Basta con lo “stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano di oggi”. Sono le parole con cui Benedetto XVI difende il suo successore alla vigilia del 5° anno di pontificato del papa “venuto dall’altra parte del mondo”, come lo stesso Jorge Mario Bergoglio si autodefinì la sera del 13 marzo 2013 affacciato su piazza San Pietro, e che il papa emerito firma in una lettera resa nota a margine di un incontro dal Prefetto della Segreteria per la Comunicazione, monsignor Dario Viganò. I volumi della collana La Teologia di Papa Francesco presentati oggi, prosegue Ratzinger, “mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”.
Parole che suggellano l’anniversario dell’arrivo di Papa Bergoglio sul soglio di Pietro, proprio dopo il gesto rivoluzionario di Benedetto XVI che, considerata la sua età e il diminuire delle forze, aveva scelto di fare un passo indietro per consentire l’arrivo di una guida più vigorosa per la Chiesa. Monsignor Viganò ha raccontato che aveva mandato questi volumi della Lev a Ratzinger per chiedergli se volesse scrivere una pagina di teologia. Il Papa emerito invece ha scelto di inviare un messaggio con chiare parole di plauso per il lavoro e il pensiero teologico del suo successore. Non è la prima volta che emerge una grande sintonia tra il Papa emerito e Papa Francesco che comunque continuano ad avere uno stretto rapporto, fatto di incontri, telefonate, e soprattutto di preghiera.
L’anniversario riempie i media che gravitano attorno alle Mura leonine: “Papa di destra o di sinistra”?, si domanda Vatican News, il sito ufficiale del Vaticano e di Papa Francesco, a proposito del suo pontificato che ha compiuto cinque anni. “Inizialmente tutti o quasi parlavano bene di Francesco. Pian piano sono arrivate le critiche” si osserva, commentando evangelicamente: “Una buona notizia, visto quello che ha detto Gesù: ‘Guai a voi quando tutti parleranno bene di voi’…”. Vatican News sottolinea che “da destra, si accusa il Papa di essere comunista, perché attacca l’attuale sistema economico liberista: ‘è ingiusto alla radice’, ‘questa economia uccide’, fa prevalere la ‘legge del più forte che mangia il più debole’. E parla troppo di migranti e di poveri: oggi ‘gli esclusi non sono sfruttati, ma rifiuti, avanzì…”. “Da sinistra – prosegue il sito – si accusa il Papa di essere fermo sulle questioni etiche: difende a spada tratta la vita, contro aborto e eutanasia: ‘Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana’. Difende la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, condanna la teoria gender, ‘sbaglio della mente umana’ e la dittatura del pensiero unico e le colonizzazioni ideologiche, anche nelle scuole”.
“Cinque anni fa erano davvero pochi quelli che avevano saputo prevedere l’elezione in conclave dell’arcivescovo di Buenos Aires e meno ancora quanti si aspettavano il nome che avrebbe scelto il successore di Benedetto XVI dopo la rinuncia al pontificato, per la prima volta dopo sei secoli. Nessun pontefice aveva scelto di chiamarsi Francesco”, scrive il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, nell’editoriale sui primi cinque anni di pontificato di Papa Francesco. Sottolinea Vian: “Appare chiara la forza di quel nome, che evoca la figura di san Francesco per tre motivi: l’attenzione e la vicinanza ai poveri, la predicazione di pace, la custodia del creato. Tre componenti del messaggio cristiano che stanno caratterizzando lo svolgersi dei giorni del primo Papa americano, che è anche il primo non europeo da quasi tredici secoli e il primo gesuita”.
Anche la rivista dei Gesuiti, Civiltà Cattolica, traccia un bilancio di questi cinque anni evidenziando come Francesco sia “l’unico vero leader morale del mondo”. “La diplomazia di Francesco è frutto di una visione del mondo che ha almeno due capisaldi: il fatto che mai nulla si possa dare per perso nei rapporti tra popoli, Stati e nazioni; e l’attitudine a capovolgere la prospettiva tra centro e periferie”, sottolinea Civiltà Cattolica. E conclude: “Che cosa bisogna attendersi per il futuro da questo pontificato? Lo capiremo nel corso del tempo, perché, come diceva il poeta Antonio Machado: Se hace camino al andar, il cammino si apre strada facendo”.