Nel giorno in cui i vincitori delle elezioni - Di Maio e Salvini - dicono di essere disponibili al dialogo e il presidente del Pd, Matteo Orfini, ribadisce la posizione renziana di stare all'opposizione e non fare accordi con nessuno, arriva un appello dal giornale del vescovi
Nel giorno in cui i vincitori delle elezioni – Di Maio e Salvini – dicono di essere disponibili al dialogo e il presidente del Pd, Matteo Orfini, ribadisce la posizione renziana di stare all’opposizione e non fare accordi con nessuno, arriva un appello per “un governo di tregua”. “Vedo buoni motivi per tornare di corsa alle urne, e ottime ragioni per fare qualcosa di serio prima. Non con una Grande Intesa a forte connotazione politica che solo uno spettacolare colpo di scena – tipo un accordo Di Maio – Salvini potrebbe propiziare. Forse, appunto, con un ‘governo utile’ perché di tutti, dall’orizzonte limitato e dal programma essenziale“, basato su fisco, welfare e nuova legge elettorale. È l’opinione di Marco Tarquinio, direttore del quotidiano della Cei Avvenire, che propone un “governo di tregua”
“Sarebbe un esito sorprendente e positivo se dalla eccitata e violenta campagna elettorale appena terminata nascesse un governo di tregua: aiuterebbe a smaltire veleni e tossine masticati, inoculati e accumulati nel corpo vivo del Paese”, scrive Tarquinio risponendo ai lettori di Avvenire. Scrive ancora Tarquinio: “Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Matteo Renzi sono sfidati a dare un governo utile all’Italia. In sostanza questo significa che su due vincitori insufficienti (Di Maio e Salvini) grava un dovere di iniziativa e reponsabilità del quale devono mostrarsi degni al cospetto dell’opinione pubblica interna e internazionale. Sul grande sconfitto, Renzi, pesa il dovere di non far male ulteriore al proprio partito e di non far male all’Italia”.
Ieri a parlare era stato il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, che al futuro governo chiedeva “di essere totalmente al servizio della gente e di ascoltarla. Chiedo di attuare quello che noi anche nella dottrina sociale della Chiesa chiamiamo il bene comune che è il bene di tutti. Avevo raccomandato alla gente più volte – di andare a votare perché avevo paura di un flop e avrebbe voluto dire che la gente era disinteressata e lontana dalla politica. La gente ha votato e per questo ho espresso la mia gioia. Ora sarà il presidente della Repubblica, nella sua sapienza e prudenza, a dare le indicazioni più opportune. Di più non posso dire – aveva concluso – perché mi sono ripromesso di dare qualche giudizio più specifico durante il Consiglio permanente confrontandomi con gli altri vescovi”.
Oggi il leader del M55 ha risposto con un post su Facebook: “‘Politica vuol dire realizzare’ diceva Alcide De Gasperi, ed è a questo che tutte le forze politiche sono state chiamate dai cittadini con il voto del 4 marzo. Più precisamente a realizzare quello che anche nella dottrina sociale della Chiesa viene chiamato ‘bene comune’, che è ciò che noi in tutta la campagna elettorale abbiamo indicato come ‘interesse dei cittadini”.