai cani arrivava sino in strada – racconta Marco Ravera consigliere dell’opposizione – ma quando ho detto alla gente ‘restate, ora si parla del cantiere’, se ne sono andati quasi tutti”.

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