Ero a “Tempo di Libri” la Fiera internazionale dell’editoria di Milano, in quell’enormità d’architettura che sembra un alveare in mezzo al deserto, dove il deserto sono gli italiani che leggono sempre meno, che sono pure meno di quelli che scrivono.
La prima considerazione va a questo Paese che legge i titoli, se li fa firmare, si fa i selfie con gli autori, arreda casa con la biblioteca, sa tutto dell’Isola degli Chef. La seconda considerazione è come faccia a reggere il mercato: stando alle fiere dei libri e ai libri pubblicati quotidianamente (per non parlare degli imperdibili premi letterari e delle presentazioni dove anche i parenti danno buca) dovremmo essere un paese erudito e informato. Nisba.
Poi ho visto, nel giro di qualche ora, tante e troppe facce che ho già visto, tanto e troppo in tv. E il palinsesto è tutto per loro. Volti consolidati della televisione, capaci di apparire nello stesso giorno in più ospitate, saggisti d’opinione, spesso con la copertina in mano per una marchetta che il conduttore non rifiuta, transitano nei corridoi per la pornografia del pubblico da casa, che in fiera vede la stessa broda dal vivo. Le sale si riempiono, l’applauso è scrosciante, il botteghino è servito. La televisione (Internet un par di palle) produce volti noti che si aggirano in fiera come cosplayer travestiti da se stessi, ego all’uranio impoverito, e il lettore italiano, più che medio sempre più mediocre, si accontenta di vedere chi ha scritto il libro, non di leggerlo. Tanto basta farsi vedere con un tomo sottobraccio e taggare tutti quelli che ti conoscono.