Ius soli, la battaglia dei genitori di Ahmed: “Gravemente malato, senza cittadinanza perde possibilità di curarsi”
Nel 1999 una giovane coppia dello Yemen raggiunge l’Italia per far operare il figlio neonato all’Ospedale Pediatrico Apuano di Massa. Diciannove anni dopo, i genitori affidatari temono che Ahmed, se non avrà la cittadinanza, possa perdere il diritto di farsi curare in Italia. Per questo, con il supporto del Comune di Massa, fanno appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Arrivato dallo Yemen a un anno di vita per curare una grave cardiopatia, Ahmed è cresciuto a Massa con una coppia che si era detta disponibile ad ospitarlo due mesi, il tempo delle cure, ma visto l’aggravarsi del quadro clinico si è trovata a farsi carico di lui fino a oggi, quando il ragazzo, affetto da una grave forma della sindrome di DiGeorge, di anni ne deve compiere venti. Ahmed non parla, riesce a comunicare solo a gesti, dipende totalmente dall’assistenza dei suoi genitori affidatari, eppure, se non interverrà il Presidente della Repubblica, unico ad avere la facoltà di concedere la cittadinanza fuori dalle consuete procedure, il ragazzo rischia di perdere la possibilità di curarsi in Italia.
Ahmed nasce nel novembre del 1998 ad Hajjah, villaggio abbarbicato sui monti a nord ovest dello Yemen. Affetto da una grave forma di cardiopatia, grazie al sostegno di una ditta italiana dove il padre del bambino lavorava come operaio, a San’a, nella capitale, il piccolo riesce a raggiungere l’Ospedale Pediatrico Apuano di Massa, dove viene operato d’urgenza e gli viene salvata la vita.
Dopo diversi mesi, il quadro clinico si complica ulteriormente, ma i genitori di Ahmed, Amen e Khaleda, si vedono costretti a tornare nello Yemen, dove hanno lasciato altri due figli piccoli. Vista la criticità del quadro clinico, il bambino viene dato in affidamento dai servizi sociali di Massa Carrara a Luciano Ricci e Adriana Fruzzetti, che lavorando proprio nel reparto di cardiochirurgia pediatrica hanno le competenze necessarie per prendersi cura del piccolo, che nei primi dieci anni di vita arriverà ad affrontare 12 interventi chirurgici. Tuttora, per tutta la durata della notte necessita di un respiratore automatico. Tra i paesi più poveri del mondo, dal 2015 lo Yemen è anche sconvolto dalla guerra. Così i genitori di Ahmed, con cui la famiglia affidataria è sempre rimasta in contatto, hanno visto devastare il loro paese dai bombardamenti dell’Arabia Saudita, che anche con un importante contributo dell’industria delle armi made in Italy, ha raso al suolo anche obiettivi civili come scuole e ospedali. Questo è il quadro che rende impraticabile qualunque ipotesi di adozione, ma anche ogni possibile garanzia per il mantenimento in salute di Ahmed nello Yemen.
Nel 2016, i genitori affidatari di Ahmed hanno ottenuto, in accordo con i servizi sociali di Massa Carrara, la proroga dell’affidamento fino al 2019. Al compimento dei 21 anni, non esistendo la possibilità di prorogare l’affidamento, nessuno sa quale sarà la situazione giuridica del ragazzo. Un permesso di permesso di soggiorno per cure mediche, oggi, oltre all’enormità di procedure burocratiche e i costi spropositati che potrebbero andare a carico del ragazzo, che resterebbe senza alcun titolo giuridico a casa della famiglia Ricci. Inoltre, non essendo infatti, quella di Ahmed, una sindrome che ’sulla carta’ richiede terapie specifiche e continue, pur necessitando di un monitoraggio costante e l’utilizzo di dispositivi medici che non tutti saprebbero maneggiare, è possibile che il tribunale, come purtroppo è già avvenuto per casi analoghi, respinga la richiesta di permesso per ragioni sanitarie, sostenendo che le cure mediche non siano “necessariamente da svolgere in Italia”.
Se il permesso per motivi di salute non venisse accordato, l’unica alternativa resterebbe quella del permesso per motivi umanitari, a sua volta messo a rischio dalle “promesse elettorali” presenti nel programma condiviso dalla coalizione di centro destra di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che rivendicano continuamente il loro “massimo impegno” per abolire la “protezione umanitaria”, rendendo di fatto un rischio concreto il mancato rinnovo del permesso e il contestuale provvedimento di espulsione per Ahmed.
“Anche se questo cortocircuito non dovesse avvenire, e il tribunale accogliesse la richiesta di permesso per ragioni sanitarie, senza cittadinanza che diritti avrebbe Ahmed?” La paura dei genitori affidatari non è infondata, perché se infatti il Servizio Sanitario Nazionale è previsto finché un minore è in affidamento e preso in carico dai servizi sociali, questo accesso gratuito sarebbe messo a rischio, e le frequenti cure a cui Ahmed, senza preavviso, spesso deve sottoporsi, ricadrebbero integralmente sulla famiglia Ricci, sempre che gli venisse accordato il ruolo di tutori, fatto, anch’esso, non scontato.
Per questo, Luciano Ricci e Adriana Fruzzetti, che fino a oggi hanno scelto di condurre la loro lotta a basso profilo, tentando tutte le vie istituzionali, arrivano ad appellarsi direttamente al Presidente della Repubblica per fare avere la cittadinanza ad Ahmed, una richiesta che anche il Comune di Massa ha fatto sua, attraverso i servizi sociali, inoltrando una raccomandata urgente al Prefetto di Massa Carrara Enrico Ricci, affinché facesse l’appello giungesse al Quirinale. Purtroppo però, a un’anno di distanza dall’invio della lettera, non è arrivata nessuna risposta, e i genitori non sanno se, in qualche modo, le istituzioni sono intenzionati ad aiutarli a uscire da questo labirinto burocratico, d’altra parte, se è vero che la cittadinanza possa essere conferita” nell’interesse dello Stato, per meriti speciali, come una grazia o un premio”, è inevitabile pensare che Ahmed, con la sua ostinata voglia di vivere, la meriti.