“Siamo pronti a partire da un lavoro serio di controproposta, ma prima il M5s dica cosa vuole fare”. Dopo il primo debole segnale di apertura di Graziano Delrio, che però si è limitato a dare messaggi di distensione per il Colle, è stato il turno del segretario reggente del Pd Maurizio Martina. Che si è invece rivolto direttamente al Movimento 5 stelle. Intervistato, infatti, nel corso della puntata di Porta a porta (in onda in serata su Rai1), prima è tornato a criticare il capo politico del Movimento 5 stelle per le sue parole contro il ministro uscente Pier Carlo Padoan. Poi è andato oltre e ha cominciato a ipotizzare un dialogo tra i partiti politici. E sul ruolo del Quirinale ha detto: “Noi che stiamo dal lato della responsabilità politica non abbiamo il diritto di strattonare il presidente della Repubblica e le sue prerogative”. Martina si è anche dimesso dal ruolo di ministro dell’Agricoltura e la carica è stata presa ad interim da Paolo Gentiloni.
“Trovo irresponsabile”, ha detto Martina, “e arrogante il discorso di Di Maio. Evocare il ritorno al voto segnerebbe la sconfitta di chi ha vinto il 4 marzo”. Il riferimento è appunto alla conferenza stampa che il grillino ha convocato alla sede della stampa estera nel pomeriggio e alla dichiarazione “se gli altri vogliono tornare al voto non ci spaventano”. “Suggerirei a Di Maio”, ha detto ancora Martina, “di abbandonare questi messaggi e questi toni. E gli suggerirei di indicare una prospettiva senza giocare a mosca cieca. Noi possiamo anche partire da un lavoro serio di controproposta, io ci sto, lo sappiamo che dobbiamo partire da un discorso di questo genere nella società e nelle istituzioni, ma prima devono indicare cosa vogliono fare”. Uno dei primi punti di contatto sarà molto probabilmente quello per le elezioni dei due presidenti delle Camere: “Smentisco categoricamente che Franceschini abbia avuto alcun contatto per la presidenze della Camera”, ha specificato. Ma ha anche aggiunto: “Siamo disposti a un confronto sulle presidenze. So bene che chi ha vinto ha l’onere e l’onore di indicare una prospettiva. Ma trovo giusto ragionare con tutti secondo le prerogative che devono avere queste figure”.
In generale resta un’apertura ancora molto debole da parte del Pd, ma fa comunque rumore dopo la direzione del 12 marzo dove è stata ribadita la linea dell’opposizione. Sul punto è tornato Martina anche stasera: “Confermiamo che i programmi di Lega Nord e M5s sono irrealizzabili o perfino dannosi: non ho paura del confronto. Ma crediamo che il dovere di indicare la strada sia loro. Non posso fare ipotesi generali sul futuro, ma so da dove il Pd deve partire, cioè l’opposizione”. Quindi si è rivolto a Salvini: “Stia tranquillo: non ci pensiamo nemmeno con il binocolo a un governo con loro. E’ l’unica cosa in cui sono d’accordo con lui”. Resta ancora l’incognita sul ruolo che avrà Matteo Renzi dentro il Partito democratico dopo e nonostante le dimissioni annunciate. “Renzi non è il capo di una corrente del Pd”, ha commentato Martina sempre a Porta a porta, “per quello che ha dato al Paese rimane una risorsa e farà bene a contribuire e dare una mano a questo partito. Così come chiedo a tutti di dare una mano al Pd“.
Per quanto riguarda il voto al sud, terra dove il Pd ha perso molti consensi e dove il M5s è risultato primo partito, Martina ha commentato: “Abbiamo sottovalutato il disagio che c’è nel sud e la distanza che ancora c’è tra i dati macroeconomici positivi e il disagio grave in molti territori. Io mi devo interrogare perché c’è questo bisogno, non dobbiamo mai avere alcuna spocchia. In tante zone siamo stati percepiti come chi è troppo legato al potere, a una gestione per la gestione. Non ce l’abbiamo fatta a interpretare la paura e la solitudine dei cittadini. Dire che M5s ha vinto nel sud grazie al reddito di cittadinanza è una semplificazione: lì occorre una lettura molto più radicale di quello che serve”.