A riscuotere la tangente, spacciata per compenso di una consulenza, sarebbe stato Antonio Gazzarra, vicepresidente del Consorzio Siciliano Autostrade. Arrestati anche il presidente di Condotte Duccio Astaldi e l'ex capo segreteria di Crocetta Stefano Polizzotto
Una “riserva per le tangenti” e per “corrompere funzionari alla luce del sole”, creata con i soldi pubblici degli appalti. Un “tasso di illegalità neanche facilmente immaginabile“, “tanto alla luce del sole da sbalordire” soprattutto perché dietro la “naturalezza dell’illecito” c’è “mera spregiudicatezza, basata evidentemente su un senso di impunità“. Sono le considerazioni del gip di Messina nella misura cautelare con cui, su richiesta della procura, ha disposto l’arresto di sei persone con le accuse, a vario titolo, di turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio e corruzione nell’ambito di un’inchiesta per presunte tangenti per la realizzazione di tre lotti dell’autostrada Siracusa-Gela. Duccio Astaldi, presidente del consiglio di gestione della Condotte spa, big del settore delle costruzioni, è finito ai domiciliari. Arrestati anche il presidente del consiglio di amministrazione della Cosige Scarl Antonio D’Andrea, l’ex capo della segreteria tecnica dell’ex governatore siciliano Rosario Crocetta, Stefano Polizzotto, e il vicepresidente del Consorzio autostradale siciliano, Antonino Gazzarra.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia, è partita dal Tar di Catania. Che nel corso del giudizio cautelare – pur non potendo pronunciarsi sul merito della controversia amministrativa sull’aggiudicazione – ha trasmesso gli atti alla Procura perché accertasse “la sussistenza del reato di turbativa d’asta”, in “ragione della evidenti peculiarità dell’operato della sub commissione messinese, chiamata a valutare eventuali anomalie delle offerte”. Secondo il Tar “le modifiche apportate da Condotte S.p.A. nella parte tecnica dell’offerta erano state valutate con particolare superficialità dalla sub commissione (presieduta dal Rup, Gaspare Sceusa), che nel corso del sub procedimento si era limitata a chiedere ai medesimi rappresentanti dell’impresa se tali modifiche avrebbero o meno interferito con una nuova approvazione da parte del Genio Civile”.
“Senso di impunità che deriva dai limiti dei poteri di controllo” – Il “senso di impunità – scrive il gip – purtroppo non pare nascere dal nulla, ma ha il suo fondamento nei limiti oggettivi e riscontrati dei poteri di controllo, e degli stessi poteri giudiziari”, visto che il controllo giudiziario “è limitato inevitabilmente al caso che emerge, nello specifico grazie ad una segnalazione del Tar, sia per la difficoltà di penetrare nel complesso mondo degli appalti, sia per oggettivi limiti di forze rispetto ad un numero di reati sconfinato, talvolta per limitazione di metodo”. “Marginale ma emblematica, notoria per essere stato ripetuto in dibattimenti pubblici”, è l’esempio fatto dal giudice, “resta l’asserzione di un pentito di mafia, sulla ‘applicazione, l’uso” della normativa antimafia sugli appalti da parte dei mafiosi: “Prima dell’aggiudicazione aprivamo le buste e se c’era qualche concorrente pericoloso, toglievamo proprio il certificato antimafia dalla sua offerta e così veniva escluso”.
“Per ciò che concerne il reato di corruzione”, continua il gip, “emerge non solo la particolare gravità della condotta posta in essere da tutti gli indagati, ma anche la loro dimestichezza rispetto alla realizzazione del disegno criminoso, tenuto conto dell’articolato sistema corruttivo sin qui esposto, da cui si ricavano una spregiudicatezza criminale non comune e un radicato disprezzo per il rispetto della legge”. “Peraltro, i dati probatori raccolti consentono anche di affermare la sussistenza di un dolo di particolare intensità che ha sorretto nel corso del tempo la determinazione degli odierni indagati – scrive il giudice – Per ciò che concerne l’attualità e concretezza del pericolo di reiterazione, può dirsi che tali requisiti ricorrono sulla base di alcuni fondamentali dati di fatto: le opere sono tutt’ora in corso di realizzazione; gli altri indagati hanno dato prova di poter contare su una fitta rete di relazioni con soggetti pubblici e privati; i privati operano – da quanto emerso nel corso della presente indagine – nel campo degli appalti pubblici”. “Può ritenersi fondatamente, e al presente, che gli indagati ove lasciati in libertà di certo non si asterrebbero dal compimento e/o dalla prosecuzione di altre condotte illecite dello stesso tipo (reati contro la PA) di quelle per le quali si procede”.
“Gazzarra ha nascosto 300mila euro” – “L’avvocato Gazzarra ha nascosto 300mila euro“, dice, senza sapere di essere intercettato, un ingegnere della Condotte spa. “Sinceramente si prendono i soldi!, so soltanto che è un metodo d’azzardo…se si viene a scoprire …Pachira in questo momento ad Astaldi …di lì Gazzarra”, continua l’ingegnere con il suo interlocutore che è uno dei legali della società. “Per fortuna nascondono…stai a sentirmi… l’hanno sempre fatto!“, gli spiega. A riscuotere la tangente sarebbe stato appunto il vicepresidente dell’ente appaltante. La tangente sarebbe stata spacciata come il compenso riscosso da Gazzarra per una consulenza in realtà mai fornita a un’altra società, la Pachira Partners.
Oltre ai sei colpiti da misura cautelare, sono coinvolte nell’indagine cinque persone, tra cui i componenti della commissione che avrebbe dovuto verificare la congruità delle offerte per l’affidamento delle opere: Pietro Mandanici, Sebastiano Sudano, Antonino Recupero e Corrado Magro. Il Consorzio Autostrade, solo una settimana fa, è stato al centro di un’altra inchiesta della procura di Messina che ha ipotizzato a carico del funzionario del Consorzio autostrade siciliane Gaspare Sceusa, tra gli altri, il reato di disastro ambientale per i lavori di messa in sicurezza del tratto dell’autostrada Messina-Catania interessata dalla frana di Letojanni.
“Nessuno speculi sull’indagine che riguarda il mio ex consulente Stefano Polizzotto”, è stato il commento dell’ex governatore della Sicilia Rosario Crocetta. “Ha smesso di fare il mio consulente alla fine del 2013, per differenze di vedute su diverse questioni. Tale evidenza è perfettamente dimostrabile persino dalle scelte politiche che l’avvocato ha fatto di recente, aderendo a Forza Italia, a sostegno della candidatura del presidente Musumeci“.