Pur non essendo un’opera fondamentale del regista romano, che ci lasciò nel 1977, è però interessante recuperare un lavoro che sembra possedere già in nuce alcune coordinate strutturali dei lavori rosselliniani enciclopedici e pedagogici della sua tv che arriveranno almeno dieci anni dopo. Nel ’56 Rossellini era reduce dall’apice dell’incontro con la Bergman in Viaggio in Italia (1953) e aveva appena concluso Dov’è la libertà? e La paura (1954). Di lì a breve sarebbe arrivato il Leone d’oro veneziano per Il generale Della Rovere (1959)
Era rimasto nascosto per oltre sessant’anni in qualche scatola dell’archivio dell’Institut National de l’Audiovisuel di Parigi. Psychodrame, un documentario di poco più di 50 minuti firmato da Roberto Rossellini, torna alla luce, restaurato in digitale, e presentato alla Cinematheque Francaise di Parigi. Pur non essendo un’opera fondamentale del regista romano, che ci lasciò nel 1977, è però interessante recuperare un lavoro che sembra possedere già in nuce alcune coordinate strutturali dei lavori rosselliniani enciclopedici e pedagogici della sua tv che arriveranno almeno dieci anni dopo. Nel ’56 Rossellini era reduce dall’apice dell’incontro con la Bergman in Viaggio in Italia (1953) e aveva appena concluso Dov’è la libertà? e La paura (1954). Di lì a breve sarebbe arrivato il Leone d’oro veneziano per Il generale Della Rovere (1959).
Il film che Rossellini girò nel 1956 per il Centro studi della Radio-televisione francese, documenta la tecnica dello psicodramma ideata dallo psicoterapeuta Jacob Moreno, applicata ad un consesso attoriale, dove agli attori stessi viene permesso di sperimentare una serie di percorsi che liberano la loro spontaneità e accentuano la loro percezione drammatica. Sono proprio il professor Moreno e la sua assistente Anne Ancelin Schützenberger a mettere in scena diversi esempi di tecnica dello psicodramma. In una stanza ci sono una decina di attori che a turno vengono chiamati a discutere di un tema: l’impegno politico. Tre gli esempi con tre graduali immersioni nelle tecniche dello psicodramma: nel primo si mette in scena una semplice recita a soggetto; nel secondo entra in scena Moreno e chiede agli attori di muoversi e riflettere su alcuni elementi personali del proprio passato per continuare a recitare attorno al tema dell’impegno politico: infine sia Moreno che l’assistente si concentrano in particolare su un attore di una certa età che, spinto a rispondere alle sollecitazioni del professore, si ritrova a rivivere ed interpretare il proprio padre che gli fa alcuni complimenti.
Niente scenografia, o solo alcuni tavoli e sedie, per i tre esempi filmati da Rossellini, e in aggiunta degli “ego ausiliari”, le “tecniche del doppio e dello specchio”. Una tecnica, quello dello psicodramma che ancora oggi si usa nel teatro a fini terapeutici e come cura psicologica, e che viene utilizzata anche nelle terapie di gruppo Gestalt come “monodramma gestaltico” dove “il non attore” di volta in volta interpreta i vari ruoli della situazione evocata affinché gli diventino chiari. A livello storico cinematografico Psychodrame contribuisce comunque in maniera determinante a chiarire il percorso creativo di uno dei più importanti cineasti del cinema moderno. Sul set, Rossellini affida l’incarico di direttore della fotografia a un giovane stagista in attesa di andare militare: Claude Lelouch. “Rossellini – ricorda Lelouch – mi fece in due parole una lezione di cinema che non ho più dimenticato: riprendi quel che hai voglia di vedere. Usa la macchina da presa come gli occhi. Piazzala su chi ascolta, se ti accorgi che è più importante di chi parla. Èuno dei punti da cui sono partito per fare i miei film”. Psychodrame è stato identificato dallo storico del cinema Sergio Toffetti e restaurato dall’Archivio nazionale del Cinema d’impresa-Csc.