Il ministro capo della principale corrente di minoranza del partito: "Non è tutta colpa del leader? E' vero, il gruppo dirigente intorno a lui non lo ha contrastato o lo ha esortato verso passi sbagliati. L'ex segretario rimuove quando dice che la ruota tornerà a girare: non basterà un colpo di genio, ma si tratta di capire le ragioni profonde"
Non si devono fare processi ma nemmeno rimozioni. All’indomani della direzione del Partito Democratico Andrea Orlando, ministro della Giustizia e capo della principale corrente di minoranza, trova parole un po’ più nette di quelle usate in riunione. E’ vero, dice per esempio, che “abbiamo perso tutti”, ma la responsabilità è di Renzi: “Sicuramente non c’era dialettica nel partito – spiega in un’intervista ad Agorà su Rai3 – Abbiamo subìto la compilazione nelle liste, apprendendole la notte in cui sono state votate”. Più chiaramente: “C’è stata una fortissima centralità del ruolo di Renzi ma le responsabilità sono diffuse e anche il gruppo dirigente intorno a Renzi o non lo ha contrastato o lo ha esortato a fare passi che secondo me sono stati sbagliati, penso a tutti coloro che hanno condiviso responsabilità. Oggi abbiamo dato un’apertura di credito a Maurizio Martina che è stato vicesegretario di Renzi, non parliamo di persone che vengono da un’altro pianeta; io sono perché non si facciano processi ma nemmeno rimozioni“. Rimozione: si parla quasi di questioni psicologiche, ma è quello di cui è stato accusato Renzi non solo nelle diverse sconfitte alle elezioni amministrative (derubricate sempre a fatto locale, da Genova alla Toscana), ma anche e soprattutto dopo il referendum costituzionale che ancora torna nei ragionamenti dell’ex segretario. “Secondo me – riprende Orlando – Renzi sta rimuovendo i problemi” quando dice che “la ruota tornerà a girare”. “Ha ragione quando dice che dobbiamo trovare le condizioni per tornare a vincere – continua il ministro guardasigilli – ma non credo basterà un colpo di genio, si tratta di capire le ragioni profonde che hanno prodotto una rottura con alcuni settori della la società penso anche al periodo precedente a Renzi”. Il referendum, appunto, come alfa e omega: quel risultato, sottolinea Orlando, “era un campanello d’allarme enorme che bisognava indagare; abbiamo proposto di fare una conferenza programmatica ma ci è stato detto che bisognava fare le primarie, non farla fu un errore”.
Renzi, nell’intervista al Corriere, aveva parlato tra l’altro di “piaggerie e viltà” e Orlando se ne tira fuori. “Le ho viste sempre in politica – aggiunge – in questa fase c’è stato un sovrappiù di conformismo che non ha aiutato Renzi a fare le scelte giuste ma questo non può essere imputato a chi, anche nel momento in cui Renzi era nel massimo del vigore, ha deciso di sfidarlo“.
Rosato: “Tra Gentiloni e Renzi c’è stima”
Chi toglie Renzi dal banco degli imputati è il capogruppo uscente alla Camera Ettore Rosato. “Le cause della sconfitta del Pd, a mio giudizio, non sono Renzi” assicura a Radio 24. “Io rivendico le cose fatte con Renzi in questi anni, mi sembra che l’attenzione dell’Italia debba essere su chi è arrivato ora al governo. La preoccupazione che abbiamo nel Pd è ricostruire i fili che si sono rotti con l’elettorato, nonostante le politiche fatte che sono andate incontro ai bisogni della popolazione che veniva da una crisi enorme. Il dibattito è appena iniziato, ne abbiamo discusso tutto il pomeriggio di ieri”.
Quanto al rapporto tra Gentiloni e Renzi “la maggior parte dei retroscena che leggo sono frutto di grande fantasia: sono certo che Gentiloni e Renzi non si sono insultati, sono certo che Renzi non ha dato dell’inciucista a Gentiloni, sono certo che tra i due c’è un rapporto serio; non sono uguali sono molto diversi caratterialmente ma fanno entrambi lo stesso mestiere per conto del centrosinistra”. Si è certi anche del fatto che Renzi, nella dichiarazione post-elettorale del 5 marzo, ha detto che la campagna elettorale è stata troppo tecnica (distribuendo la colpa al capo del governo) e ha ripetuto nell’intervista di ieri al Corriere che “alcuni candidati” hanno invitato a votare i candidati e non il partito (e chi lo ha fatto è ancora Gentiloni). Ma per Rosato è tutto a posto: “Il rapporto tra Renzi e Gentiloni è buono, è tra due persone che si stimano e hanno grande senso responsabilità. Ci sono a volte diversità di vedute come per la vicenda sulla Banca d’Italia, altre volte sono montate cose che erano solo discussioni”.
“Manca un seggio al M5s in Sicilia? Colpa loro”
La postilla è sulla legge elettorale che porta la sua firma. Il Rosatellum, spiega, “ha avvantaggiato le forze più grandi e ha aiutato la governabilità: la matematica non va commentata, ma verificata. Con un proporzionale puro, come volevano Fi e M5s avremmo avuto ancora una maggiore frammentazione. Inoltre la Corte Costituzionale ha bocciato il ballottaggio così come il premio di maggioranza”. Danilo Toninelli, capogruppo dei Cinquestelle al Senato, dice che “nega l’evidenza”. Ma Rosato dà al M5s la responsabilità di non avere quel seggio che manca in Sicilia. “I Cinquestelle sono vittime delle proprie scelte: hanno candidato le stesse persone sia nei collegi uninominali che sul proporzionale. Se avessero fatto una scelta normale, ovvero se avessero messo candidati diversi, il problema non si poneva. Ricordo che io stesso, quando affrontammo questo tema parlando del sistema tedesco, feci l’esempio della Sicilia chiedendo loro come avrebbero fatto se avessero esaurito la lista, come poi è avvenuto”.