“Io prendo atto che la base del Pd non detesti un accordo programmatico col M5S, ma vi immaginate i Romano, i Migliore, le Morani, gli Orfini che improvvisamente vanno d’accordo col M5S, quando fino al giorno prima si sono metaforicamente accoltellati?”. Così a Otto e Mezzo (La7) il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, esprime perplessità su un’alleanza tra i 5 Stelle e il Pd, sottolineando: “Mi sembra una casistica veramente molto difficile. Se Mattarella ci riuscisse, sarebbe il più grande fenomeno della storia della politica italiana e sarei il primo a fargli gli applausi. Ma è uno scenario che trovo improbabile”. Scanzi poi elenca le ragioni del successo elettorale dei 5 Stelle: “Il M5S ha vinto sicuramente in quanto forza anti-casta. E’ una forza che in questi 5 anni almeno un po’ di opposizione l’ha fatta, ed è l’unica che, nel bene e nel male, poteva giocare la carta della vera novità. Credo che un po’ di merito del risultato vada anche a questa svolta governativa di Di Maio, ma in generale di tutto il M5S che ha abbassato i toni e che ha utilizzato una sorta di comunicazione post-democristiana, facendo breccia sugli over 40, cioè su quelli che fino a due anni fa, appena sentivano nominare i 5 Stelle, scappavano e gridavano “Arrivano i barbari””. E aggiunge: “Non ho mai creduto a una ipotesi di governo Lega-M5S: hanno due cose in comune e otto cose non in comune. Credo che entrambe siano indebolite paradossalmente dal fatto di essere forze estremiste e anti-sistema e quindi abbiano una grande difficoltà a governare con chiunque non sia loro stessi. E questo rende ancora più complicato lo scenario e più difficoltoso il lavoro di Mattarella. Non abbiamo il Pd e Forza Italia che, tutto sommato, avrebbero fatto un Renzusconismo più o meno garbato, ma abbiamo due forze che, fino a domenica 4 marzo, ci hanno detto che sono antitetiche e che detestano il Pd”