Presidente Musumeci, io non la conosco. Se non attraverso chi parla di Lei. E chi parla di Lei racconta di un uomo serio, onesto, capace, non troppo incline agli slogan e alla politica di urla e insulti che tanto si usa in questi tristi tempi. Un uomo d’altri tempi. Sa, uno di quelli che gente come mio padre o mio nonno avrebbero stimato pur non appartenendo alla stessa ideologia di fondo.
Io capisco le esigenze della politica, il doversi alleare con chi magari non si vorrebbe neanche come vicino di casa. Le elezioni si vincono coi numeri, lo so bene. Capisco anche che a chi l’ha supportata deve dar conto. Perché quei numeri vanno mantenuti. Però c’è un limite a tutto.
Lei lo sa, la nomina di Vittorio Sgarbi ad assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana non è andata giù a parecchia gente. Vede, Presidente, un personaggio mediatico può permettersi certi eccessi, ma un uomo politico no. Non un uomo politico serio. Secondo i suoi critici, Sgarbi è un personaggio costruito, “pompato” come dicono quelli giovani, prima da Costanzo e poi da se stesso. La militanza politica, se così possiamo chiamarla, ha fatto il resto.
Come Lei sa, Presidente, la Sicilia è in una situazione difficile. Assai difficile. Però non è consentito che, a chi si trova in una situazione difficile, venga mortificata la dignità. Quella no, Presidente.
Lo immagina cos’è per un siciliano, un siciliano che ha votato per Lei perché Lei è un uomo serio, onesto, capace, moderato nei toni, perbene, vedere l’Identità Siciliana umiliata quotidianamente da un assessore che intanto siciliano non è, ma che scredita e degrada la dignità di un popolo?
Gli insulti a Cecilia Strada, le performance di un uomo seduto nudo sulla tazza del gabinetto che insulta gli avversari politici, le offese e l’auspicare la morte di Luigi Di Maio… e poi l’ultima della serie, l’accusa ai siciliani di parassitismo.
So che il momento è delicato. So che la formazione del governo, a Roma, La mette in una situazione di stallo. Capisco le ragioni politiche di certe Sue risposte. Lei sostiene di non essere la badante di Sgarbi. Però è il garante dei siciliani, che L’hanno eletta. Quegli stessi siciliani che in questi giorni hanno firmato e continuano a firmare una petizione indirizzata a Lei, in cui le chiedono di rimuovere Vittorio Sgarbi dalla carica di assessore. In pochi giorni sono state superate le 22.000 firme e forse è il caso di fermarsi a riflettere.
So che magari si augura una rottura più diplomatica, un lasciare la carica a seguito dell’elezione in Parlamento. Sarebbe ancora più mortificante, sa. Essere usati e lasciati per qualcosa di meglio, di più gratificante, di una ribalta migliore. Darebbe il metro di quanto si possa servirsi dei siciliani, schernirli, beffarsene, e andarsene impuniti.
Vede, Presidente, l’Assemblea Regionale Siciliana è il Parlamento più antico d’Europa. Nei decenni, nei secoli, ce ne hanno fatto scempio. E i siciliani hanno lasciato che ne facessero scempio. Affamati, depredati, impoveriti. Sempre col cappello in mano e pronti al “Servo, Eccellenza!”. Però sa, negli ultimi tempi c’è una coscienza diversa. I nuovi figli della Sicilia sono diversi. Non si levano più il cappello e non si sentono più servi. Ecco, Lei deve tutelare quella dignità di cui si sono riappropriati.
Fosse solo per il rispetto che merita quel Parlamento più antico d’Europa e le sue istituzioni.
Fosse solo per il rispetto che merita la dignità di un popolo. Di qualunque popolo.