L'iniziativa proposta dal consorzio armaioli italiani e approvata dalla scuola primaria di Gardone Valtrompia. Tra gli alunni due cacciatori che portano un libro di racconti, i loro cani e i volatili imbalsamati ma nessun fucile. La protesta dell'associazione animalista italiana, che chiede un intervento del ministero dell’Istruzione: “Grave insegnare ai bimbi a uccidere". La replica: "Non vogliamo indottrinarli. Stiamo cercando di prendere le distanze dal bracconaggio"
I cacciatori salgono in cattedra a Gardone Valtrompia in provincia di Brescia. Nella scuola primaria diretta da Paolo Taddei, chi imbraccia le armi e uccide gli animali non è più il “cattivo” delle favole, da Cappuccetto Rosso a Biancaneve. A provare a cambiare l’immagine che molti bambini hanno di chi caccia gli animali è il Consorzio armaioli italiani che ha proposto alla scuola il progetto approvato dal consiglio d’istituto. A fare da “maestri” sono due cacciatori che entrano in classe “armati” di un libro: “Il cacciatore in favola”, undici storie a cura di Luca Gottardi, Patrizia Filippi e Daniela Casagrande.
Spesso portano tra i banchi anche i loro cani e i volatili imbalsamati ma nessun fucile. L’iniziativa ha trovato l’entusiasmo di molti ma anche le critiche. E la Lav, associazione animalista italiana, ora chiede un intervento del ministero dell’Istruzione perché questo “progetto crea un corto circuito: con la mano sinistra gli spieghiamo l’importanza dell’accoglienza del diverso, con la mano destra gli diciamo di ammazzarlo”, dice Massimo Vitturi, responsabile nazionale area animali selvatici della Lav.
Al Consorzio armaioli sanno che stanno provando ad inviare un messaggio impopolare: “Non vogliamo indottrinare i bambini. Stiamo cercando di prendere le distanze dal bracconaggio“.” Il nemico della caccia – spiega Greta Rambaldini del Conarmi – non è l’animalista ma il bracconiere. Spieghiamo ai ragazzi che il cacciatore è anche colui che riapre i sentieri, pulisce i boschi. Certo non possiamo negare che il cacciatore abbatte gli animali ma non stiamo andando ad insegnare ai bambini ad imbracciare un fucile e sterminare bestie. Parliamo loro di cos’è il prelievo controllato, di regole, di come si conseguono il porto d’armi, la licenza”.
Le lezioni di caccia si fanno in terza, quarta e quinta: una platea – a detta dei “maestri” di caccia – di bambini interessati, curiosi e capaci persino di sollevare critiche. “Un alunno – racconta Rambaldini – si è alzato in piedi e ci ha detto che secondo lui andare a caccia è sciocco. Abbiamo rispettato la sua idea e lo abbiamo apprezzato per il coraggio. Purtroppo abbiamo avuto anche delle critiche e delle telefonate contro la nostra iniziativa”. Decisamente contrario alla campagna è Vitturi, responsabile nazionale area animali selvatici della Lav: “Non c’è alcuna differenza tra il bracconaggio e la caccia. Uccidere un animale nel rispetto della Legge o violandola non cambia nulla. La caccia oggi non è più necessaria. È grave parlarne a scuola in un contesto in cui prepariamo i ragazzi all’accoglienza spiegando che la ricchezza sta nella diversità. Questo insegnamento va in direzione opposta, parla della soppressione armata di un diverso che non ci crea problemi come l’animale”.
Vitturi va oltre. Punta gli occhi sugli armaioli: “È preoccupante che questo progetto sia sponsorizzato dall’industria delle armi che cresce e prospera sull’uccisione non solo degli animali. Stiamo gettando le basi del sistema americano, è un processo di assuefazione dei ragazzi all’uso delle armi”. Poi spiega: “Capisco la preoccupazione degli armieri: il rapporto 2017 dell’Anpam, l’Associazione nazionale produttori armi e munizioni sportive e civili ha messo in evidenza una flessione del 13% del valore economico dei cacciatori e delle loro armi. È chiaro che cercano nuovi cacciatori in erba per i loro fini economici”.