Il tribunale di Torino non ha condannato Mario Virano nel processo nato dall’esposto di militanti No Tav della Val di Susa, che gli avevano chiesto copie di alcuni documenti. Per un capo di imputazione è stato sancito il non luogo a procedere
Nessuna condanna. Mario Virano, ex commissario del governo alla Torino-Lione, è stato assolto da un’accusa di omissione di atti d’ufficio, mentre un altro episodio simile è risultato prescritto. Lo ha stabilito oggi il tribunale di Torino nel processo nato dall’esposto di militanti No Tav della Val di Susa, Alberto Veggio e Maria Grazia Di Pietro. In passato la stessa procura aveva prima chiesto l’archiviazione del procedimento e poi l’assoluzione di Virano, attuale direttore generale dell’azienda pubblica italo-francese Telt che sovrintenderà la costruzione del tunnel del Moncenisio.
Tutto ha inizio nel febbraio 2008 quando Veggio e Di Pietro avevano richiesto copie di alcuni atti dell’Osservatorio del governo per la Torino-Lione. Non avendo ottenuto risposte esaustive e celeri avevano cominciato una battaglia di carte bollate, con diffide e ricorsi al Tribunale amministrativo regionale del Piemonte che aveva ritenuto la loro richiesta generica, ma aveva invitato Virano a consegnare il materiale richiesto. Per sciogliere alcuni nodi l’allora commissario del governo si era rivolto all’Avvocatura dello Stato, facendo passare moltissimo tempo. Dopo una diffida del maggio 2010, a dicembre l’Osservatorio consegna circa duecento pagine riguardanti gli aspetti ambientali dell’opera. Secondo il pm Enzo Bucarelli quella consegna avrebbe dimostrato che Virano non aveva alcuna intenzione di omettere degli atti, ma su questo episodio il tribunale ha dichiarato di non doversi procedere per la prescrizione del reato.
Virano è stato poi assolto per un secondo capo d’imputazione, quello sulla seconda richiesta di accesso agli atti che Virano aveva detto essere negli uffici romani dopo il trasloco dell’Osservatorio all’interno del governo. Una volta ricevuta la domanda, l’ex presidente dell’osservatorio aveva incaricato della ricerca una funzionaria, ma anche in questo caso la consegna della documentazione si era fatta attendere rendendo necessaria una seconda diffida. Secondo il pm, Virano ha fatto il suo dovere e per il collegio presieduto da Piergiorgio Balestretti il fatto non costituisce reato.
“Prendo atto con soddisfazione di una sentenza che riconosce la sostanziale correttezza dei miei comportamenti nel ruolo di commissario di governo e presidente dell’Osservatorio”, ha dichiarato Virano, assistito dall’avvocato Alberto Mittone. Dall’altra parte l’avvocato di parte civile Federico Milano sottolinea: “In parte (i giudici, ndr) ci hanno dato ragione: la prescrizione non è una assoluzione”.