“Renzusconi? Temo che non sia affatto morto e sepolto. Secondo me, un Renzusconi in salsa salviniana non è da escludere del tutto”. Così a Otto e Mezzo (La7) il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, risponde a una domanda della conduttrice Lilli Gruber circa i prossimi scenari post-elezioni, citando il suo libro e spettacolo. E spiega i motivi: “Renzi non è finito, Berlusconi è bravo ad accalappiare consensi. E al centrodestra mancano molti meno parlamentari di quanti ne manchino al M5S. Sarebbe un’ipotesi terribile. Se mi sbaglio, sarò il primo a essere contento”. Scanzi si sofferma su Lega e M5S: “Di Maio ha sicuramente un profilo istituzionale più specifico e più compiuto rispetto a Salvini, anche se pure lui deve dimostrare tutto come politico. Essere leader di opposizione è un conto, essere presidente del Consiglio è tutto un altro sport. Riguardo alla gestione dei trecento parlamentari M5S, molti dei quali nuovi, credo che sarà difficile per Di Maio e per tutto il Movimento, un po’ perché l’animo umano è corruttibile, un po’ perché, come scriveva Victor Hugo, c’è gente che pagherebbe pur di vendersi. E infine perché il M5S ha tanti esordienti alla Camera e al Senato”. E aggiunge: “Nella precedente legislatura ci furono circa 50 voltagabbana, già adesso in partenza ci sono 8 parlamentari eletti col M5S, ma di cui non ne fanno più parte. In più, Berlusconi, per quanto in fase decadente, in questi anni ha dimostrato di avere un certo talento nel carpire e nel conquistare gli Scilipoti. Peraltro” – continua – “dei Scilipoti il centrodestra ne avrebbe bisogno almeno una cinquantina, mentre il M5S di parlamentari nuovi ne avrebbe bisogno 90 alla Camera e una quarantina al Senato. Se dovessi puntare un copeco, e non di più, lo punterei sul centrodestra che non sul M5S”. Circa i dem, Scanzi osserva: “Se si torna al voto a ottobre o a marzo del prossimo anno, il Pd rischia di passare dal 18% al 15-10%. Però bisogna anche intendersi su questo: di chi parliamo quando ci riferiamo al Pd? Attualmente ha cinque-sei anime. Salvini o Di Maio con chi dovrebbero parlare? Con Renzi o con quel che ne rimane, con Orlando, con Franceschini, con Emiliano? Lunedì alla direzione Pd sapremo qualcosa, ma teniamo conto che il Pd è davvero in una fase di estremo travaglio, perché, anche ammesso che cominci la fase di de-renzizzazione, non è che si ricostruisce un partito da un momento all’altro. Non è che se esoneri l’allenatore, improvvisamente la squadra torna vincente”. E chiosa: “Bisogna ricostruire ciò che è stato distrutto da buona parte del renzismo, a partire anche dalla nuova classe dirigente. Ma il nuovo Pd deve fare anche una cosa ancora più difficile: riconquistare quegli elettori che nel frattempo si sono avvicinati o all’astensione o al M5S”