Prosegue il percorso del processo sulla strage di Bologna in cui è imputato Gilberto Cavallini, ex Nar accusato di concorso in strage a 38 anni dall’esplosione alla stazione. In vista della prima udienza, il 21 marzo, i pm stanno preparando la lista dei testimoni in cui, stando a Repubblica, compaiono Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, già condannati in via definitiva. Ci saranno anche, scrive l’Ansa, Flavia Sbrojavacca, compagna dell’imputato, Elena Venditti, che fu fidanzata di Ciavardini e Cecilia Loreti, amica del gruppo. Ma anche i periti che fecero le analisi sull’esplosivo utilizzato per l’attentato che fece 85 morti e 200 feriti.
I pm Antonello Gustapane, Antonella Scandellari e Enrico Cieri e il procuratore capo Giuseppe Amato chiederanno inoltre di acquisire le testimonianze di persone che nel frattempo sono morte. Tra queste, Maria Cecilia Brunelli, la madre di Sbrojavacca, Massimo Sparti, che dichiarò di aver incontrato Fioravanti e Mambro a Roma due giorni dopo l’attentato, Marco Pizzarri (anche lui amico del gruppo), Luigi Vettore Presilio, estremista di destra che dal carcere a luglio 1980 parlò di un evento che doveva succedere a Bologna, a inizio agosto. Ma anche Carlo Digilio, soprannominato Zio Otto, ex ordine Nuovo, poi collaboratore di giustizia.
La possibilità che i terroristi condannati tornino in un aula di tribunale come testimoni nel processotrova lo scetticismo sulla loro effettiva presenza del presidente dell’associazione dei familiari delle vittime dell’attentato, Paolo Bolognesi. “Senz’altro saranno chiamati – dice Bolognesi all’agenzia – ma bisogna vedere se verranno. Per me è difficile che vengano oppure si avvarranno della facoltà di non rispondere. Ricordo che Mambro e Fioravanti peraltro sono liberi: lo Stato italiano è indulgente con gli stragisti”. Se decideranno di venire, si troveranno di fronte i parenti delle vittime, in 90 già parti civili. “Saremo sempre presenti”, assicura Bolognesi.
Intanto prosegue il percorso dell’inchiesta della Procura generale sui mandanti dopo l’avocazione del fascicolo con l’avvio di una rogatoria in Svizzera. per verificare gli eventuali movimenti per diversi milioni di dollari che, prima dell’eccidio, sarebbero partiti da un conto bancario elvetico aperto riconducibile al maestro venerabile della Loggia P2 Licio Gelli.