Politica

Direzione Pd, già archiviato il “no ai caminetti” di Renzi. Adesso le primarie non le vuole più nessuno

Le primarie del Partito democratico? Rottamate. A una settimana di distanza dalle parole di Matteo Renzi nella conferenza stampa post-elettorale, contro i “caminetti” e contro l’ipotesi di scegliere un reggente del partito, tutte le aree del Pd, dai renziani stessi alle diverse minoranze dem, allontanano l’ipotesi di primarie per la nuova segreteria. “Serve un segretario eletto dalle primarie. Lo dico con grande rispetto per i mie amici e dirigenti del Pd. Niente caminetti ristretti. Le primarie sono l’elemento costitutivo del partito”, rivendicava il segretario (con tanto di dimissioni differite), dopo la batosta elettorale del 4 marzo. Eppure, nemmeno una settimana dopo, tutto sembra dimenticato, tra chi prende tempo e chi si rifugia negli appelli all’unità, a margine della Direzione Pd dove alla fine le dimissioni formali sono state annunciate. “Primarie? Meglio chiarirci noi prima le idee”, sentenzia Sandro Gozi, tra i pochi a parlare all’esterno di un Nazareno blindatissimo, sotto la pioggia e tra la ressa dei cronisti. Consultazioni archiviate per lasciare le gerarchie intatte dentro un’Assemblea dove i renziani sono maggioranza indiscussa? “Io credo che tutto sia aperto”, taglia corto lo stesso Gozi. Ma i numeri per l’ex segretario sono ancora blindati. Eppure, nemmeno le minoranze vogliono la conta dei gazebo. “Ma quali caminetti, no no. Renzi ha preso atto della sconfitta. Dopo il voto di domenica gli altri un pezzo di futuro se lo sono preso, ma gli altri non sono quelli del Pd”, ha rivendicato Gianni Cuperlo. “Se il Pd può fare a meno delle primarie? Non sono mai stato un appassionato. Dovrebbero essere l’esito finale di un processo, magari con un candidato unitario”, si è difeso pure Cesare Damiano, legato all’area Orlando. Lo stesso che attacca però, di fronte all’ipotesi di un sostegno dell’area renziana a un governo di centrodestra, magari non guidato da Salvini ma da un esponente più moderato. “Non vorrei che agitando lo spettro del M5s si dimentichi che siamo alternativi a Berlusconi e Salvini”, ha attaccato Damiano. Tutto mentre i renziano smentiscono le voci: “Sciocchezze”, ha tagliato corto il renziano Dario Parrini