L’Assemblea tra almeno un mese, il congresso chissà quando. Nel frattempo ci sono due linee interne neanche lontanamente agguerrite: da una parte il reggente Maurizio Martina, che vuole continuare a lavorare con i renziani e incarna la linea del segretario. E cioè nessun sostegno al M5s e un nuovo leader scelto dal congresso e non dalle primarie. Dall’altra Andrea Orlando, che invece chiede l’azzeramento di tutta la segreteria. “Come garanzia“, si scusa subito, offrendo in cambio addirittura lo scioglimento della sua corrente. Eccola qui quella che doveva essere la resa dei conti del Pd. Eccola qui l’autoanalisi interna dopo la disfatta delle politiche. E’ tutto rinviato a data da destinarsi. Forse di almeno un mese quando all’Assemblea del Pd Matteo Renzi spiegherà le ragioni delle sue dimissioni.
La lettera di Renzi – Alla direzione, invece, come previsto il segretario non c’è. Al suo posto l’ex premier invia la lettera di dimissioni, letta in apertura di lavori da Matteo Orfini. “Caro presidente, rassegno le mie dimissioni preso atto del risultato delle elezioni. L’effetto immediato di questa lettera è di avviare le procedure: c’è un mese di tempo per avviare l’assemblea. In quella sede spiegherò le ragioni delle dimissioni”, scrive Renzi. Subito omaggiato dai suoi, ma anche – a fine giornata – dal premier Paolo Gentiloni che definisce le dimissioni del suo predecessore “esempio di stile e coerenza politica. Dalla sconfitta il Pd saprà risollevarsi, con umiltà e coesione. Ora fiducia in Maurizio Martina”, ha detto l’ormai ex segretario. Che in serata torna a farsi sentire: chi “oggi parla di attacchi” da parte di Renzi, affermano fonti vicine all’ex premier, “non coglie nel segno: il Pd è unito e compatto sulla linea dell’opposizione e in attesa del congresso”.
Martina reggente apre la porta ai renziani – La direzione, infatti, è solo l’occasione per l’entrata in scena di Martina, che come nuovo reggente prova a chiedere un armistizio. “Cercherò di guidare il partito nei delicati passaggi interni e istituzionali a cui sarà chiamato. Lo farò con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze, individuando subito insieme un luogo di coordinamento condiviso. Chiedo unità”, dice il ministro dell’Agricoltura. Che non chiude la porta ai renziani, tutt’altro: “La segreteria si presenta dimissionaria a questo appuntamento. Ma io credo sia importante che continui a lavorare insieme a me in queste settimane che ci separano dall’Assemblea”. In pratica il partito rimarrà comunque in mano a Renzi e ai suoi uomini. E dopo, comunque, non ci saranno le primarie. “La prossima Assemblea dovrebbe avere la forza di aprire una fase costituente del Partito democratico in grado di portarci nei tempi giusti al congresso – dice Martina – Perché il nostro progetto ha bisogno ora più che mai di nuove idee e non solo di conte sulle persone. Questo lavoro potrebbe iniziare proprio con la prossima Assemblea dando vita a una Commissione di progetto incaricata di elaborare unitariamente ipotesi concrete per il percorso”. Tradotto: dovrebbe essere il congresso eleggere un segretario traghettatore. Più o meno come avvenne dopo le dimissioni di Pierluigi Bersani e la designazione di Guglielmo Epifani.
Alle forze che hanno vinto diciamo una cosa sola: ora non avete più alibi. Il tempo della propaganda è finito. Cari Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo. #direzionePd pic.twitter.com/CInIxONrSw
— Maurizio Martina (@maumartina) 12 marzo 2018
Tutti (tranne Emiliano): “Pd all’opposizione” – Insomma Martina interpreta in tutto e per tutto la linea di Renzi. Lo fa soprattutto quando affronta il nodo fondamentale che divide i dem in queste settimane: l’ipotetico appoggio a un governo guidato dal Movimento 5 stelle o dalla Lega. “Cari Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità. Misureremo insieme ai cittadini le vostre coerenze, giorno per giorno, rispetto a quello che avete promesso facilmente e raccontato in mesi e mesi di propaganda senza limiti”. In pratica a sentire il reggente il Pd rimarrà all’opposizione. Ma di Pd all’opposizione parlano praticamente tutti (e il concetto finisce scritto nero su bianco nel documento finale) a parte Emiliano: Graziano Delrio, Gianni Cuperlo (che però parla di un possibile “governo di scopo”), l’orlandiana Barbara Pollastrini e lo stesso Orlando. Che è l’unico a pronunciare parole leggermente diverse da quelle di Martina. “A noi chiedete una assunzione di responsabilità ma chiediamo anche qualche garanzia. Non guardateci male se chiediamo qualche garanzia. L’ultima direzione ha creato un vulnus nei rapporti”, dice guardasigilli che in pratica vuole le dimissioni di tutta la segreteria renziana. Un gesto che Orlando è disposto a ricambiare addirittura sciogliendo “l’area che fa riferimento a me per fare un passo avanti insieme“. Si vedrà.
Richetti (in tv): “Renzi si lamenta degli adulatori? Li ha premiati” – Per il momento votano quasi tutti la relazione Martina. Sette, infatti, gli astenuti, che sono poi gli uomini di Emiliano. “La mia area darà un’astensione di incoraggiamento a Martina”, aveva anticipato il governatore, che ha abbandonato i toni belligeranti di qualche giorno fa anche se continua a spingere per l’appoggio al M5s perché sarebbe la “maturazione di un processo politico inevitabile“. Alla fine il risultato è che dichiarazione più critica nei confronti di Renzi lo fa un renziano della prima ora (poi messo da parte negli anni di Palazzo Chigi) e fuori dalla direzione. “Faccio un piccolo appunto a Renzi, a cui voglio bene: oggi lamenta piaggeria e viltà, ma qualche d’uno che era al suo fianco lo aveva già denunciato quando ciò avveniva. E invece di guardarsene, quelle persone sono state premiate con ruoli di prim’ordine”, dice Matteo Richetti a Otto e Mezzo. “La responsabilità è di tutti – aggiunge – ma le ragioni della sconfitta sono molteplici, non ultima l’atteggiamento del gruppo dirigente, a partire dal segretario”.
CRONACA ORA PER ORA
Ore 20 e 38 – Gentiloni: “Renzi esempio di stile”
“Le dimissioni di Matteo Renzi esempio di stile e coerenza politica. Dalla sconfitta il Pd saprà risollevarsi, con umiltà e coesione. Ora fiducia in Maurizio Martina”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, al termine della direzione del Partito democratico.
Le dimissioni di @matteorenzi esempio di stile e coerenza politica. Dalla sconfitta il #PD saprà risollevarsi, con umiltà e coesione. Ora fiducia in @maumartina
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 12 marzo 2018
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Ore 20 e 45 – Il documento finale: “Il Pd si impegnerà all’opposizione”
“La Direzione del partito democratico ha approvato l’ordine del giorno finale, con 7 astenuti e voto favorevole di tutto il resto della platea, prendendo atto delle dimissioni del segretario e ringraziandolo per il lavoro e l’impegno appassionato di questi anni alla guida del partito nella sfida politica e di governo, intrapresa sempre con grande determinazione”. Così un comunicato del Nazareno, che arriva dopo la direzione di oggi. “La Direzione – si legge – assume, come avvio del confronto, la relazione del vicesegretario, che svolgerà le funzioni di segretario fino all’Assemblea nazionale convocata – come da Statuto – dal Presidente, e condivide le proposte avanzate sulla gestione collegiale dei prossimi passaggi politici. Riconosce l’esito negativo del voto, garantisce il pieno rispetto delle decisioni e delle scelte espresse dai cittadini e il proprio apporto al Presidente della Repubblica.
“Il Pd si impegnerà dall’opposizione, come forza di minoranza parlamentare, riconoscendo che ora spetta alle forze che hanno ricevuto maggior consenso l’onere e l’onore di governare il Paese. Infine, chiama a un impegno straordinario le federazioni regionali, provinciali e i circoli per promuovere a ogni livello il più ampio confronto di analisi e proposta per individuare insieme il percorso da seguire per il rilancio del partito democratico nella società italiana”, conclude la nota.
Ore 20 e 05 – Richetti: “Renzi si lamenta degli adulatori ma li ha premiati”
“Faccio un piccolo appunto a Renzi, a cui voglio bene: oggi lamenta piaggeria e viltà, ma qualche d’uno che era al suo fianco lo aveva già denunciato quando ciò avveniva. E invece di guardarsene, quelle persone sono state premiate con ruoli di prim’ordine”. Lo ha detto Mattero Richetti a Otto e mezzo su La7.
“Riporteremo il Pd ai numeri, all’autorevolezza e alla popolarità che gli conviene.La responsabilità è di tutti, ma le ragioni della sconfitta sono molteplici, non ultima l’atteggiamento del gruppo dirigente, a partire dal segretario”, conclude.
Ore 20 – Approvato documento finale
La direzione nazionale del Partito democratico ha approvato il documento finale che di fatto recepisce la relazione del vicesegretario Maurizio Martina. Nel voto finale ci sarebbero stati 7 astenuti, che dovrebbero, a quanto si apprende, far capo all’area Emiliano.
Ore 19 e 15 – Emiliano: “Astensione di incoraggiamento a Martina”
“La mia area darà un’astensione di incoraggiamento a Martina: collaboreremo con il segretario, e faremo in modo che questo Paese abbia un governo nel minore tempo possibile”. Lo ha detto il governatore della Puglia, Michele Emiliano, a margine della direzione del Pd s
Ore 19 e 13 – Orlando: “Martina telefoni ai non ricandidati”
“Penso che Maurizio debba avere il nostro sostegno e il nostro incoraggiamento. A noi chiedete una assunzione di responsabilità ma chiediamo anche qualche garanzia”. Lo ha detto Andrea Orlando alla Direzione del Pd, facendo riferimento alla relazione del vice segretario Maurizio Martina. “L’ultima Direzione ha prodotto un vulnus sulle liste, alcuni rapporti tra noi sono definitivamente saltati, ci vorrà tempo per ricostruire -ha spiegato il ministro della Giustizia-. Non ci deve essere una damnatio memoriae, ma ci sono stati dei parlamentari, anche presidenti di commissione, non candidati senza sapere perchè. Credo che il primo atto del reggente dovrebbe essere un colpo di telefono a queste persone, un atto di civiltà, un modo di recuperare un rapporto”.
Ore 18 e 54 – Orlando: “Chiedo dimissioni intera segreteria”
“La collegialità è essenziale, non è una concessione ma un’assunzione di responsabilità. Non capisco però il residuo di classe dirigente precedente, non perché parte di quelli o tutti non possano far parte di un percorso collegiale ma forse per far parte di una fase nuova questa evoluzione sarebbe necessaria”. Lo dice Andrea Orlando in direzione Pd chiedendo le dimissioni della segreteria. “Non guardateci male se chiediamo qualche garanzia. L’ultima direzione ha creato un vulnus nei rapporti”, afferma.
Ore 18 e 50 – Orlando: “Disponibile a sciogliere mie corrente”
“Sono disponibile a sciogliere l’area che fa riferimento a me per fare un passo avanti insieme”. Così il ministro Andrea Orlando alla direzione del Pd.
Ore 18 e 48 – Orlando: “Dobbiamo stare all’opposizione”
“Siamo all’opposizione non per il risultato elettorale, visto che c’erano partiti nella prima repubblica che col 3 per cento stavano al governo… Ma perché il nostro programma non si può realizzare in un sistema di alleanze. E se noi facessimo un governo coi M5s o con la destra tradiremmo gli impegni elettorali che abbiamo assunto”. Lo dice il ministro Andrea Orlando in direzione Pd. “Ma attenzione ad evitare un Aventino istituzionale, noi abbiamo il dovere di far entrare tutte le forze che sono uscite dalle urne nel gioco democratico e dobbiamo costruire un assetto di garanzia dei livelli istituzionali”, ha aggiunto.
Ore 18 e 44 – Orlando: “Tutti responsabili ma tra noi responsabilità diverse”
“Sarebbe sciocco ricondurre il risultato elettorale a un tema di classe dirigente, ma è anche un tema di classe dirigente. Sarebbe sottovalutare la portata del risultato elettorale e delle responsabilità: tutti abbiamo delle responsabilità ma tra noi le responsabilità sono diverse. Serve una riflessione profonda, che provi a investire qualcosa oltre al partito e coinvolga il campo che lo circonda. Era la discussione che avremo dovuto fare all’indomani del referendum”. Lo ha detto Andrea Orlando parlando alla Direzione del Pd.
Ore 18 e 30 – De Luca: “Discutere senza tweet”
“Siamo al bivio tra la ricostruzione del partito e l’avviarci verso la deriva”. Lo ha detto, a quanto si apprende, il presidente della Campania Vincenzo De Luca in direzione Pd.
Quanto al passato, De Luca ha affermato: “C’è stato grande movimento verso il futuro ma totale disattenzione verso la gente in carne e ossa. Un estraniamento del Pd rispetto al sistema dell’essere umano”. De Luca ha sottolineato la necessità di “una direzione che possa discutere veramente, non con dei tweet” e di lavorare “sul territorio”, a partire da “un grande piano per il Sud”.
Ore 18 e 18 – Pollastrini: “Siamo minoranza ma no opposizione da curva”
“Non ha pagato la ricerca ansiosa del voto moderato, il partito pigliatutto, il mito delle primarie”. Lo ha detto Barbara Pollastrini intervenendo alla Direzione del Pd.
“Serve una svolta netta di lettura della società – ha proseguito l’esponente di SinistraDem – Il popolo ha messo noi e la sinistra in minoranza, ma saremo più credibili se non trasformiamo la scelta dell’opposizione in uno scontro tra curve”.
Ore 18 – Cuperlo: “No a stampella ma possibile governo di scopo”
Usare il consenso raccolto per cercare lo sbocco possibile evitando una paralisi deleteria per l’Italia. Anche eventualmente con un governo di scopo che si rivolga al complesso delle forze e degli schieramenti. Con un programma limitato e poi un ritorno governato alle urne. Ma su questo il tempo dirà”.
Ore 17 e 33 – Bresso: “Pd all’opposizione”
Il Pd deve fare opposizione. Noi aspettiamo che chi ritiene di avere vinto le elezioni dica che cosa vuole fare: c’è una procedura, ci sarà il presidente della Repubblica che convoca i gruppi e vedremo. La responsabilità di dare un governo al Paese tocca a chi ha vinto”. Lo afferma l’europarlamentare del Pd Mercedes Bresso, a margine dei lavori della plenaria a Strasburgo. “Noi sicuramente staremo all’opposizione, poi che cosa succederà nel Paese lo vedremo. Noi siamo da sempre pronti a fare la nostra parte, ma non sostituendoci a chi ha vinto e deve dare una risposta”, conclude.
Ore 17 e 20 – Cuperlo: “Sconfitta interroga i padri nobili” (GUARDA IL VIDEO)
“Le radici della sconfitta affondano almeno negli ultimi 10 anni. Pararsi dai guai rovesciando tutta la responsabilità sul segretario che si è dimesso – cui va la mia solidarietà sul piano umano – sarebbe una soluzione senza onestà”. Così Gianni Cuperlo alla direzione Pd. “Questa sconfitta interroga e incalza l’intera classe dirigente del Pd: partito, governo, padri nobili, minoranze, chi ha scelto di piantare la tenda altrove e ha raccolto pochissimo – ha aggiunto Cuperlo, con riferimento anche al risultato di LeU alle elezioni -. Sono responsabilità diverse perché c’era chi ha comandato e chi no, chi ha sempre applaudito e chi no, chi ha chiesto di cambiare per tempo e chi no. Ma poiché la sinistra rischia di dileguarsi, questo non può che essere un tempo di verità e di svolta”.
Ore 16 e 56 – Cuperlo: “Ripartire da collegialità”
“Ho apprezzato la relazione di Maurizio Martina, a partire dal giudizio sincero sul voto. Per la sinistra è stato il dato peggiore della storia dell’Italia repubblicana. Oggi deve essere il tempo della verità e della svolta. Perdiamo per un vuoto decennale di identità”. Così Gianni Cuperlo nel suo intervento alla Direzione del Pd. “Martina ha ragione – ha proseguito il leader di SinistraDem – sulle cause di questa sconfitta e bisogna ripartire dalle idee. Dovremo dare fiducia a Maurizio e costruire subito la collegialità necessaria per affrontare questa fase. Il Partito democratico c’è, ora dimostriamo che questa sconfitta non è un destino”.
Ore 16 e 45 – Delrio: “Siamo secondo partito italiano. Rimaniamo uniti”
“Siamo ancora il secondo partito italiano, staremo uniti”. Lo afferma Graziano Delrio, a quanto si apprende, in direzione Pd. Delrio ha aperto il suo intervento ringraziando Renzi per tutto quello che ha fatto e per la scelta che ha compiuto con le dimissioni. “Maurizio Martina – aggiunge Delrio – tu ora hai mandato pieno. Grazie per la sua analisi franca e seria. Per ripartire abbiamo bisogno di analisi rigorose come questa. Dobbiamo dire ad elettori ed eletti che il Pd c’è ancora”. “Non bisogna vergognarsi di aver detto la verità. Noi abbiamo cercato di dire la verità” in campagna elettorale, sottolinea: “Abbiamo bisogno di bussole che ci facciano capire i conflitti che ci sono, devono essere leggibili”.
Ore 16 e 38 – Delrio: “Saremo opposizione”
“Abbiamo ricevuto una cartolina netta, chiara, dagli elettori. Noi staremo dove ci hanno messo gli elettori: all’opposizione”. Una opposizione “seria, responsabile, costruttiva”. Lo dice Graziano Delrio nel suo intervento in direzione Pd. “Quando il Paese si renderà conto che le promesse saranno irrealizzabili, gli elettori chiederanno conto”, afferma.
Ore 16 e 33 – Delrio: “Non cerchiamo nuovo capo ma nuova direzione”
“Ai militanti dico: il Pd c’è ancora, non siamo una sfumatura tra il giallo dei grillini e il blu dei leghisti”. Lo dice il ministro Graziano Delrio, nel suo intervento in direzione Pd. “Noi dobbiamo dire ai militanti che c’è bisogno di Pd. Siamo riuniti non per cercare un nuovo capo ma una nuova direzione”, sottolinea. “Siamo di nuovo qua, siamo tornati. Abbiamo bisogno di un partito presente nei territori e nella società”.
Ore 16 e 24 – Inizia il dibattito: 58 iscritti a parlare
Dopo la relazione di Maurizio Martina è iniziato il dibattito alla Direzione del Pd e, a quanto viene riferito, sarebbero 58 gli iscritti a parlare.
Ore 16 e 10 – Martina: “No congresso subito”
Martina continua il suo intervento: “La prossima Assemblea Nazionale dovrebbe avere la forza di aprire una fase costituente del Partito democratico in grado di potarci nei tempi giusti al congresso. Perché il nostro progetto ha bisogno ora più che mai di nuove idee e non solo di conte sulle persone. Ha bisogno di una partecipazione consapevole superiore a quella che possiamo offrire una sola domenica ai gazebo. Abbiamo bisogno di una lettura politica e culturale all’altezza del tempo che stiamo vivendo. Di una profonda riorganizzazione, in grado di investire davvero sui territori e sulla partecipazione diretta della nostra comunità alle principali scelte politiche da compiere. Questo lavoro potrebbe iniziare proprio con la prossima Assemblea dando vita a una Commissione di progetto incaricata di elaborare unitariamente ipotesi concrete per il percorso”.
Ore 15 e 57 – Martina: “Lega e M5s governino”
“Alle forze che hanno vinto diciamo una cosa sola: ora non avete più alibi. Ora il tempo della propaganda è finito. Lo dico in particolare a Lega e Cinque Stelle: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo. Cari Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità. Misureremo insieme ai cittadini le vostre coerenze, giorno per giorno, rispetto a quello che avete promesso facilmente e raccontato in mesi e mesi di propaganda senza limiti”. Lo ha detto Maurizio Martina nella relazione alla Direzione nazionale del Partito Democratico.
Ore 15 e 54 – Martina: “Guiderò partito con massima collegialità”
“La segreteria si presenta dimissionaria a questo appuntamento. Ma io credo sia importante che continui a lavorare insieme a me in queste settimane che ci separano dall’Assemblea. Con il vostro contributo cercherò di guidare il partito nei delicati passaggi interni e istituzionali a cui sarà chiamato. Lo farò con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze, individuando subito insieme un luogo di coordinamento condiviso. Chiedo unità”. Lo dice Maurizio Martina in direzione Pd.
Ore 15 e 50 – Martina ringrazia Renzi
“Sento innanzitutto il bisogno di riconoscere la scelta che il segretario ha compiuto dopo il voto, con le sue dimissioni, e voglio ringraziarlo per questo atto forte e difficile ma soprattutto per il lavoro e l’impegno enorme di questi anni”. Lo dice Maurizio Martina nella relazione alla Direzione nazionale del Partito Democratico.
Ore 15 e 49 – Martina: “Non cerchiamo scorciatoie”
“Non cerchiamo scorciatoie o capri espiatori a una sconfitta netta e inequivocabile che ci riguarda tutti, ciascuno per la propria responsabilità, e da cui tutti dobbiamo imparare molto. Non ho timore a dire che si è realizzata una cesura storica tra le culture fondative della Repubblica e il paese”. Lo ha detto Maurizio Martina nella relazione alla Direzione nazionale del Partito Democratico.
Ore 15 e 45 – Orfini legge lettera dimissioni Renzi
Il presidente del Pd Matteo Orfini apre con la lettura della lettera di dimissioni di Matteo Renzi la direzione nazionale del Partito democratico. “Caro presidente, rassegno le mie dimissioni preso atto del risultato delle elezioni. L’effetto immediato di questa lettera è di avviare le procedure: c’è un mese di tempo per avviare l’assemblea. In quella sede spiegherò le ragioni delle dimissioni”.
Ore 15 e 43 – Militanti davanti al Nazareno: “Mai con M5s”
Davanti alla Nazareno ci sono anche alcuni militanti contrari a qualsiasi intesa con i pentastellati e la Lega e che per manifestare il proprio convincimento mostrano sulle giacche un adesivo con la scritta: “Mai con M5S’ . Poi aggiungono a voce: “mai anche con la Lega”.
Ore 15 e 17 – Orlandiani riuniti alla Camera
È in corso alla Camera una riunione degli orlandiani con il ministro Andrea Orlando prima della direzione Pd che dovrebbe cominciare tra poco al largo del Nazareno.
Ore 15 e 15 – Arrivano in rapida successione Carlo Calenda, Paolo Gentiloni e Graziano Delrio
Ore 15 – Arrivano in auto Giuliano Poletti, Marianna Madia e Luca Lotti
Ore 14 e 50 – I big dall’ingresso secondario che è transennato.
Tutti i principali esponenti del Pd entrano dall’ingresso secondario, che è transennato e inavvicinabile per i giornalisti (ma non per turisti e passanti), a differenza di quello principale.
Ore 14 e 48 – Arriva Luigi Zanda ed entra dall’ingresso secondario
Ore 14 e 45 – Rosato al fatto.it: “Restiamo opposizione”
“L’appello di Mattarella? È rivolto a tutte le forze politiche, a cominciare da chi ha vinto le elezioni. Noi resteremo con grande serietà all’opposizione“, dice Ettore Rosato.
Ore 14 e 40 – Emiliano ai fatto.it: “Fare un governo”
“Mattarella ha veramente ragione. Dobbiamo contribuire a dare un governo all’Italia. Il Pd può decidere se far unire M5s e Salvini o se si può provare a concordare punti chiave, con un sostegno esterno ai 5s”. Lo ha detto Michele Emiliano.
Ore 14 e 37 – Arriva Piero De Luca ma dribbla le telecamere
Ore 14 e 30 – Dentro Emiliano, Orfini, Richetti e Rosato
In attesa dell’inizio della direzione del Pd, al Nazareno ci sono già Michele Emiliano, i renziani Matteo Richetti e Ettore Rosato, il presidente del partito Matteo Orfini. Quest’ultimo è arrivato già in mattinata quando ancora la sede del partito non era pattugliata dai cronisti. Verso le 13, invece l’arrivo degli altri. Al Nazareno si vedono anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e candidato sconfitto alla presidenza della Regione Lombardia, e Piero Fassino, che però sono usciti dopo pochi minuti.
Ore 14 e 25 – Salvini: “Non ci hanno votato per riportare Renzi”
“Gli italiani non ci hanno votato per riportare Renzi al governo, e neanche Gentiloni”: così il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano del messaggio al Pd rivolto da Silvio Berlusconi in una intervista alla Stampa, in vista della formazione del nuovo governo. Salvini si è fermato brevemente coi giornalisti in via Bellerio, al termine della riunione del Consiglio Federale.
Ore 13 e 54 – Enews Renzi: “Non mollo. Il futuro prima o poi ritorna”
“Io non mollo. Mi dimetto da segretario del Pd come è giusto fare dopo una sconfitta. Ma non molliamo, non lasceremo mai il futuro agli altri. A tutti quelli che mi hanno scritto chiedendomi di non mollare rispondo nello stesso modo. E dico innanzitutto grazie per questi bellissimi anni di lavoro insieme. Il futuro prima o poi torna”. Lo scrive Matteo Renzi nella sua ultima enews.