Ho appena realizzato che 5,5 italiani su 10 hanno votato M5S/Lega/FdI.

Ci ho messo un po’ a fare questo calcolo. Non per ragioni di ordine aritmetico, quanto piuttosto per motivi psicologici. Un po’ come quando si superano i 40, ci si guarda allo specchio e, all’improvviso, si rivelano quelle ciocche brizzolate, quella molle cintura adiposa, si realizza la stato permanente di quei dolorini alla schiena: non è che si stia facendo questa grande scoperta, i fatti sono chiari ed evidenti già da qualche anno, già si sapeva che sarebbe finita così, non poteva non essere così, ma per qualche strano motivo il cervello aveva preferito nascondere l’informazione dietro uno spesso e malmostoso strato di negazione.

Poi BOOM! Una mattina, senza un motivo particolare, senza che nessuno abbia fatto chissà quale rivelazione, ti guardi allo specchio e realizzi: il processo di degenerazione è già avviato da un bel pezzo, anche se hai fatto finta di niente. D’ora in poi saranno solo battaglie di retroguardia, vani tentativi di rinviare l’inevitabile.

Alla stessa maniera, ho realizzato che il Paese, esattamente come me, è destinato a una rapida, inevitabile, irrevocabile, morte. Anzi è già morto. Siamo tutti morti. Dopo una lunga agonia trascorsa tra andreottismo, craxismo, berlusconismo, prodismo, renzismo – tutti uguali e tutti ugualmente incapaci di evitare l’inevitabile – è finita. Ed è ora che ne diventiamo finalmente consapevoli.

Del resto ce la siamo cercata con la testardaggine dell’asino inchiodato a terra; ci siamo rifiutati per almeno 40 anni di affrontare la realtà, di prendere atto del nostro unico vero problema: spendiamo troppo, spendiamo malissimo, spendiamo soprattutto per mantenere 3,5 milioni di dipendenti pubblici e 18 milioni di pensionati.

Una montagna di danaro. Una cifra che da sola vincola ogni anno più di metà del bilancio dello Stato: su circa 800 miliardi di euro di spesa pubblica complessiva, 170 se ne vanno in stipendi pubblici e 260 in pensioni.

E come si finanzia questa spesa enorme? In gran parte con le tasse e i contributi di chi lavora (e percepirà, se ci saranno i soldi, la pensione solo tra molti anni), per una residua quota con nuovo debito. Debito che è sottoscritto per la maggior parte da istituzioni finanziarie italiane, che a loro volta attingono alla indispensabile liquidità fornita dal mercato e, soprattutto, dalla Bce.

Perché siamo morti? Beh, se non fossimo morti, tanto per cominciare, in campagna elettorale avremmo parlato di questo, non di immigrazione o di quale parlamentare ha rimborsato cosa. Ci saremmo chiesti come ridurre l’enorme quantità di danaro destinata a soggetti che non partecipano o partecipano in minima parte ai processi produttivi; ci saremmo interrogati sull’equità di questa immane sottrazione di risorse agli attori di mercato, agli investimenti tecnologici e infrastrutturali, ai giovani, che avviene, inesorabilmente, ogni giorno che Dio manda in terra.

E invece no. Siccome siamo morti, 5,5 italiani su 10 hanno votato, rabbiosamente, tre partiti che quella spesa vogliono addirittura aumentarla abolendo la Fornero, renderla non-finanziabile uscendo dall’Euro, renderla insostenibile adottando la flat tax o il reddito di cittadinanza.

Siccome siamo morti, altri 2 italiani su 10 hanno votato il Pd, che nelle ultime settimane della scorsa legislatura ha avuto la geniale idea di rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici e aggiungere qualche altra monetina ai 170 miliardi di cui sopra.

Siccome siamo morti altri 1,5 italiani su 10 hanno votato Forza Italia, che in 11 anni di governo, a parte mettere i tornelli e bloccare le assunzioni, si è ben guardato dal tagliare anche solo un’unghia alla pubblica amministrazione italiana. Insomma, siccome siamo morti, più di 9 italiani su 10 hanno votato partiti che propongono di bonificare le paludi versandoci dentro altra acqua.

A pensarci bene, si trattava di un calcolo complicato, devo riconoscerlo.

Tanto complicato che ci sono arrivato davvero solo alla fine di quest’articolo.

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